Acqua virtuale e impronta idrica, stiamo prosciugando il "terzo mondo"
di Romina Arena - 03/05/2010
L’acqua virtuale, quella necessaria alla produzione delle merci, rischia di prosciugare il terzo mondo sul quale grava, sempre più pressante, la crescente domanda occidentale. L’Unesco ha messo a punto una ricerca che misura l’impronta idrica ed il Water footprint network ha ideato il footprint calculator, per calcolare il nostro peso idrico sulla terra.

Tony Allan ha definito cqua virtuale quella quantità di oro blu necessario a fabbricare un determinato prodotto
Un modo per rispondere alle domande: quanta acqua serve per un cibo che ci troviamo a tavola? Quanta se ne nasconde dietro una maglietta di cotone? Quanta ne consuma una persona in un anno, inclusa quella intrappolata nei beni in uso (come cibo, computer, auto)?
L’importanza di una valutazione del genere la dimostra il fatto che nel Planet Living Report 2008, pubblicato da WWF International, Società Zoologica di Londra e Water Footprint Network, è stata utilizzata per la prima volta l’impronta idrica come un indicatore analogo all’impronta ecologica.
L’impronta idrica di una nazione equivale al volume totale dell’acqua utilizzata per produrre i beni e i servizi consumati dai suoi abitanti. Poiché non tutti i beni consumati sono prodotti all’interno dei confini nazionali, l’impronta idrica tiene conto sia delle risorse idriche domestiche sia dell’acqua utilizzata in altri paesi, definita acqua virtuale in relazione al flusso di acqua che accompagna lo scambio tra le nazioni.

L’impronta idrica di una nazione equivale al volume totale dell’acqua utilizzata per produrre i beni e i servizi consumati dai suoi abitanti
Secondo la Royal Society of Engineers, due terzi del totale dell'acqua utilizzata per produrre alimenti e bevande per la sola Gran Bretagna, viene da Paesi che già soffrono per le poche risorse idriche disponibili.
I Paesi in via di sviluppo, incalzati da una sempre maggiore richiesta di merci dall'Occidente, stanno utilizzando gran parte delle loro risorse per prodotti d'esportazione, rischiando così di restare a corto d'acqua. Afferma la Society of Engineers: “Secondo le previsioni, quando la popolazione mondiale supererà gli 8 miliardi, cioè tra 20 anni, la domanda generale di cibo e energia crescerà del 50% e quello di acqua del 30%, il che potrebbe determinare una crisi idrica mondiale”.
Ciascuno di noi può calcolare la propria impronta idrica individuale accedendo al footprint calculator messo a disposizione da Water Footprint Network. Un’opportunità per capire, nel nostro piccolo, quanta acqua “scippiamo” alla terra e quanta ne potremmo risparmiare.