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Una strana pretesa della propaganda israeliana: di imporre i propri filmati

di Antonio Caracciolo - 04/06/2010

Una strana pretesa della propaganda israeliana, cioè: di imporre i propri filmati dopo aver sequestrato i video degli aggrediti.



Fermo qui subito con la scrittura una riflessione constatazione che altrimenti rischia di sfuggire nel succedersi dei pensieri disparati della giornata che iniziare. Sarò breve ed avverto dei probabili refusi che mi riservo di eliminare in letture successive di revisione. Sarò breve e schematico. Incominciamo con le autopsie del corpi restituiti alla Turchia. Ho letto di quattro colpi alla nuca ed uno al petto, sparati da distanza ravvicinata. Cosa può aver giustificato tanta premeditata ferocia? La propaganda israeliana tenta di accreditare la tesi che in realtà i “pacifisti” fossero dei “non pacifisti”, ed armati fino ai denti con… fionde e simili! Certo, ognuno dei 700 passeggeri della nave turca può avere ed ha una sua biografia personale. Di alcuni di quelli che sono morti, giovani quarantenni, sappiamo che erano padri di famiglia che ora hanno lasciato degli orfani. Le biografie possono essere le più disparati, ma ciò che a noi interessa sapere è solo il fatto che stavano su una nave per portare aiuti umanitari ad una popolazione assediata da più di tre anni e ridotta allo stremo. Anche i soldati israeliani che si sono calati dall’elicottore con funi e armati per davvero di tutto punto hanno una loro biografia personale. Ma a noi interessa in questa circostanza il solo fatto che erano armati per davvero ed in senso proprio e che hanno sparato uccidendo.

Tra le 700 persone aggredite in piena notte in acque internazionali su una nave civile si trovavano moltissimi giornalisti ed operatori dei media che con i loro costosi strumenti professionali avrebbero voluto far vedere al mondo ciò normalmente non viene fatto vedere. Le riprese che gli stessi giornalisti aggrediti hanno potuto fare dell’aggressione stessa sono state sequestrate insieme con i costosi strumenti. Quindi, noi non abbiamo potuto vedere l’aggressione e gli omicidi come gli stessi aggrediti l’hanno vista e vissuta. Avrebbero potuto anche documentarla ed esibirla ai giudici internazionali che si dovrebbero interessare della assai triste vicenda. No! Noi non possiamo vedere con gli occhi delle vittime, ma solo con quella degli aggressori.

Ecco dunque che spuntano video prodotti dai servizi israeliani e che vengono mandati alla rete mediatica di cui dispongono o ai loro uomini nelle redazioni per poter dimostrare che gli aggressori armati di fionde e cerbottane erano quelli che alle tre di notte per la gran parte ancora dormivano. È davvero allucinante, orwelliano questa pretesa di costringerci a guardare video che neppure dimostrano ciò che pretendono di dimostrare: la presenza di armi che non siano fionde e qualche bastone raccolto qua e là. Si dice perfino che questi uomini disarmati sarebbero riusciti a mani nude a disarmare aggueritissimi guerrieri impadronendosi di alcune loro pistole. Il particolare è confermato da alcune testimonianze degli aggrediti, che però aggiungono di aver subito gettato in mare queste pistole senza averle usate.

Ho promesso di essere breve e qui fermo, riportando l’attenzione tutta su questa stranezza: mi impedisci di far vedere al mondo ciò che io stesso ho fimato mentre mi aggredivi e poi pretendi che il mondo debba guardare ciò che tu hai fabbricato non si sa dove, come e quando per far passare le tue menzogne di stato, il tuo terrorismo di stato, la tua diffamazione di stato. Ricordo en passant ma con assoluta pertinenza la conferenza tenuta qualche mese fa, in Roma, da un europarlamentare che raccontava di come agenti mediatici israeliani si fossero recati in Parlamento per dimostrare con filmati, appunto, la loro nota tesi degli “scudi umani”. Sono certo bravi e professionali nel propagandare la loro immagine – osservava l’europarlamentare –; peccato però che in tanta accuratezza si fossero dimenticati di cancellare le date che facevano risalire ad epoca precedente ciò che loro pretendevano di dimostrare per un determinato luogo ed un determinato periodo.

Sono questi i filmati che pretendono di farci vedere, mentre ci impediscono di poter vedere i filmati sequestrati delle vittime. Mi viene in mente un altro filmato. Quello den massacri di Qana, che un dilettante aveva filmato. Per ordini tassativi il filmato originale non avrebbe mai dovuto esser fatto vedere. Ma un soldato dell’ONU, che aveva una figlia della stessa età dei numerosi bambini massacrati, ne fece una copia che consegnò al giornalista Robert Fisk, che lo fece pubblicare dal suo giornale. L’evidenza della verità non poté più essere negata ed il governo israeliano cambiò ripetutamente le versioni già date. L’episodio di può leggere nell’ultimo libro di Fisk tradotto in italiano: Martirio di una nazione. Ed il ministro Frattini ci viene a raccontare che essendo Israele una democrazia si può ben affidare alla stessa Israele l’inchiesta conoscitiva di cui parlano, ma di cui non si ha bisogno, essendo valida la testimonianza delle 700 persone coinvolte e i corpi delle salme di cui è stata fatta autopsia.

A Napoli ciò si chiama voler prendere il popolo per i fondelli!