Tutti i comfort della guerra
di Ann Jones - 22/10/2010
L’immagine della base operativa avanzata dove sono atterrata e quella dei suoi soldati è davvero impeccabile. Il merito di tutto questo è in gran parte da attribuire al lavoro notevolmente economico dei prestatori d’opera filippini, indiani, croati e provenienti da altri Paesi ancora, attirati da terre lontane dai contractors americani a pagamento, con il compito di far sentire come a casa propria le nostre truppe lontane da casa. Le strade della base sono disposte a griglia. Le tende in file ordinate sono protette con sacchi di sabbia standard ed i loro cugini di taglia gigante, i bastioni fortificati, sono riempiti con rocce e detriti.
Le tende sono rinfrescate da un rumoroso tornado d’aria condizionata, grazie ad apparecchiature alimentate a benzina che l’esercito importa al costo di circa 400 dollari al gallone. Ci vogliono rifornimenti che impiegano da tre a quattro ore ogni giorno per riempire tutti gli enormi generatori che mantengono il flusso di aria fredda, così mi sono sentita in colpa quando, per evitare di avere i brividi nel sonno, ho imbottito con il mio asciugamano la condotta dell’aria sospesa al soffitto della mia tenda.
Altri edifici permanenti sono in progressivo aumento ed alcuni, già costruiti dagli Afghani ma considerati non abbastanza buoni per i parametri americani, sono stati programmati per essere abbattuti e ricostruiti. Anche in accampamenti lontani come questo il boom edilizio è prodigioso. C’è una grande palestra con le più moderne attrezzature per il body-building, ed un centro ricreativo dotato di telefoni e di una serie di computers connessi ad Internet quasi sempre in uso. Una sala mensa, aperta 24 ore al giorno per 7 giorni su 7, serve costantemente costine alla brace, bistecche e code di aragosta, anche se tutto viene cucinato nell’ombra da quei lavoratori sottopagati a cui questa cucina è del tutto estranea.
C’è una lavanderia straordinariamente rapida e, allo stesso modo dei servizi igienici e delle docce – posso parlare solo per quei pochi appositamente predisposti per il personale femminile – questi sono stati i migliori che avessi mai potuto vedere in qualsiasi luogo dell’Afghanistan. Un’insegna suggerisce gentilmente di limitare la durata della doccia a cinque minuti, un riferimento alla spesa per il pagamento dei contractors addetti all’assunzione di camionisti per il trasporto dell’acqua necessaria (alla base – ndr), e per il successivo allontanamento verso località segrete dei copiosi reflui prodotti dalle latrine americane. (A Bagram, questi reflui sono comodamente scaricati in un fiume che scorre nelle vicinanze, in ciò che rappresenta una fonte d’acqua per innumerevoli Afghani). Gli altri rifiuti prodotti da questa base operativa avanzata in espansione vengono scaricati in una buca e bruciati, tra cui un numero impressionante, ma tenuto nascosto, di bottiglie di plastica. Tutto questo contribuisce a spiegare il costo annuale del mantenimento di un singolo soldato americano in Afghanistan, attualmente stimato in un milione di dollari.
Da Here Be Dragons. MRAPs, Sprained Ankles, Air Conditioning, Farting Contests, and Other Snapshots from the American War in Afghanistan, di Ann Jones (traduzione di L. Bionda).