Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Le migliori felicitazioni a Savona, città defuffizzata

Le migliori felicitazioni a Savona, città defuffizzata

di Stefano Serafini* - 09/02/2010

Fonte: Il Secolo XIX

 

 

 

Le migliori felicitazioni a Savona, città defuffizzata. Da anni incombeva su di essa il progetto di una «Torre-Faro» alta 120 metri, tanto simile alla /Gazprom Tower/ bocciata in Russia che l’archistar Massimiliano Fuksas intendeva piantare assieme a 15000 mq di edificazione sulla costa ligure: una riviera amata, bellissima, dal mare ricco di madrepore. Dopo tre anni di attiva resistenza cittadina l’incubo è stato cancellato, l’architetto rinuncia al progetto, sbraitando. I savonesi hanno così l’onore di aver ribaltato per primi l’ipnosi delle chiacchiere pseudo-intellettuali con la quale, per decenni, si è ovunque dato il /la/ allo stupro del patrimonio paesaggistico e culturale nazionale, incantando amministratori e giornalisti. Il merito va ai cittadini, alla commissione della Regione Liguria, ai verdi savonesi, e a un locale assessore che ha fatto il proprio mestiere. Non solo per la fauna, le correnti e la flora marina in pericolo, ma anche per gli occhi della gente desiderosi, almeno quando guardano al mare, d’incontrare la bellezza, cielo alto sulle onde, colline e profili autentici, e non sfrontati e tristi viagra al cemento.

 

Il Fuksas ha gridato all’ignoranza dell’ingrata città (c’era da dubitarne?), e ha sfoderato un po’ del solito armamentario vocabolaristico. Ma se il re nudo non intimidisce più nessuno, se la soggezione all’arroganza dei tramestatori dell’architettura è finita, il motivo di fondo risiede in un importante mutamento della consapevolezza culturale d’Italia, preparata nel tempo su piani diversi da accademici e polemisti, e catalizzata negli ultimi due anni dagli interventi coraggiosi e molto ben fondati scientificamente del matematico-urbanista Nikos Salìngaros, e dei suoi amici tra i quali mi onora essere incluso.

Ettore Maria Mazzola, Pietro Pagliardini, Stefano Borselli, Paolo Masciocchi, Wittfrida Mitterer, Stefano Silvestri, Ciro Lomonte, e altri architetti, artisti, ingegneri, pensatori, artigiani, hanno costituito una rete critica dal basso allacciando competenze, esperienze, impegno civile, scienza, per ridare respiro al bisogno di bellezza e verità che è l’anima del nostro Paese. E coraggio, alle persone, di dire ai mammasantissima delle riviste patinate quello che vogliono e quello che non vogliono sia fatto del territorio dove vivono, e vivranno i loro figli.

 

Nella provincia romana esiste un piccolo paese di nome Paliano, meno fortunato di Savona. Alla fine degli anni ’70, nel consolidamento della sua carriera, Fuksas vi costruì la palestra comunale con la facciata a disegno di basilica pendente, a significare la decadenza di una generazione. Coerentemente, l’ultima opera del maestro è una chiesa cubica, con la quale Foligno ha attratto l’irritazione degli amanti dell’Umbria verde e lo sconcerto del mondo cattolico di base, altro che turismo e sviluppo. La palestra di Paliano ormai è chiusa, ci piove dentro. Il belvedere è un’impronta di cemento crudo stampata contro la collina. Ma, come dice Lui, «le cose brutte sono brutte. Le cose molto brutte a volte non sono più brutte». Chiedano allora i savonesi ai folignati e ai palianesi cosa si son persi, mentre archistar, /clientes/ e pappagalli strepitano e sputacchiano di economia, riqualificazione, riviste internazionali, idee e filosofia.

 

*epistemologo del gruppo Salingaros