Terrorismo o messa in scena?
di Gian Carlo Caprino - 04/06/2010
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Un bel giorno di primavera Faisal Shahzad, "terrorista in sonno" pachistano infiltrato negli Stati Uniti, decide che è ora di "svegliarsi" e compiere un attentato clamoroso contro l'odiato Paese dello zio Sam. Cosa fa allora il nostro valente terrorista (addestrato, a suo dire, nel Waziristan pakistano dai Taliban legati ad Al Qaeda)? Intanto compra un SUV usato della Nissan in contanti, fornendo però i suoi veri documenti di identità e non documenti falsi, come ci si aspetterebbe in quelle circostanze. Carica poi il SUV di bombole di propano (e fin qui sarebbe credibile...), innescandole però con dei fuochi d'artificio comprati in cartoleria e non con tritolo o dinamite. Parte poi per New York e parcheggia a Times Square, luogo dove un'auto parcheggiata provoca la stessa attenzione che provocherebbe a Milano sul sagrato del Duomo. Esce dall'auto, avendo però cura di lasciare impronte digitali dappertutto e (sic!) persino una copia delle chiavi di casa sua, per rendere più facile una perquisizione. Dulcis in fundo, si mette davanti ad una telecamera e si cambia la maglietta, onde essere sicuro che la polizia lo riconosca. Ma non finisce qui! Invece di scappare da New York subito, vi si trattiene ben 48 ore, decidendo infine di imbarcarsi all'aeroporto Kennedy su di un aereo in partenza per Dubai, aereo sul quale viene "catturato" all'ultimo momento. Se davvero il terrorismo internazionale legato ad Al Qaeda si è ridotto a questa farsa, Obama e i suoi servizi segreti possono stare, per l'avvenire, più che tranquilli. Resta però il dubbio (più che dubbio, quasi una certezza) che non si sia trattato di un attentato, bensì di una messa in scena organizzata dai servizi americani per giustificare una ulteriore ingerenza negli affari interni del Pakistan, con la scusa della "lotta al terrorismo". Già ora il livello di infiltrazione nei gangli del potere pachistano, da parte degli USA, è elevatissimo; l'esercito USA non è ufficialmente presente, ma il territorio pullula di centinaia di "consiglieri" americani, pronti ad affiancare le autorità pachistane a tutti i livelli. Ad esempio, è passata quasi inosservata la notizia che, alcuni mesi fa, riferiva della morte di 3 alti ufficiali statunitensi in un attentato che aveva preso di mira una scuola alla sua inaugurazione. Cosa ci facessero 3 ufficiali USA (certamente legati ai servizi segrteti) in abiti civili all'inaugurazione di una "scuola" pachistana non è dato sapere. Resta però il problema di come si comporterebbe, in caso di occupazione americana, il potente esercito pachistano e i suoi servizi segrerti, certamente non tutti disposti a collaborare con Zardari e gli americani. Occorre ricordare che il Pachistan detiene parecchie testate nucleari, tutte saldamente sotto controllo del locale esercito. Già in passato gli americani (con il precedente governo Musharraf) hanno provato a mettervi le mani sopra, offrendosi di metterle in "sicurezza" (cioè portarle in una loro base militare), ma ricevendo sempre un assoluto rifiuto. Occorre notare, ancora una volta, come purtroppo le esecrabili armi nucleari servano, in alcuni casi, non ad offendere, ma a difendersi dall'arroganza dell'imperialismo. |