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I fondi americani e il loro grande "amore" per l'Italia

di Marcello Colitti* - 27/05/2010




  clip_image002I signori dei fondi americani, forse spinti dall’arrivo, sia pur tardo, della primavera, hanno concepito un grande amore per l’Italia,  secondo loro un povero paese che  non vede le grandi occasioni, e deve attendere i finanzieri americani  per rendersi conto  di opportunità che lui da solo  non sospetterebbe neanche.  I nuovi innamorati dell’Italia hanno concepito una brillante soluzione a tutti i nostri problemi. L’Italia e’ in difficoltà  perché le banche e gli investitori americani  hanno scatenato un attacco contro l’Euro?  Semplicissimo, basta  fare un po’ di soldi aggiuntivi,  qualche decina di miliardi di dollari, e tutto torna a posto.
I fondi americani sono contenti, il paese non e’più’ attaccabile dalla speculazione (anche se quei soldi in più sono un po’ pochini  rispetto ai numeri  che girano da qualche tempo a questa parte ) e tutto va nel miglior modo possibile. Naturalmente quei signori ci guadagneranno qualcosa, ma, si sa, i buoni consigli si pagano, nessuno lavora gratis, neanche gli innamorati!

Ma e’ possibile che sia così facile? chiede l’ingenuo italiano. Viene tutto così... gratis?
Beh, rispondono gl’innamorati,  non c’e’ da spender niente, c’e’ soltanto da rompere la maggior impresa italiana, così da far guadagnare qualcosa agli azionisti. E gli altri? E dove va il denaro che si fa in più? Chiede l’italiano,  ignaro ma non troppo. Andrebbe, oltre che ai signori azionisti, nel calderone del bilancio dello Stato,  un posto dove tutti i gatti sono bigi, si risponde da sé,  che e’sempre comunque, in deficit cronico.... e l’azienda ne soffrirà! possibile che  ci si  guadagni a dividersi a metà?
A questo punto il consigliere innamorato inorridisce. Ma come? Volete tenere una grande impresa monopolistica? Che opprime  gli italiani? Guardate  le grandi imprese americane... ed a questo punto gli innamorati si tacciono, perché le grandi imprese americane, e non solo americane,  non fanno che fondersi l’una con l’altra, e raddoppiare di dimensioni ogni volta che possono.
Questo piccolo apologo credo che dovrebbe aprire gli occhi agli italiani, ed aiutarli a rendersi conto che certi consiglieri andrebbero zittiti, se non altre perché la loro proposta e’ così  ovviamente e straordinariamente negativa  per il nostro paese che non vale  la pena di parlarne ancora. Ma poiché  quei signori hanno accesso facile ai grandi giornali, che riferiscono con grande attenzione le loro sciagurate proposte,  e’ il caso di  rinfrescarci la memoria, se abbiamo a cuore le sorti del nostro paese , che sono poi quelle di ognuno di noi.  Ridurre a  due metà una grande impresa  vuol dire  dare un bel contributo alla disoccupazione, ridurre la ricerca tecnologica,  far calare gli investimenti, mettere a rischio l’ENI,  che e’ nata con due linee di business, il gas ed il petrolio, e si e’ sviluppata rapidamente proprio per quello;  e adesso dovrebbe essere amputata per far piacere a dei signori colti da improvviso, e interessato, amore per il nostro paese. Di cui mi sembra che essi abbiano un concetto inferiore alla realtà.
 
*Marcello Colitti dal 2002 è consulente internazionale in campo petrolifero e petrolchimico. Nel 1998 prepara, con Claudio Simeoni, lo studio The gas industry in the Kingdom of Saudi Arabia per il ministero della Pianificazione economica dell'Arabia Saudita che, più di recente, commissiona a Colitti una ricerca sulla petrolchimica nell'Arabia Saudita e sullo sviluppo industriale della lavorazione delle materia plastiche.
È responsabile dell'International Advisory Board del Cpot Project, che costruirà l'oleodotto dal Mar Nero all'Adriatico. La sua attività lavorativa si svolge dal 1956 nel gruppo Eni, dove assume ruoli e cariche diverse fra cui, dal 1993, Presidente di Enichem di cui è Presidente onorario fino al 1999. Lo stesso anno assume la presidenza dell'Uni. Dal 2000 è membro del Consiglio di amministrazione della Camera di commercio italo-araba e Vicepresidente vicario delegato di Eni. Nel 1954 si laurea in legge all'Università di Parma. E' nato a Reggio Emilia nel 1932. (informazioni biografiche riprese dal sito www.bookenergia.com)