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La casta intoccabile dei magistrati

di Oscar Giannino - 09/06/2010

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«A pensare male si fa peccato, ma forse c’è da leggere nella manovra una particolare volontà di punire i magistrati italiani». Lo ha detto Giuseppe Cascini, segretario dell’Anm, annunciando che i magistrati italiani si apprestano allo sciopero contro le misure annunciate dal governo. I magistrati «vogliono fare la loro parte in un momento così difficile per il Paese» dicono, però denunciano il contenimento degli aumenti retributivi disposto ai loro danni come discriminatorio e, dunque, punitivo.
Ma come stanno le cose? L’associazionismo magistratuale lamenta che il governo abbia disposto che chi guadagna di più paghi di meno, mentre chi ha minori paghe sia più colpito. Consiste in questo l’iniquità intollerabile e, naturalmente, «incostituzionale», per i magistrati, che per il resto si presterebbero volentieri a dare il loro contributo. Sennonché non l’ha disposto il governo: è il meccanismo di retribuzione dei magistrati, e solo dei magistrati, a determinare che un blocco pluriennale degli aumenti abbia conseguenze di quel tipo. Perché, cerchiamo di non dimenticarlo, i signori magistrati godono dell’aumento automatico delle retribuzioni, nonché delle qualifiche, a prescindere dalle funzioni concretamente svolte per le quali, da 3 anni a questa parte, è stato fra mille resistenze reintrodotto un vaglio autoesercitato da colleghi che, peraltro, è tanto severo da concludersi al 96 per cento naturalmente con uno scontato assenso alla promozione.
Il più della progressione automatica retributiva per i magistrati avviene in due tranche. Nei 5 anni successivi ai primi 3 dall’assegnazione in ruolo, e poi una decina d’anni dopo. Sono i due «gradoni» di avvicinamento alla retribuzione di magistrato di Cassazione che comunque spetta a tutti i signori magistrati. Ed è per questa guarentigia che la sospensione degli aumenti implica per la classe di giovani toghe prossima a maturare il primo gradone ciò che essi considerano un indebito scippo. In altre parole, secondo i capi dell’Anm, una misura ben fatta dovrebbe invece prevedere: primo, naturalmente, che solo ai signori magistrati resti la prerogativa del progresso retributivo automatico; secondo, che lo stop agli aumenti, per solidarietà verso il resto dell’impiego pubblico, venga scritto con una norma ad hoc che tenga conto della retribuzione ad hoc, e dunque salvando dal congelamento proprio coloro che per tutela di casta più avranno di aumento nel biennio avanti a noi.
A me pare una logica parecchio singolare. Non esattamente la prova di responsabilità istituzionale che è legittimo attendersi da chi non fa altro che ripeterci di svolgere una funzione delicatissima. Che cosa dovrebbero fare allora militari e poliziotti, carabinieri e finanzieri? Puntarci le armi addosso, per come li trattiamo? Ma dimenticavo: non sono essi in prima fila nella lotta contro il male. Quello è un ruolo riservato ai soli magistrati. Deve essere per questo che pensano il loro portafoglio sia l’unico tutelato dalla Costituzione.