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Lo strano tabù della stampa occidentale: mai parlar male di Israele

di Claudio Moffa* - 08/10/2010

Fonte: Il Cantiere de L'Indro



Non toccate Israele e tutto quel che gli ruota attorno: questo è il meccanismo cosciente o inconscio
che presiede il mondo dell’informazione occidentale. Si possono fare molti esempi, non solo di deformazione o invenzione di fatti inesistenti – classica è la menzogna delle armi di distruzione di massa di Saddam, preludio-alibi alla guerra del marzo 2003 –, ma anche di censura o autocensura di tutte le notizie scomode che in qualche modo potrebbero – se solo citate – dare una immagine negativa del sionismo e dello Stato ebraico. Ne faccio uno solo, prima di passare al tema di questo mio breve intervento. Muore Cossiga, si dividono i commenti fra “un presidente controcorrente che ha svelato tanti segreti” e dall’altra parte “i segreti se li è portati nella tomba”, ma nessuno, a mo’ di prova o di eccezione, cita l’intervista al Corriere della sera del dicembre 2009, in cui l’ex Presidente sosteneva che l’11 settembre fu organizzato dalla Cia e dal Mossad. Ed ecco dunque il “caso” Ahmadinejad. Morto Saddam, è lui il nuovo nemico dei mass media occidentali a cui attribuire tutte le nefandezze del mondo, magari correggendo successivamente il tiro, ma con un trafiletto e non con titoli cubitali e soprattutto a “uso” compiuto della mala informazione. Il caso Neda col “sangue” al ketchup dei suoi “soccorritori”, il caso Sakineh con la certezza di una lapidazione che poi non c’è stata e con l’occultamento dell’accusa di omicidio, la questione nucleare con la richiesta assurda a Teheran di fornire le prove del non uso militare del progetto – ma è l’accusa a dover trovare la prova e non il contrario - , e poi i suoi discorsi in sede ONU. Quello di Ginevra a Durban II, una condanna forte del razzismo, e quello recentissimo alle Nazioni Unite, il 22 settembre scorso. Guardate i titoli del giornali del giorno dopo. Correggono al rialzo dello “scandalo”, il contenuto degli stessi articoli. Si parla ad esempio di Washington “furibonda” (Repubblica) contro il dato di fatto che Obama, lui, non ha proprio nessuna intenzione di andare alla guerra contro Teheran, perché sa che pagherebbe un prezzo politico-diplomatico enorme. Si parla anche di “provocazione” di Ahmadinejad.
Provocazione? Che cosa ha mai detto il presidente iraniano alle Nazioni Unite due settimane fa?
Ha affrontato in pratica sei temi: il capitalismo e il colonialismo sua espressione storica, di cui ha denunciato l’etica “egoista” e i mali che hanno procurato e stanno procurando all’umanità. Il problema palestinese, senza alcuna esternazione “strategica”, ma solo con la denuncia puntuale delle “case … riparo di donne e bambini” “quotidianamente distrutte” dagli occupanti “, della gente “privata di acqua, cibo e medicine in casa propria”, dei “crimini orribili … nelle guerre contro il Libano e a Gaza” e nell’attacco alla “flottiglia umanitaria, in palese disprezzo di tutte le norme internazionali”. Ancora: la questione della riforma dell’ONU - dal diritto di veto per pochi paesi, allo squilibrio del rapporto fra Assemblea generale e Consiglio di Sicurezza a vantaggio di quest’ultimo. E il nucleare, su cui Ahmadinejad ha ribadito il suo slogan “energia atomica per tutti, armi atomiche per nessuno”. Tutti temi e affermazioni su cui si discute e si deve discutere, ma non così ignote a assurde anche in Occidente, dalla tradizione comunista al nucleare europeo, dalla solidarietà di milioni di persone verso la Palestina, al nodo ONU, al centro dell’attenzione di tutte le cancellerie occidentali. Infine, l’11 settembre.
Ahmadinejad non avanza certezze come Cossiga, ma ipotesi, fra le quali appunto quella di un coinvolgimento nell’attentato
, in modo più o meno diretto, neppure di Israele, ma solo degli Stati Uniti. Uno scandalo? Uno scandalo, di fronte ai sondaggi USA che dicono che il 60-70% dei cittadini americani non crede alla versione ufficiale, e di fronte al segnale dello stesso Obama, la costruzione di una moschea sul Ground Zero? No, lo scandalo è il modo di informare sull’Iran, variante del modo di informare sul suo acerrimo nemico, Israele. C’è un link fra il Presidente Cossiga e il Presidente Ahmadinejad. Il primo è silenziato dalla censura-autocensura, il secondo è stracitato e stratitolato per le simili affermazioni sull’attentato alle Torri gemelle, colpa dell’Occidente più che dell’Islam. Un link apparentemente assurdo, fra il Presidente della Gladio e il Presidente dei Pasdaran, ma con un’identica conclusione: che si taccia o si parli, l’obbiettivo della “grande” informazione occidentale è quello di occultare la verità, oggi giornalistica, un domani – chissà – anche storica.

* Professore ordinario di Storia delle Relazioni Internazionali, Università di Teramo Coordinatore del Master Enrico Mattei in Vicino e Medio Oriente