Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / La fuoriuscita di petrolio colpisce la catena alimentare marina e i pescatori

La fuoriuscita di petrolio colpisce la catena alimentare marina e i pescatori

di Kate Johnston - 17/06/2010



Da quando una piattaforma di trivellazione della British Petroleum è esplosa al largo delle coste della Louisiana lo scorso 20 aprile, si stima che ogni giorno 5000 barili di greggio si spandano nel Golfo del Messico, provocando danni immensi a un’area caratterizzata da ecosistemi acquatici complessi.

Questa è una delle principali aree statunitensi per la cattura di pesce selvaggio, perciò si prevedono danni economici devastanti anche per l’industria ittica. Le comunità di pescatori affermano che il disastro si sommerà a una situazione già critica: i piccoli pescatori stavano già lottando contro l’eccesso delle catture, il caro dei carburanti e prezzi del pesce in ribasso.

Ogni giorno si chiudono ulteriori zone di pesca e gli operatori del settore sono preoccupati non solo per la loro sopravvivenza, ma per le generazioni future, che dipendono esclusivamente da questi ecosistemi marini. “Il Golfo, con il suo pesce, dà da mangiare a tutti in America; siamo molto produttivi. Se non sarà più così, migliaia di persone non sapranno più che fare,” si sfoga un pescatore locale della Louisiana, la cui comunità si basa su specie come il granchio blu, le ostriche, i gamberetti, il salmone rosso e l’astice, tutti presenti nelle acque inquinate.

La metà della produzione di ostriche della Louisiana è stata colpita dalla fuoriuscita del greggio e i pescatori di gamberetti, la cui stagione sarebbe dovuta cominciare questo mese, non sanno se il petrolio raggiungerà i crostacei prima che arrivino alla maturità. Si prevede che la macchia nera si allargherà oltre il Golfo in aree costiere umide importanti, dimora e luogo di fecondazione per pesci di scoglio, ostriche, gamberi, gamberetti, astici, salmone rosso e altre specie da cui dipendono i pescatori locali.

“Tutti noi pescatori stiamo pregando che il petrolio non penetri nei terreni paludosi, dove il suolo è come un fondo di caffè e lo assorbirà velocemente,” dice Byron Encalade di Enclade Fisheries. “Spero che questo non sia la morte dei letti di ostriche e gamberetti, che sono già vittime della sovrappesca industriale. Ma non nego che possa succedere.”

“Noi abbiamo sempre preso le ostriche che ci servivano e lasciato le altre, poi tornavamo a pescare gamberetti,” continua Encalade. “è così che siamo stati educati e abituati a fare: mantenere i letti integri e dar loro la possibilità di riempirsi di nuovo. Ma le compagnie industriali e i grandi pescatori dal Texas fino all’Alabama hanno continuato a venire qui e prendere tutto quello che trovavano. Il governo federale non ha fatto molto per fermare questo scempio. Non era una situazione sostenibile già prima della perdita di petrolio.”

Gli scienziati sono preoccupati dagli effetti che la fuoriuscita avrà non solo sulle singole specie, ma su tutta la catena alimentare, dato che molti organismi alla base della catena sono più vulnerabili e sono più facilmente asfissiati dal petrolio. Le specie più piccole come il plancton nel Golfo nutrono pesci piccoli, gamberi e gamberetti, che a loro volta nutrono specie più grosse come il lutiano rosso, le tartarughe e altri mammiferi marini.

Nei prossimi mesi la distanza e la direzione di espansione della macchia, oltre all’eventuale successo nel gestire la perdita, aiuteranno a determinare le proporzioni del danno e l’impatto di lungo periodo sulle comunità di pescatori e su circa 600 specie considerate a rischio.