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Internet, il surrogato della libertà

di Uriel - 28/07/2010

Fonte: Wolfstep



Visto che si parla tanto di leggi-bavaglio sui blog, preciso subito che me ne fotto. La legge sul diritto di rettifica si applica solo nel caso che un blogger dica "Pina e'una puttana", al che Pina puo' giustamente incazzarsi e costringermi a rettificare dicendo che Pina non e' una puttana. Non ci trovo niente di male. Questi signori che si inalberano vanno tanto parlando del fatto che il blogging e' il nuovo giornalismo, ma poi non accettano uno dei doveri di base del giornalismo , che e' quello di dire il vero sui fatti, oppure pagarne le conseguenze.

Il solo fatto che la "blogsfera" protesti a riguardo e' indice di malafede: significa che moltissimi sanno di aver mentito sui fatti, e hanno sinora approfittato della sostanziale impunita' dovuta ad una carenza di legislazione per passarla liscia.

L'apologetica secondo la quale la legge sarebbe ingiusta parla del povero blogger, che in fondo fa discussioni da bar, che in fondo ciaccola con gli amici, senza sortire nessun effetto, e viene improvvisamente stritolato da una mostruosa macchina giudiziaria che, udite udite,  lo costringe a rettificare se ha detto il falso su un fatto o su una persona.

Adesso verrebbe da chiedere: ma come, tutto qui? Insomma, sino a ieri la rete era il motore della nuova democrazia, la fucina del nuovo giornalismo, ed oggi diventa improvvisamente un gruppo di amici che ciaccolano, un bar dello sport cui non si puo' dare cosi' tanta importanza da applicare la legge?

Avevo gia' parlato di questo effetto, quando scrivevo che l'italiano scambia per onesta' l'impunita' che vige sui piccoli reati. Egli va gridando "io sono onesto, io sono onesto!" , non per intendere che lui sia davvero un individuo che non viola le leggi, ma per intendere che i suoi crimini sono al di sotto di una consolidata soglia di impunita', spesso detta anche "cosi' fan tutti".

La verita' e' che raccontare il falso di qualcuno al fine di colpirne la reputazione e' un reato.

Normalmente questo permette alla vittima del reato di fare una causa per danni, cosa che viene sconsigliata dagli avvocati per via della lunghezza del processo. Adesso c'e' uno strumento, simile a quello applicato per i giornali, che impone la rettifica sul medesimo blog (suppongo che imporranno anche il medesimo font).

Signori, avete sempre detto di essere quelli che dicono le verita' scomode, quelli che raccontano dei fatti veri che lastampa non vuole pubblicare. Benone: di checosa avete paura, allora? Se quella che dite e' la verita', non avete nulla da temere, perche' potrete sempre (come fanno i giornali) pubblicare la richiesta di rettifica dei legali E commentarla in seguito.

Inoltre, vi faccio presente che si tratta di un provvedimento molto meno efficace rispetto a quello riguardante la stampa, perche' se io scrivo "Pina fa i pompini" probabilmente verro' linkato da tanti blog. Se scrivo "Rettifico, Pina non fa piu' i pompini" probabilmente nessuno linkera' piu' l'articolo. Siccome la rettifica non verra' linkata, probabilmente non servira' a nulla.

Ma rimane il nocciolo del problema: questa legge obbliga alla rettifica quando si dice il falso di qualcuno, quando si riportano dati falsi, quando si diffama. E voi, che siete il nuovo giornalismo, che avete riportato sempre e solo fatti verissimi, la bibbia, ovviamente NON avete MAI detto il falso. Perche' mai dovreste averne paura?

La verita', cari "blogger del bene", e' che non avete sempre detto il vero. Che non avete sempre riportato i fatti. La verita' e' che , specialmente quando si parla di un singolo politico, o di un singolo partito, avete scambiato il web per il posto ove potevate infrangere le leggi vigenti senza tema. Questo e' il punto.

Questo e' il motivo per il quale avete paura di questa legge: non state dicendo il vero. E la vostra paura e' grande  in proporzione alla vostra coscienza sporca.

Direte: va bene, tu non ne hai paura. Ma tu sei d'accordo con la legge? Questa risposta non e' cosi' banale, e richiede alcune constatazioni.

Le leggi che riguardano la liceita' di questo scambio di informazioni non possono cambiare solo perche' e' cambiato il mezzo: sarebbe come dire che se dire qualcosa era diffamazione per lettera, allora non lo e' piu' per telefono. Un assurdo.

La verita' e' che per alcuni Internet era lo spazio dei porci comodi. Lo spazio nel quale poter fare quello che non si poteva fare altrove. Ma anziche' fare le cose lecite che non si potevano fare altrove, si e' scelto di fare le cose illecite.

Era ovvio che prima o poi questa cosa doveva finire, e gli irriducibili dei porci comodi sarebbero tornati nelle fogne: e' solo questione di tempo, poi piano piano su internet dovrete seguire le stesse leggi che seguite fuori. Direte voi: e la liberta'?

E la mia domanda e': non ce l'avete anche fuori, la liberta?

Perche' questo e' il punto: se ritenete che una legge violi la vostra liberta', allora tale liberta' e' violata fuori da internet. Il che mi sembra ben piu' grave.

Ripeto la domanda: la liberta' che avete su internet , ce l'avete anche fuori?

Le risposte sono due:

1.    Si', ce l'ho anche fuori. Non vedo, pero', leggi che restringano il web piu' che la vita quotidiana non ne vedo moltissime. Se vi viene tolta una liberta' su internet quando l'avete se non usate internet, probabilmente non stiamo parlando dello stesso paese.
2.    No, non ce l'ho anche nella vita reale. Beh, allora Internet e' un problema del tutto secondario. Tu mi dici: ma su internet posso fare un giornale, mentre nel mondo reale devo essere iscritto all'ordine, al tribunale e blablabla. Bene. Dunque, il problema non e' Internet, ma il mondo reale.E' li' che ti manca la liberta', e ti eri rifugiato su internet. Adesso, la stessa musica arriva anche li'. Ti sta venendo tolto, cioe', il surrogato della liberta'.
Questo e' il punto. Supponiamo che sia vera la tesi secondo la quale su internet le persone siano piu' libere che nel mondo reale. Piu' libere di esprimersi, nel particolare. E' davvero questo il problema? E' in questi termini? O , nei giusti termini, dovreste dire che nel mondo reale c'e' troppa poca liberta'?

Internet ha agito come surrogato. Mentre in governi (occidentalissimi) agivano sul piano reale togliendovi, piano piano, la liberta', vi hanno dato uno spazio virtuale, innocuo, nel quale potevate sentirvi liberi. Non potevate protestare? Nessun problema: glielo faccio vedere io, domani, cosa scrivo sul blog!

Il movimento gay arretra? Ma nessun problema, su Internet spopolano le comunita' virtuali gay. Il web dei gay sta esplodento, si sviluppa, una liberta' mai vista. Beh, in un certo senso e' vero, nel senso che e' una liberta' mai vista: non c'e'.

Internet , che doveva essere portatore di liberta', non ha ancora abbattuto (o contribuito ad abbattere) un solo regime dittatoriale. Non ha ancora contribuito ad aumentare le vostre liberta' reali di una virgola. Ma, attenzione, ha agito come valvola di sfogo. Come calmante. Perche' vi ha dato un surrogato di liberta'.

Che bello poter fare su internet cio' che non e' permesso nel mondo reale! Che bello poter dire cio' che e' vietato! Che bello poter disporre di pornografia in quantita' illimitate.

Mentre facevate questo e vi sentivate piu' liberi, pero', le vostre liberta' reali sono state erose. Con le leggi antiterrorismo ormai non potete piu' neanche decidere come vestirvi. La gente muore di pestaggio nelle caserme della polizia italiana. I A furia di sentenze della corte di cassazione, i reati contro la reputazione sono stati cosi' tanto estesi che anche dire "non sei nessuno" ormai e' reato. Aprire un sexy shop e' un'impresa, aprire un locale gay ormai ve lo sognate, persino fare un concerto heavy metal puo' incontrare difficolta' insormontabili.

Perche' avete tollerato tutto questo? Perche' avevate un surrogato di liberta'. Chissenefrega se aprire un sexy shop e' impossibile, basta ordinare quel che vuoi "su internet". Chissenefrega se aprire un locale gay e' impossibile: "per avere i luoghi di ritrovo basta andare nel web gay, nel social network dedicato ai gay". Fare un concerto heavy metal e' un'impresa, ma tanto, su internet trovo tutta la musica che voglio.

Intorpidimento. Questo surrogato di liberta' ha semplicemente intorpidito i riflessi politici dei cittadini, tutto qui. Avete creduto di sfuggire alla pressione sociale , e invece vi siete ritirati lasciando il mondo reale nelle mani degli enti politici liberticidi.

Avete barattato le liberta' virtuali con quelle reali, e avete accettato come calmante questo surrogato di liberta'.

Dico il falso? Sbaglio?

Ma se sbaglio, la stessa liberta' che avete su internet, l'avete anche fuori. Perche', dunque, non fate fuori le cose che fate su internet?

Signori, combattere per la liberta' su internet non serve ad un cazzo. Potete usare internet se combattete per la liberta' nel mondo reale, ma non serve a nulla combattere per la liberta' della rete. La rete NON puo' essere "libera", nei termini in cui pensate voi, se non e' libero il mondo esterno.

Prendete il caso di Madameweb: lei si sentiva libera su internet. Ma non godeva delle stesse liberta' nella vita reale. Se su internet potete, frequentando i posti giusti, soddisfare i vostri desideri sessuali, e fare i vostri gangbang e le vostre orge, nella societa' reale non potete neanche avere un lavoro se di notte fate queste cose.

Ad un certo punto, che cosa e' successo?E' successo che Madameweb si e' sentita libera, finche' la societa' che le stava attorno non ha capito chi fosse. E a quel punto, ha dovuto far fronte alla societa' vera, nella quale non puoi avere un lavoro di giorno se la notte fai le orge. E puf.

Morale della storia: la liberta' su internet non basta.

Allora, supponiamo anche che abbiate ragione voi, e che i blog abbiano il diritto di scrivere quel che vogliono, assolutamente quel che vogliono. Avete la stessa liberta' nella vita reale? No. Dunque, qual'e' il problema?

Nel mondo reale, occorre far parte di una casta per fare i giornalisti. Tutti coloro che hanno sollevato il problema lo hanno fatto senza troppa convinzione, tanto per fare. Gli altri si sono accontentati di internet, e hanno abbandonato il fronte della vita reale. Chissenefrega se sui giornali e in TV non siamo liberi? Ma c'e' Internet!

Eh, bravi. Avete scambiato una ritirata per una vittoria. Adesso , ormai, e' consolidato che la stampa e' quel che e'. LE critiche alla stampa nel mondo reale sono limitatissime. Le critiche alla TV si limitano a proporre il regime pre-berlusconiano, cioe' la spartizione partitica. E occorre l'iscrizione anche per fare i giornalisti in TV, casomai vi fosse sfuggito.

MA c'era internet.E i blog. E allora, andremo tutti li', nella terra promessa.

Guardate l'articolo idiota di Repubblica: l'ISlanda abolisce qualsiasi legge punitiva riguardante Internet, e via, ecco che non c'e' piu' un problema. Wikileaks si e' spostata li'.

Dov'e' la vittoria? L'ISlanda e', si e no, una dozzina di Autonomous Systems. Possiamo , con due o tre regolette di un firewall, farla sparire da internet domani. E con 350.000 cittadini, non se ne accorgerebbe nessuno.

Anni fa ebbi un problema simile: un'azienda di San Marino spammava dei miei clienti. Lo feci presente al provider titanico, il quale mi rispose che a San Marino non vigeva la legge sulla privacy. La mia risposta fu di verificare che San Marino (all'epoca) era una /19 in mano a telecom italia e bannare San Marino. Nessuno dei miei clienti si accorse della sparizione di San Marino dalla loro Internet. Prima di applicare la regola su  postfix, (esistono prodiver RBL che restituiscono la nazionalita' dell'indirizzo IP) ebbi l'accortezza di scrivere al tizio annunciando che lo avrei fatto, e avrei restituito ad ogni email inviata un messaggio ove annunciavo che San Marino non era piu' autorizzata a scrivere email.

Il titanico allora tento' di rispondermi ma ebbe indietro il messaggio di errore.Poi ando' in un internet caffe' di Rimini e mi scrisse chiedendomi scusa e dicendo che avrebbe fatto qualcosa contro lo spammer.

Morale della storia: l' Islanda conta su internet quanto conta nella realta'. Quanto conta San Marino. Zero.

E qui siamo al punto di partenza: IO posso anche trovare assurdo l'intero corpus di leggi sul giornalismo (ordine dei giornalisti, eccetera), ma se lo faccio considero assurdo questo corpus PRIMA e SPECIALMENTE nella vita reale, che nel virtuale.

Quando ebbi voglia di occuparmi di politica, negli anni '80,  Internet non c'era. Facevamo i volantinaggi. E sapevamo bene che nei volantini non potevamo scrivere tutto quel che volevamo. Direte: ah, ma allora non c'era liberta'. Esatto, come non c'e' adesso. Potevamo manifestare? Solo se e quando il questore permetteva, of course. Potevamo distribuire profilattici a scuola? No, assolutamente no.

Questa era la liberta' che ci mancava. Poi arrivo' internet. Aha, dicevamo, qui noi "aggiriamo" le leggi. Qui diciamo quel che vogliamo. Che furbi.

Ma avevamo dimenticato una cosa: che nelle scuole era ancora vietato parlare di profilattici, che nelle piazze era ancora parzialmente vietato manifestare, che un volantino politico e' ancora oggetto di sequestro, che la tessera politica e' ancora oggetto di schedatura.

Internet ha rappresentato il placebo. Ha rappresentato il surrogato. Qualsiasi liberta' di opinione o di espressione manchino nella vita reale, viene risposto "ma tanto lo puoi fare su internet".

E cosi', no. Non intendo protestare se Internet diventa meno libera, perche' la liberta' o c'e' o non c'e', o l'avete anche nella vita reale oppure no. Se tollerate l'ordine dei giornalisti nel mondo reale, allora dovete accettarlo anche su Internet. Se tollerate la regolamentazione dell'editoria del mondo reale, dovete tollerarla anche su internet.

Non accetto di combattere per mezza liberta', ne' per un surrogato di liberta'. E cosi', personalmente se vi sta bene la regolamentazione della stampa che c'e' nel mondo reale, allora vi sta bene anche su internet.  Per la semplice ragione che le persone che sono su internet sono le stesse che ci sono nella vita reale.