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Un cambiamento epocale nella politica turca: Israele viene definito come una minaccia per il paese

di A. Terenzi - 01/11/2010

 
 
   
La stampa turca riferisce che mercoledì scorso il Consiglio di Sicurezza Nazionale (MGK) della Turchia ha approvato il documento strategico ufficiale noto come "libro rosso", ma che alcuni ironicamente definiscono la "costituzione segreta" del paese, nel quale Israele è stato definito come "una minaccia centrale per la Turchia".
Elaborato da un gruppo di esperti sotto il coordinamento del sottosegretario Efkan Ala, il documento  fissa le linee strategiche della politica turca per il prossimo quinquennio, ed ora afferma che "l'instabilità della regione proviene dall'azione politica di Israele, che potrebbe portare ad una corsa agli armamenti in Medio Oriente".
I media turchi hanno definito storica questa modifica dell'orientamento strategico del paese in quanto si tratta della prima volta dal 1949 che lo Stato ebraico viene definito come una minaccia per la Turchia. Del resto, il primo ministro Erdogan turco ha recentemente rinnovato la richiesta a Israele di scusarsi per l'attacco a maggio alla Freedom Flottilla, costato la vita a ventuno inermi civili turchi, senza ottenere alcuna risposta.
Sono invece scomparsi dal "libro rosso", la cui ultima versione risale al 2005, sia il riferimento alla minaccia integralista islamica (ad eccezione dei gruppi che usino la violenza) che quello all'estensione delle acque territoriali greche a 12 miglia: anche se il MGK ha ribadito che la Turchia "non farà alcun passo indietro" rispetto alla propria attuale posizione, non intende considerarlo come un possibile casus belli.
Il quotidiano israeliano Haaretz, ai primi del mese di ottobre, aveva scritto che in Turchia si è pronti a cancellare Iran, Russia e Grecia dalla lista dei paesi che possono costituire una minaccia per la Turchia. I media turchi affermano ora che anche Siria, Bulgaria, Georgia e Armenia non sarebbero più considerati potenziali minacce dal paese anatolico.
Interessante anche il fatto che il Consiglio, presieduto dal presidente Abdullah Gül, ha affrontato un tema inatteso come quello del cambiamento della struttura demografica della Turchia: le cifre parlano di una diminuzione della crescita dei giovani aldisotto dei 15 anni, in controtendenza rispetto a quanto accadeva fino a pochi anni fa, mentre ci si attende una crescita della popolazione over 60, che potrebbe passare dal 10,7 per cento del 2011 a oltre il 20 per cento nel 2020. Tale tendenza è stata espressamente considerata come pericolosa per il paese.
In un incontro a parte, i vertici del MGK, e dello stato turco, cioè il primo ministro Erdoğan, il presidente Abdullah Gül e il capo di stato maggiore delle forze armate turche, generale Işık Koşaner, hanno poi discusso anche della partecipazione della Turchia allo scudo antimissile che gli Usa vorrebbero realizzare in Europa, un tema che sarà tra i più importanti del prossimo consiglio della Nato a fine novembre. Non è dato per il momento sapere quale sarà la posizione della Turchia al riguardo.