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A sette anni dall’invasione dell’Iraq. Mondo Mediatico o Mondo Reale

di Carlos Pereyra Mele - 18/04/2010

Fonte: italiasociale



 

Il giornale locale “la Voz del Interior” (Argentina) riporta la cronaca ufficiale dell’agenzia di stampa EFE preparata per i mass media “occidentali e cristiani” in riferimento al settimo anniversario dell’invasione e della distruzione dell’Iraq da parte della “coalizione” guidata dagli Stati Uniti, con un titolo molto eloquente: “Indifferenza dopo sette anni di guerra in Iraq”.

“Il nuovo anniversario non ha causato una gran reazione nel mondo”

E sotto questo titolo vengono elencati tutta una serie di dati per il consumo del lettore, come se si trattasse di un bilancio asettico realizzato con un calcolatore che chiude il bilancio annuale di un’impresa commerciale dicendo: “Sette anni dopo la sua invasione l’Iraq, con una spesa di più di 713 mila milioni di dollari, quasi 4.400 soldati morti e decine di migliaia di feriti….”  gli Stati Uniti cominciano a lasciare il campo (EFE).

Quasi 4.400 invasori morti e neanche una sola riga  per i più di 104.000 civili iracheni assassinati dalle forze dell’invasore.

Secondo il Pentagono, fino a questa settimana erano morti in Iraq 4.338 soldati e altri 31.700 erano stati feriti, in un conflitto che si è prolungato più dell’intervento degli Stati Uniti nella Prima e nella Seconda Guerra Mondiale insieme. (EFE). Non una sola parola di quasi un milione di iracheni feriti dall’invasore e che sono considerati da questi ultimi “danni collaterali” , né un solo commento sul dolore e la sofferenza di un popolo che non solo è stato invaso e tiranneggiato, ma che resta senza infrastrutture ospedaliere né medici per coprire la domanda di cure.

EFE si preoccupa per lo stato psicologico dei soldati invasori quando nel suo articolo dice: …è certo che ci soffrono di problemi post-traumatici, e che decine di migliaia si trovano in situazioni di conflitti familiari in seguito al loro reinserimento nello studio o nel lavoro… (EFE). Però nemmeno una parola dei duemila uomini, donne e bambini colpiti da armi con uranio impoverito. “ Sono state utilizzate così tante armi con uranio impoverito che il futuro genetico della maggioranza della popolazione può considerarsi distrutto”.  Le due Guerre del Golfo sono state guerre nucleari perché hanno sparso materiale nucleare su tutto il suolo, e le persone – specialmente i bambini – sono condannati a morire di neoplasie e di malattie congenite da qui all’infinito.  Tenuto conto della vita estremamente lunga dell’Uranio-238, uno degli elementi radioattivi contenuti nei proiettili sparati, “gli alimenti, l’aria e l’acqua saranno contaminati per sempre”, spiegò la Dott.ssa Helen Caldicott.

Nemmeno una parola sull’utilizzo di mercenari che stanno fuori di ogni controllo dello “stato iracheno” e delle leggi internazionali, che razziano città e villaggi iracheni e che sono autorizzati a detenere e “interrogare”, diciamo meglio “torturare”, le persone sospettate di opporsi all’invasore e nemmeno una parola su: Guantanamo, carcere dove sono stati spediti e dove vengono tuttora spediti centinaia di iracheni. Niente si dice sui crimini commessi sulla cultura del popolo iracheno, cancellando la sua storia, saccheggiando i suoi principali musei archeologici come quello di Bagdad, cancellando per sempre millenni di cultura del popolo mesopotamico.

Il bollettino dell’EFE ricorda solo il falso argomento delle armi di distruzione di massa come scusa per invadere l’Iraq: …”Come cominciò la guerra in Iraq, che cominciò nonostante le proteste dell’opinione pubblica? Cominciò con il pretesto che il regime del presidente Saddam Hussein possedeva armi chimiche , batteriologice o radioattive che minacciavano tutta al regione. Le cosiddette “armi di distruzione di massa”. La campagna fu veloce. In appena 23 giorni, le avanguardie erano arrivate a Bagdad. Gli esperti militari, durante mesi di ispezioni, non trovarono i pretesi arsenali militari… (EFE) e che …”Per queste campagne gli Stati Uniti mobilitarono quasi tre milioni di soldati e centinaia di migliaia di militari privati a contratto”.

La cosa più terribile è che questo articolo ci ricorda il “costo” per gli USA sia dal punto di vista economico che in vite umane: “Sette anni dopo l’invasione dell’Iraq, con una spesa di più di 713 mila milioni di dollari, quasi 4.400 soldati morti e decine di migliaia di feriti…”  713  mila milioni che non portarono nulla al popolo iracheno e se non il presupposto per una ricostruzione seguita ai danni dell’invasione,  a sette anni dalla quale l’Iraq non ha ancora una rete di infrastrutture, non ha strade, scuole, ospedali, ecc.

I benefici arrivarono solo alle aziende con contratti multimiliardari per la ricostruzione e al primo posto della lista si trova l’impresa del vicepresidente di Bush Jr: Dick Cheney.

Ma nemmeno una parola su chi dello si trovò a beneficiare dello sfruttamento dell’estrazione e del trasporto del petrolio e del gas iracheni, unico motivo reale del conflitto e dell’eliminazione di Saddam Hussein che da alleato era diventato un disturbo che impediva gli affari alle grandi multinazionali dell’energia di origine nordamericana.

Oggi, l’Iraq a sette anni dall’invasione è un paese diroccato nel quale sunniti e sciiti si affrontano quotidianamente e insorgere contro l’invasore diventa ogni giorno più difficile. Per questo gli Stati Uniti e i loro alleati stanno pensando di ritirarsi gradualmente dall’Iraq. (le loro sconfitte si sono ridotte solo perchè non ci sono state più operarazioni di combattimento nelle città e nelle campagne, cosa che non significa che ci sia più sicurezza per gli iracheni).

Oggi i media che fomentarono la guerra trasmettendo false accuse contro il regime di Saddam Hussein (come parte di un grosso affare) e non solo EFE, cercano, con il silenzio, di deviare l’attenzione passando questo informazione (senza il lato umano dell’invasione), dicendo che è un conflitto che non è al cento dell’opinione pubblica del Paese.

“In tempi di menzogne, dire la verità è un atto rivoluzionario”