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Forze di salute e di malattia nella vita con la natura

di Jochen Bockemühl - 06/09/2010


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Con la nostra corporeità siamo inseriti nel mondo sensibile. Grazie al corpo siamo legati
con la natura. Dipendiamo dal fatto di avere un terreno sotto i piedi, di poter svolgere una
attività corporea e di poter lavorare con quanto ci circonda. Per il mantenimento della
nostra vita dobbiamo assumere del cibo che troviamo nella natura vivente. Non possiamo
vivere senza una molteplicità di sensazioni provenienti dall'ambiente. Tramite i sensi
riceviamo stimoli continui per la nostra vita animica, in questo modo si mantiene in attività
anche la vita non cosciente legata alla sfera organica.
Separazione dell'uomo dalla natura
Il nostro pensiero si trova in una situazione del tutto diversa. Qui siamo in gran parte
all'esterno della realtà della natura attuale, viviamo in un mondo di rappresentazioni che
non hanno più un diretto legame con la natura. Il nostro pensiero e il nostro sentimento
sono ricchi di contenuti immaginativi provenienti dalla natura, ma il vero legame con la
realtà esterna è chiaramente scisso. Al suo posto sorgono reminiscenze, ricordi di
esperienze fatte (percezioni, esperienze vissute, sentimenti e così via) che ora non sono
più realtà. L'umanità continua a rafforzare questa separazione. Un esempio classico in
questo senso è dato dalla televisione: su di uno schermo di vetro appaiono tremolanti e
flebili immagini. Non è quasi più possibile stabilire un vero rapporto con un uomo di cui si
ode la voce nello spazio che ci circonda, di cui si vede l'immagine, ma che non è realmente
presente. L'uomo stesso poi non ha alcuna percezione del pubblico che lo segue, non si ha
alcun incontro fisico.
Le immagini e le parole vengono realmente compresi soltanto se dall'interiorità si ricreano
quelle relazioni che esteriormente sono carenti: ci si appella a diversi elementi
rappresentativi venutisi a formare in momenti precedenti. Tutto il processo avviene così
velocemente che i nessi fra i fenomeni restano incoscienti e non vengono seguiti
pienamente dall'esperienza. I nostri sentimenti vengono trascinati in direzioni contrapposte
da reminescenze, da aggregati di pensiero, da frammenti.
Molte delle percezioni quotidiane ci portano in questa situazione: il nostro pensare e
sentire corrispondono solo parzialmente con la vita della natura. La natura ci è estranea e
muta. Ci resta chiusa la possibilità di guardare nell'interiorità della sua essenza (delle
piante, degli animali e così via).
Con la volontà invece noi operiamo entro la natura, vi siamo presenti con le nostre azioni.
Se però gli impulsi per l'azione derivano da una vita animica frammentata nel senso a cui
abbiamo accennato, allora essi si formano da pensieri e da desideri che vedono soltanto
ciò che è utile, senza tener conto di molti altri fattori. Le conseguenze di un simile modo di
pensare e di sentire portano ad effetti distruttivi sul reale contesto naturale che in realtà
andrebbe colto nella sua dimensione anche spirituale.
Anche dall'aspetto corporeo noi ci isoliamo sempre più dai nessi naturali grazie alla tecnica
(ambienti con condizionatori, con luce artificiale, uso dell’automobile e così via). In questo
modo si va perdendo quell’originario contatto che avevamo con la natura. Nonostante
tutto restiamo però dipendenti dalla vita della natura fiduciosi che questa possa
continuare a sorreggerci.
L'uomo contemporaneo spesso non viene colpito neppure dalla moria dei boschi. Tutti
sono coinvolti, però, in quanto la nostra vita dipende da quella degli alberi. Possiamo
sentire con dolore come si vada perdendo l'esperienza della natura, i fenomeni di
degradazione dei nessi naturali minacciano realmente i fattori vitali della nostra esistenza.
La natura non continua semplicemente nella sua vita di sempre. Chiaramente emerge un
legame fra l'interiore frammentazione dell'anima, la mancanza di contatto che qualifica il
nostro rapporto con la natura, e la distruzione stessa dei nessi vitali della natura.
La tecnica, la situazione economica e politica sembrano poi indirizzati in modo da far ben
poco per un cambiamento della situazione. Se si studiano più da vicino le cause, ci si
rende conto che la tecnica, l'economia e la politica sono sì originate dal pensiero umano,
ma vanno poi acquistando come una vita autonoma. Spingono come automaticamente
verso una sempre maggior distruzione. Singoli ed isolati tentativi, anche attraverso la
legislazione, non spostano la situazione di fondo.
In generale si ha paura di cambiamenti di natura sostanziale. Si prendono decisioni che
non derivano da una vera penetrazione nei nessi più profondi, troppo spesso spinti da
motivi emotivi e di comodo o dalla paura. Particolarmente difficili da cambiare sono certe
abitudini (per esempio l'amore per la guida veloce sulle autostrade o la resistenza a
passare dai mezzi privati ai mezzi pubblici).
Se si osservano tutti questi fatti ci si rende conto di come il superamento delle difficoltà
debba iniziare proprio da ogni singolo uomo.
Cogliere la natura con pensare, sentire e volere
Come possiamo superare la scissione fra uomo e mondo? La maggior parte degli uomini
sente l’esigenza di andare ogni tanto in natura e trovarvi ristoro. Dato che però si
abbandonano difficilmente le comodità della vita quotidiana, si carica la macchina di tavoli,
sedie, frigoriferi e così via rendendo comunque più difficile un reale contatto con la natura.
Talvolta riusciamo però anche a liberarci di tutto questo gravame, dedicandoci per esempio
in una giornata di sole ad una vera gita. Se poi per caso si capita sotto un temporale,
con la sua pioggia scrosciante, allora l'anima riesce realmente ad avere un diretto incontro
con le potenze della natura, incontro che lascia anche una traccia nel tempo. Abbiamo
vissuto qualcosa delle forze vivificanti della natura, essendoci" immersi" nei suoi fenomeni.
Che cosa è successo? Vogliamo essere attivi in modo creativo e liberi, aprirci alla natura
con interesse così da arricchire la nostra esperienza. Abbiamo per questo rinunciato ad
una parte dei benefici derivanti dalla tecnica, diventando attivi noi stessi in una direzione
che non comporta soltanto delle costruzioni, la nostra vita ha ricevuto nuovi contenuti.
Non è però necessario attendere possenti eventi della natura, possiamo cercare di rendere
più presenti nella vita di tutti i giorni le quotidiane esperienze che possiamo fare con la
natura.
I processi di separazione fra uomo e natura nel pensare, sentire e volere non hanno
soltanto degli aspetti negativi, ne abbiamo ricordati diversi. Ne possiamo trarre la
possibilità di contrapporci al mondo e di maturare una coscienza desta nella percezione
della realtà sensibile. Possiamo fare ancora alcune osservazioni per evidenziare questo
aspetto.
Noi accogliamo nella nostra coscienza il mondo grazie al pensiero e alla vita
rappresentativa. La nostra facoltà di pensare non è però identica ai contenuti del pensiero.
Normalmente diventiamo coscienti soltanto di questi ultimi. Noi confiniamo con il mondo
spirituale là dove operiamo con il pensiero quale attività. Ogni pensiero puro, libero di
contenuti rappresentativi, come ad esempio i pensieri matematici o geometrici, è una
realtà spirituale. Enti geometrici come punto o retta non sono suscettibili di una corretta
rappresentazione, sono però pensabili, in quanto nel loro aspetto di principio non hanno
una estensione spaziale. Per poterli rappresentare o per darne una immagine noi
attribuiamo loro delle qualità spaziali, delle qualità sensibili. Quando impariamo della
geometria iniziamo spesso con delle rappresentazioni e dobbiamo fare un preciso sforzo,
grazie all'interiore attività di pensiero, per passare al contenuto spirituale delle
rappresentazioni, Cioè al concetto. Dobbiamo mettere in movimento il nostro pensare in
modo corrispondente ai concetti geometrici.
Come nel caso del triangolo che disegno alla lavagna ritrovo una realtà spirituale, così ogni
esperienza sensibile ha alla sua base qualcosa di spirituale. Possiamo riconoscere pietre,
piante, animali, paesaggi in quanto abbiamo dei concetti di queste realtà, possiamo perciò
farcene anche delle rappresentazioni. In genere però non portiamo a coscienza i relativi
concetti. Senza il concetto, senza il movimento di pensiero che coglie il triangolo, non
riusciamo a conoscere nessun triangolo e senza il concetto, senza il movimento di pensiero
che coglie la pianta, non potremmo riconoscere nessuna pianta. Ciò che Goethe ha
presentato come metamorfosi della pianta non è altro che il movimento di pensiero grazie
al quale poter cogliere lo sviluppo della pianta nella sua crescita e nella sua
trasformazione.
Là dove l'uomo inizia ad essere attivo diviene importante non fermarsi soltanto alla singola
situazione, ma imparare ad osservare il contesto in cui viene ad inserirsi.
Quando noi giriamo la terra di una aiuola, zappando, in realtà disturbiamo la situazione del
terreno, il tutto ha però il senso di mettere in moto dei processi grazie ai quali i semi
possono germogliare meglio e quindi possa crescere meglio anche la relativa pianta.
Qualcosa di simile avviene anche quando potiamo gli alberi, oppure quando mettiamo del
concime. La singola azione proviene da noi. Agisce sulla natura dall’esterno. Ogni
intervento disturba la situazione esistente che si svilupperebbe in una diversa direzione.
In questo modo noi diamo però luogo ad un nuovo inizio, diamo ai processi un nuovo
orientamento, portato poi avanti dalla natura. Facciamo conto del contesto naturale, del
naturale procedere dei fenomeni, anche se spesso in un modo molto miope.
La cosa è ben diversa quando produciamo e usiamo oggetti della nostra vita quotidiana
come una macchina, un lampione, un sacchetto di plastica. Pensiamo soltanto ai prodotti
finiti e al loro modo d'uso. Non pensiamo quasi affatto alla loro azione entro il contesto
naturale. Già il processo di produzione viene esaminato soltanto nell'ottica della sua
fattibilità, della situazione di altri prodotti concorrenti sul mercato. Esso viene isolato già a
livello di pensiero dalle relazioni con la vita della natura, in realtà il prodotto verrà poi
immesso in un certo contesto.
In realtà non vi è processo e oggetto che l'uomo inserisca in natura che non abbia una
azione di risposta. Si tratta degli inevitabili e non voluti effetti collaterali che nell'immagine
sorta per la produzione e per l'uso sono stati tralasciati.
Attivare gli interessi per i nessi naturali
Se comprendiamo nel giusto modo il nostro esempio del lavoro in giardino potremo
osservare come divengano importanti proprio le "azioni collaterali'', infatti le nostre azioni
non sono orientate verso una produzione, verso l'ottenimento di una pianta, bensì verso la
preparazione del terreno, dell'ambiente nel quale poi la pianta possa svilupparsi nel modo
ottimale e nella direzione desiderata. Spesso non si porta a sufficiente coscienza il
rovesciamento di fronte al quale ci troviamo. Infatti se vi fosse questa coscienza non
verrebbero fatti certi interventi agricoli diventati prassi con il pensiero legato all’
industrializzazione. Già a questo punto possiamo raggiungere nella coscienza di ogni
singolo uomo una significativa svolta, specie là dove si impara, o con l’attività del
giardinaggio o nell’esperienza raccolta anche nell’osservazione al margine delle strade, a
pensare in modo conforme ai nessi naturali. Possiamo sviluppare a mo' di esercizio un
interesse per un qualsiasi anche insignificante essere della natura, per esempio per una
erbaccia, la senape selvatica se si vuole, per studiare il particolare tipo di crescita che
consente a questa pianta di svilupparsi così robusta nei campi, mentre nei prati e nei
boschi non cresce. Un coleottero corre sul terreno inseguendo un altro insetto che sta
rosicchiando una pianta. Se facciamo questa osservazione e riflettiamo a come questo
essere stia in equilibrio con altri esseri, scopriamo un mondo molto più ricco del piccolo
punto sul quale concentriamo la nostra osservazione. L'essere singolo acquista un significato
sempre maggiore nell'insieme della natura e nella propria coscienza. Si scopriranno
dei nessi naturali di vario genere.
Proviamo ad avvicinare un piccolo gruppo di alberi osservando alcuni dei nessi a cui
abbiamo accennato: si scoprirà come l'immagine unitaria che ci viene incontro guardando
il gruppo nel suo insieme ha molte e differenti cause. Molti anni addietro sulla collina c'era
un mucchio di pietre, in un punto in cui sporge uno spuntone di roccia. II contadino trovò
pratico raccogliervi i diversi sassi emersi durante il lavoro dei campi circostanti. Vi
germinarono molti alberi e arbusti delle specie della zona, querce e faggi. Crebbero così da
formare un insieme armonico, quasi un grande albero, largo e robusto, quale coronamento
della collina. Si manifestano chiaramente le azioni della luce e del terreno. Le parti legnose
riempiono lo spazio orientandosi armonicamente in tutte le direzioni. Ciò che sì è formato
da determinate condizioni iniziali, determina ora a sua volta la situazione, per esempio il
vento viene spezzato, all’interno si è formato uno spazio ombroso protetto che crea
condizioni particolari per la crescita delle erbe che spesso fioriscono già nella prima
primavera e si ritirano poi d'estate. Al margine meridionale troviamo nel corso dell'anno
una serie di erbe dai fiori colorati e che amano il caldo, altre erbe crescono invece sul
pendio occidentale, più umido. Oltre alle azioni di tipo fisico e vitale, da questo insieme di
alberi e arbusti derivano anche una serie di effetti animici altrettanto reali: ci si sente
attratti, per poter godere da qui il bel paesaggio. I bambini costruiscono all'interno la loro
rocca. Uccelli nidificano, topi, insetti, lumache trovano il loro ambiente vitale corrispondente
alle loro esigenze.
Poco lontano c’è un vecchio travone con grandi buchi, un'ape vi cerca rifugio, raccoglie
pezzetti di argilla per farvi il nido. Trova il polline nei fiori dei prati e negli arbusti che
crescono al margine della macchia verde, in questo modo favorisce la fruttificazione della
vegetazione.
Il risultato delle condizioni locali e della collaborazione incosciente del contadino
nell'interesse del suo lavoro, costituisce ora un insieme naturale creato dalla vita della
natura che anche il più bravo giardiniere o agricoltore non sarebbe riuscito a fare in modo
migliore. Possiamo così esercitare lo sguardo in modo da poter scoprire le forze artistiche
che operano nella natura stessa.
È ora possibile prendere in mano in modo cosciente quanto andiamo scoprendo come
qualità artistica della natura così da proseguirne l'opera. Ne può nascere una vivificazione
della natura. Normalmente si pensa soltanto alle forze di crescita che si cerca di favorire,
spesso in modo unilaterale nelle scelte agricole e forestali. Risulta però necessario tener
presente anche una intima differenziazione, per arrivare a delle piante veramente sane e
resistenti. In questo modo è dunque possibile avvicinare i nessi naturali e imparare dalla
natura stessa il modo corretto di operare. Una volta che ci sia dati la spinta iniziale è
veramente qualcosa che può riempire di gioia il fatto di riuscire a seguire il divenire e il
perire di quanto ci sta quotidianamente intorno, cogliendone i nessi con l'insieme
dell'ambiente. Come abbiamo già detto la cosa non è poi così semplice, in quanto abbiamo
sempre nell'occhio l'aspetto utilitaristico ed anche perché i rapporti più ampi non sono
sempre e subito così evidenti. Riprendendo l'esempio precedente possiamo chiederci: che
significato ha il fatto di transitare con la macchina vicino a questo gruppo di alberi? Che
significato ha per noi? Per gli animali e le piante? Per la situazione dell'atmosfera?
Che significato ha il fatto che il travone diventa il sostegno di una lampada che illumina la
strada? La betulla vicina in autunno mantiene più a lungo il suo vestito verde, insetti
svolazzano intorno alla luce e muoiono. Quali sono le ulteriori conseguenze?
E come stanno le cose con il sacchetto di plastica che inavvertitamente abbiamo
dimenticato? Possiamo seguire nei particolari ognuna di queste domande ed abituarci in
questo modo ad educare il nostro pensiero. Come atteggiamento di base la cosa è
certamente importante, ma presa soltanto nei termini indicati può portare ad un mare
senza più confini. In realtà dobbiamo porci la domanda di un corretto "stile" anche di
fronte a questi problemi, dobbiamo coinvolgere la sfera artistica.
Possiamo educarci a sviluppare interesse per i nessi naturali, interiormente avremo un
senso di compiutezza soltanto nella misura in cui andremo avvicinandoci all'"essere" di cui
l'ambiente è "manifestazione".
Le azioni patologiche hanno preso il sopravvento nel rapporto dell'uomo con la natura, le
forze di malattia sono in realtà annidate nell'uomo stesso, per cui è necessario trovare le
forze salutari in noi stessi, da contrapporre a quanto crea malattia.
Le azioni salutari poggiano sul risveglio di un nuovo interesse per le qualità essenziali della
natura e di quanto ci circonda e per il loro legame con l'ambiente fisico, animico e
spirituale. Là dove ci abituiamo a pensare con presenza spirituale così da avere presenti i
diversi nessi troveremo un rapporto diverso anche con gli oggetti di uso quotidiano.
Mentre nel grande, forse, non riusciremo ad arrivare a precise azioni e dovremo subire le
costrizioni politiche, economiche e sociali, nella sfera che ci è direttamente accessibile
possiamo sviluppare la nostra libertà. Visto nell'insieme non è forse un risultato maggiore
l'essere riusciti a superare se stessi in modo da arrivare veramente ad un incontro con
l'altro essere nel mondo ed operare realmente seguendone le esigenze, piuttosto che
l'attesa di un superamento da parte di uno stato con i suoi anonimi motori o da parte di
una massa sconosciuta di uomini?