Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Quinto potere

Quinto potere

di Riccardo Ianniciello - 21/02/2010


Sull’Espresso (febbraio 2010) è apparso un interessante articolo di Umberto Eco, titolato Quinto potere, nel quale lo scrittore analizza la preoccupante china sessuale nell’odierna società che non esclude il mondo della politica. Rispetto a questa involuzione sessuale qual è la differenza con i potenti del passato che certo non erano “insensibili ai piaceri della carne”?, sembra chiedersi Eco: una caduta di gusto e di stile è la sua risposta. Un tempo “gli uomini di potere se volevano avere rapporti sessuali, miravano alla Contessa Castiglione, a Mata Hari, a Sarah Bernahardt o a Marilyn Monroe”. E andando più indietro “Vittorio Manuele II coltivava la bella Rosina”, il “Re Sole aveva favorite a cena”, e Cesare andava indifferentemente con “centurioni, patrizie romane e regine d’Egitto”. Inoltre per Eco “questi grandi uomini sembravano considerare la donna (o l’efebo) come il riposo del guerriero: cioè, prima di tutto occorreva conquistare la Bactriana, umiliare Vercingetorige, trionfare dalle Alpi alle piramidi…I potenti di oggi sembrano invece aspirare in prima istanza a una serata a base di veline, e al diavolo le grandi imprese o la Grande Impresa”.
   Oggi i potenti si accompagnano a prostitute da non più di mille euro a prestazione oppure con un transessuale “segnato dalle traversie negli angiporti del Pireo”. 
Qui Eco sembrerebbe giustificare le concessioni sessuali dei potenti di un tempo perché le considera come una sorta di piacevole ricompensa alle grandi imprese portate a compimento: dovrebbe Eco spiegarci qual è la differenza di gusto di un Cesare che andava con bambini, centurioni e prostitute e un Papi e anche sulla mancanza o meno di aspirare a grandi imprese nei potenti di oggi: la megalomania d’intenti di un Berlusconi non è bastevole a giustificare, secondo il singolare meritometro sessuale coniato dallo scrittore, il suo accompagnarsi a veline, minorenni e prostitute?
   Perché abbiamo questa caduta di gusto nei potenti di oggi?, si chiede ancora Eco. E’ la pornografia dilagante ad aver segnato irreversibilmente l’uomo moderno rendendolo sempre più perverso e vizioso: “Oggi una persona normale è provocata dal sesso in misura assai maggiore di quanto poteva accadere a suo nonno. Pensate persino ad un povero parroco: una volta vedeva solo la perpetua e leggeva solo L’Osservatore Romano, oggi vede ancheggiare fanciulle scosciate tutte le sere. E poi dicono che uno diventi pedofilo”.
   Dunque in base a questo passo comprendiamo e in un certo senso giustifichiamo  la caduta sessuale dei politici, ma non solo dei politici, anche dei poveri preti che fortemente sollecitati da stimoli sessuali, in questo caso, l’ancheggiare di fanciulle scosciate, possano diventare pedofili, stuprando – perché di stupro si tratta – fanciulli e fanciulle a loro piacimento. D’ora in poi i poveri preti (migliaia di migliaia) in tutto il mondo sottoposti a processi per pedofilia possono appellarsi alle pericolose sollecitazioni provocate dal sesso e invocate da Eco.
   Poi lo scrittore giunge nel finale a formulare una riflessione di tale rilievo che meriterebbe un’approfondita analisi sociologica: “Perché non pensare che questa martellante sollecitazione del desiderio non stia avendo un’azione anche sui responsabili della cosa pubblica, provocando una mutazione della specie, e cambiando le finalità stesse del loro agire sociale?”
   La risposta lo scrittore la fornisce poco prima nell’articolo: “…Pare che molti cerchino sì di avere posizioni di comando, ma non perché le ritengono migliori delle posizioni sessuali, bensì allo scopo precipuo di provarsi in inedite posizioni sessuali”. Ci pare di capire che oggi l’aspirazione di molti alla carriera politica e dunque “le finalità stesse del loro agire sociale”, con annesse corruzioni e affari illeciti (vedi il partito del fare quel che ci pare) deriverebbero  quasi esclusivamente dalla possibilità che il potere concederebbe loro, di ottenere trasgressioni sessuali di basso livello (vedi Piero Marrazzo e Lapo Elkman).  E’ una tesi disarmante nella sua illogica infondatezza:  per andare a prostitute e a trans sono bastevoli poche decine di euro.
   A mio avviso le considerazioni da farsi sono molto più semplici, senza cercare astruse oscure formule sociologiche, giustificando devianze e illeciti sessuali di chicchessia, che se ricadono sui “responsabili della cosa pubblica” assumono particolare gravità giuridica e morale (permettetemi questo termine): trasgressioni e devianze sessuali sono sempre esistite nelle società cosiddette civili, in particolar modo nei potenti: solo presso i popoli di cacciatori-raccoglitori sono pressoché inesistenti. Il dilagare della pornografia ha indubbiamente esteso e aggravato queste insane tendenze dell’uomo civile. Ma guai a giustificarle: il farlo corrisponde moralmente ad assolverle.