Si iniziano a vedere “musi lunghi” lungo le colline del vino piemontese. Sono i volti di Produttori (non necessariamente piccoli) che vedono ampliarsi le disponibilità delle loro cantine e magazzini a fronte di una domanda in decisa decrescita. Sarà solo l’effetto delle minori disponibilità dei “portafogli” delle famiglie oppure esistono altre cause? Ad esempio: può incidere (e quanto) il caso di quel noto Piccolo Produttore (più avanti abbreviato in PP) che nel mezzo di una ridente collina del Roero (Piemonte, provincia di Cuneo) preferisce edificare un villaggio di nuove villette anziché puntare su un “delta” (il luogo) per il rafforzamento del marketing proprio e collettivo?

Diciamo la verità: un’operazione che porta vantaggi economici nel breve, in fondo piace a tutti. Anche ad un Piccolo Produttore (PP) di vini, dotato di un proprio mercato e di un nome sufficientemente apprezzato.
Che, un bel giorno, decide di acquistare un terreno agricolo a Castagnito. Lui (il nostro PP) è di Castellinaldo, una manciata di metri più in là.

Oltre ad essere un vitivinicoltore, il nostro PP è anche Sindaco in carica di Castellinaldo: viene da pensare che i due ruoli facciano di lui un soggetto portatore di tutti gli interessi sociali specifici del territorio, dato che le vigne rappresentano il “core business” di una zona che (non a caso?) ha però preferito non entrare nella “core zone” della candidatura Unesco poiché troppo vincolante per lo sviluppo del territorio.
Il terreno agricolo è “al Vernè”, frazione tra Borbore e Castagnito. Un bel terreno fertile, isolato da contesti abitativi; una collina da cui lo sguardo si allunga verso l’infinito esaminando uno scorcio panoramico del Roero che mette al centro una garbata e silente chiesetta campestre (la Madonna delle Campagne), testimone immemore di chissà quante vicende.

Il terreno acquistato viene annunciato dapprima come “sede” progettuale di una possibile nuova cantina per il nostro PP; poi avviene un repentino ripensamento: una cantina ? Meglio una cantina con un paio di casette.

Ma passa poco tempo e il nostro PP (divenuto Sindaco, dunque da ora appellabile come PPS) ripensa anche al precedente ripensamento e, non pago, rielabora il progetto che diviene un bel lotto di villette, venti per l’esattezza. Su un terreno dichiaratamente franabile.

In Comune storcono il naso: “esageruma nen”, come direbbero i nostri nonni. Passano alcuni anni e, fatte debite nuove perizie geologiche e valutata una nuova “insperata” avvenuta stabilità del terreno in declivio, il progetto ri-ri-pensato si assesta (come il declivio) e assume la sua connotazione definitiva: otto ville semplici e quattro doppie.

In Comune sentenziano: “Cuntentumse”.
Morale: venti ville sono troppe ma otto ville semplici e quattro doppie sono l’ideale.
Difficilmente la Madonna delle Campagne avrà benedetto questa operazione, benedetta (invece) dall’imprimatur di una Commissione edilizia e di una perizia idrogeologica che qualche perplessità pare aver lasciato tutt’ora.

Il risultato è che uno spicchio di Roero se ne è andato (o se ne sta andando): la Madonna delle Campagne resta là, al suo posto, a proteggere e consolare i suoi fedeli, immobile escrescenza tra dodici (e resteranno dodici?) sarcofaghi di moderno cemento armato.

Chi ci guadagna e chi ci perde da questa breve storia (identica a centinaia di storie simili a punteggiare la cartina della penisola italiana)?

In termini economici, è evidente: il nostro PPS raccoglierà un buon gruzzoletto (se e quando riuscirà a piazzare le dodici-ville-dodici; ultimamente i cartelli “vendesi” tendono ad ingiallire tra i cantieri avviati, interrotti, ri-avviati, ri-interrotti).

L’impresa edile, i geometri, gli artigiani ecc. coinvolti nel progetto faranno “girare il lavoro” e porteranno a casa ricavi per i loro bilanci.

Il Comune di Castagnito vedrà fluire un po’ di moneta corrente grazie agli oneri di urbanizzazione che il nostro PPS dovrà versare “cash” (ma nell’arco dei prossimi 6/8 anni le uscite dalle casse comunali per dotare/mantenere servizi per la lottizzazione del Vernè saranno ben maggiori di quel denaro incassato una tantum all’inizio, stando alle analisi di urbanisti ed amministratori di fama ed esperienza).

Per il resto, Castagnito avrà 12 famiglie in più (prima o poi) e una collina naturale in meno, nuovo cemento che non potrà interessare all’agognato “nuovo turismo incoming” ma solo dare una dimora migliore (forse) a chi una casa l’ha già. Mentre, attorno, decine e decine di vecchie cascine languono abbandonate come seconde, terze, quarte, quinte case.

Qualcuno penserà che nelle nostre parole vi sia un chiaro biasimo nei confronti del nostro PPS: sbagliato. Così va la vita, il mondo, il mercato; e noi ne siamo ben consapevoli.
Però troviamo curioso che un viticoltore capace di diventare anche vinicoltore e di ritagliarsi un proprio spazio di mercato, decida ad un certo punto di imboccare una scorciatoia verso un modo più “spiccio” per guadagnare: “villettopolizzando” la sua attività.

Viene da pensare che “dato che vigna e vino rendono sempre meno” la strada sia una sola. Quale? Voi rispondereste: quella di credere nel prodotto ed investire energie, creatività e denaro per un suo posizionamento e mantenimento di mercato.

Invece il nostro PPS (e chissà quanti “semplici” PP) vogliono dimostrarci che siamo dei ben scarsi uomini d’impresa: il futuro sta nelle speculazioni finanziarie (come insegnano, forse, i crack degli ultimi anni, non soltanto statunitensi) oppure nel trasformare il territorio in un concentrato di villette per non correre il rischio di far prevalere un’idea di “terroir” che potrebbe rendere i nostri prodotti unici ed irripetibili, anziché facilmente confondibili ed omologabili.

In Toscana stanno addirittura ridisegnando le vigne per farle tornare come un tempo: il vino, dicono attorno a Greve in Chianti, ne guadagna e la storia antica di questi luoghi può essere la “clava” di un moderno marketing vincente.

In Piemonte, al territorio si preferisce il cemento. Se lo dice un PPS (Piccolo Produttore di vino nonché Sindaco) evidentemente deve essere vero.
Qualcuno obietterà: questo è un caso-limite!
Beh, diciamo che per ora non è la regola. E fortunatamente.
Ma diciamo, anche, che non è un’eccezione pura e che, dunque, il “caso” potrebbe trasformarsi in una sorta di riferimento da imitare.

Ad esempio: ci sarebbe un altro PP (“quasi” PPS, essendo consigliere comunale nella città di Asti…), questa volta con terreni a San Marzanotto d’Asti, che ha in cantiere un progetto per un (grosso) impianto di produzione di biogas proprio in un prato ai piedi di uno storico castello, nel mezzo di un altro di quei panorami che farebbero la fortuna di qualunque minimamente sensibile operatore turistico francese.
In questo caso il business è dato dai “certificati verdi” (cioè contributi pubblici) che il nostro PPquasi-S calcola di raccogliere in aggiunta all’energia rinnovabile prodotta e rivenduta alla rete nazionale.
Molto interesse, dunque, per il ritorno economico (personale) di una operazione assai poco agricola. Scarso (nullo) interesse per la valorizzazione di un territorio.

Dimenticavo: nel caso specifico di San Marzanotto, il nostro PP ”quasi” PPS (Piccolo Produttore non Sindaco ma consigliere comunale nel Comune capoluogo di provincia) è anche il Presidente provinciale di una importante organizzazione agricola nazionale nonché Presidente della cantina sociale AstiBarbera.
Occorrono altri esempi ?

E, di grazia, potete dirmi se sono davvero questi i “campioni” che ci aiuteranno a vincere le prossime sfide economiche e sociali ?

Fonte: www.altritasti.it