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E ora gli speculatori di Wall Street puntano sul fallimento dei "Pigs"

di Federico Rampini - 29/04/2010

 

Obama in contatto con i governi europei: "Siamo preoccupati" Le banche d´affari soffiano sul fuoco dell´euro-panico: "Quei paesi sono come la Lehman" Il ministero della Giustizia Usa: gli hedge fund hanno concordato un attacco all´euro


Il contagio della crisi greca all´intera eurozona «preoccupa il presidente Obama». La Casa Bianca «segue gli sviluppi da vicino e si tiene in stretto contatto con i governi europei». Non è solo la frana dell´euro che preoccupa Obama. Washington osserva con nervosismo il ritorno dei "soliti noti", i giganti della speculazione che da Wall Street muovono all´attacco dell´eurozona.

È un copione sinistro, che alla Casa Bianca ricorda le tappe del collasso finanziario del 2008-2009. Sono cambiati i bersagli, stavolta sono gli Stati sovrani invece delle banche. Ma i metodi, gli strumenti, i registi della grande offensiva anti-euro sono figure fin troppo familiari. Ci sono le stesse agenzie di rating che nell´ultima crisi ebbero un ruolo perverso. Furono Standard & Poor´s, Moody´s e Fitch ad incollare le etichette prestigiose "Aaa" sui titoli tossici legati ai mutui subprime. Incompetenza, conflitto d´interessi, la loro reputazione ne uscì distrutta. Quegli scandali non hanno impedito che Standard & Poor´s sia all´origine dell´ultima crisi di sfiducia, per il declassamento della Spagna (colpa delle regole europee: la Bce può acquistare titoli del debito pubblico solo se raggiungono un rating minimo).
Soffiano sul fuoco dell´euro-panico le grandi banche di Wall Street, noncuranti delle indagini avviate contro di loro dal Congresso, dalla Sec e dalla Federal Reserve. Gli economisti di Goldman Sachs e JP Morgan Chase ieri hanno lanciato in perfetta concordia un annuncio tremendo: altro che i 45 miliardi di euro inizialmente previsti per il salvataggio della Grecia, «ora gli aiuti necessari per arrestare il contagio in altri paesi mediterranei sono di almeno 600 miliardi di euro». Si tratta, sottolineano i due colossi bancari di Wall Street, di «una cifra superiore al fondo Tarp (700 miliardi di dollari) varato nell´autunno 2008 dall´allora segretario al Tesoro Usa, Hank Paulson, per salvare il sistema finanziario da un collasso mortale». L´economista Philip Lane vede nella Grecia, nel Portogallo e nella Spagna «gli equivalenti odierni di Bear Stearns e Lehman Brothers», le due banche fallite nel 2008. Il paragone fa paura perché i due istituti individualmente avevano dimensioni "gestibili", ma il contagio della paura rischiò di travolgere tutti gli altri. Tornano in primo piano i titoli derivati chiamati "credit default swaps" (Cds). In apparenza sono contratti assicurativi, per proteggersi dal rischio del fallimento di un debitore. In realtà hanno assunto vita propria come formidabili strumenti speculativi, consentono di scommettere sulle bancarotte per guadagnarci. Hanno un effetto moltiplicatore, che si vede all´opera in queste ore. «Occhio alle banche europee – avverte JP Morgan – perché gli istituti tedeschi, francesi, olandesi e belgi più esposti verso l´Europa mediterranea possono a loro volta essere coinvolti nelle perdite, quindi diventare meno solidi».

Un´inchiesta del Department of Justice accusa i più importanti hedge fund (Soros, Paulson, Grenlight, Sac capital) di aver concordato un attacco simultaneo all´euro, in una cena segreta l´8 febbraio a Wall Street. Il giorno dopo, 9 febbraio, al Chicago Mercantile Exchange i contratti futures che scommettevano su un tracollo dell´euro erano schizzati oltre 54.000, un record storico. Con Goldman Sachs e Barclays in buona vista nelle cronache su quelle grandi manovre. Il club dei grandi banchieri, anche se accusati di frode dalla Sec come il chief executive di Goldman Lloyd Blankfein, continua ad avere un potere d´influenza. Indica la tendenza, si trascina dietro il mercato. Il fondo Pimco, il più grande investitore privato del mondo in titoli di Stato, ha sospeso ogni acquisto di titoli greci e sta considerando «l´abbandono di tutta l´Europa periferica». Colossi industriali tradizionali come la Coca Cola, corrono a proteggersi contro una frana dell´euro, e così facendo usano gli stessi strumenti speculativi con cui gli hedge fund accelerano quella caduta. Payden & Rygel, gestore di 50 miliardi di fondi pensione californiani, ha svenduto titoli di Stato europei e comprato derivati per lucrare sulla svalutazione dell´euro. Perfino i piccoli risparmiatori sono trascinati in questo tsunami: è aumentato del 57% il numero di clienti individuali che acquistano "option" valutarie per puntare contro l´euro. Il colpo finale, secondo il Wall Street Journal, «è quello che verrà se le stesse banche centrali cominciano a mollare l´euro per limitare le perdite». Se la Fed, la banca centrale cinese e giapponese dovessero ridurre le loro riserve in euro «il prossimo scivolone sarà a quota 1,20 sul dollaro». E´ lo scenario che ha in mente l´Ocse quando avverte: «Siamo ben oltre il pericolo del contagio. Il contagio c´è già stato. Questo è il virus Ebola. Quando ce l´hai non ti resta che amputarti una gamba per sopravvivere». L´amputazione, in questo caso, è l´uscita dall´Eurozona dei paesi più deboli. Uno scenario che a Wall Street ha molti fautori.