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Fiat, dopo gli operai a casa 2.400 impiegati

di Pierluigi Bonora - 24/02/2010

 

 

È un inizio d'anno non facile per laFiat, attenta ad allineare la produzione di automobili con le effettive richieste del mercato. Strategia, peraltro, adottata da tutti i costruttori allo scopo di evitare l'accumulo di stock di veicoli nei piazzali delle concessionarie. Per i dipendenti del gruppo è così scattata la cassa integrazione che dopo aver riguardato gli operai dei sei stabilimenti italiani (due settimane a partire da lunedì scorso), coinvolgerà nei prossimi giorni anche gli impiegati. E così alle 30mila tute blu rimaste forzatamente a casa, si aggiungeranno presto i 2.400 collettibianchi del Lingotto. Il provvedimento, il primo di una serie se il mercato non darà segnali di concreta ripresa, interesserà i dipendenti degli enti centrali di Mirafiori dell'Auto, della Powertrain e degli Acquisti, prevalentemente impiegati, dal 22 al 28 marzo e dal 6 all'11 aprile.
Da lunedì, inoltre, alle ex Meccaniche di Mirafiori diminuiranno i turni: al montaggio si scenderà da 18 a 15 alla settimana, alla lavorazione da 18 a 17. Nella prima settimana di cig lasceranno la scrivania 1.200 lavoratori dell'Auto, che nella seconda settimana saliranno a 2.400, quasi il 50% del totale degli interessati. La decisione del Lingotto riguarda anche 400 dipendenti della Powertrain di Mirafiori e Torino Stura, che salgono a 800 nella settimana di aprile e gli Acquisti (100 lavoratori la prima settimana, 400 la seconda). «Temiamo che per i colletti bianchi - commenta il segretario della Fiom torinese, Giorgio Airaudo - sia solo l'inizio. La Fiat continua ad adeguarsi al mercato con la cassa integrazione. L'azienda guarda più fuori Italia che all'interno del suo Paese». «E' la conferma - interviene Roberto Di Maulo, segretario della Fismic - che la testa pensante si sta spostando sempre più verso l`estero».
«Il gruppo ha dato i dividenti agli azionisti e mette in cassa integrazione i lavoratori: non si fa
così, non bisogna dare i dividendi quando c'è crisi», tuona il segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani, mentre l'Ugl ritiene opportuna «una convocazione dei dirigenti del Lingotto a Palazzo Chigi». La cassa integrazione e le continue polemiche sul futuro della fabbrica Fiat di Termini Imerese, che cesserà di produrre auto, dalla fine del 2011, hanno pesato sul titolo torinese. In Borsa, ieri, le azioni Fiat sono scese del 3,46%. Su Termini Imerese, intanto, è intervenuto il presidente del Senato, Renato Schifani, il quale ha ribadito la necessità di un impegno comune allo scopo di mantenere i posti nella fabbrica siciliana. «Senza un'occupazione regolare - ha ammonito Schifani - si rischia di dare alle famiglie il pane avvelenato di un lavoro nero, nascosto, invisibile, dove l'abuso fa premio sul diritto, il guadagno sulla giustizia, l'egoismo sulla solidarietà. Si rischia, in pratica, di dare spazio alla criminalità organizzata che da sempre tenta di occupare ambiti che lo Stato lascia vuoti o non adeguatamente sorvegliati». Sabato, a Termini Imerese, si svolgerà una fiaccolata in segno di solidarietà con i 2mila operai  dell'impianto Fiat.