L’America vota per le elezioni di Mid Term e il risultato è scontato: vinceranno i repubblicani. L’unica incognita è rappresentata dall’ampiezza del loro successo: controlleranno uno o entrambi i rami del Congresso? A questo evento la redazione online del Giornale ha dedicato uno speciale che trovate qui.

Vittoria dei repubblicani significa sconfitta di Obama, la quale assume un significato più profondo, che va al di là della contingenza , poiché testimonia la frustrazione della parte più sana dell’America. Che cosa aveva promesso Obama due anni fa? Lotta alle lobby, agli “interessi particolari” alla corruzione e all’inefficienza del Congresso e dell’apparato governativo; dunque una politica più pulita e vicina al popolo. Oggi il presidente ha perso il suo fascino non perché troppo “liberal” ovvero di sinistra, né per le leggi che ha promosso, ma innanzitutto per non aver saputo rispettare nemmeno in minima parte quell’impegno. Non ha combattuto le lobby per la semplice ragione che delle lobby è di fatto prigioniero; dunque non può più proporsi come un politico diverso.

Eppure l’America chiede proprio questo: un ritorno allo spirito più autentico della sua identità politica e storica, un ritorno agli ideali dei padri fondatori. Paradossalmente un filo lega i fan di Obama a quelli di un movimento che in teoria è agli antipodi ovvero i Tea Party, che rappresentano la destra conservatrice e arrabbiata in rotta con l’establishment repubblicano. Anche loro invocano una svolta. Come il popolo di Obama a sinistra, anche quello dei Tea Party a destra, sollecita una rottura con un mondo politico colluso e ostaggio delle lobby.

Entrambi, però, sono destinati alla disillusione. Obama non ha la tempra e forse nemmeno la possibilità di sottrarsi al ricatto, i Tea Party hanno alcune buone idee liberali, ma anche un’ala ultrapatriottica e neoevangelica, non sono strutturati, non hanno ancora un leader certo e non sono nemmeno consapevoli del rischio maggiore che corrono: quello di farsi infiltrare da un certo establishment, come dimostrano i finanziamenti segreti dei fratelli Koch e l’appoggio di Fox News di Murdoch.

Se non puoi distruggere frontalmente un movimento avverso, devi cercare di prenderne il controllo e ammansirlo o comunque dirigerne l’energia dall’interno. Temo che questo processo, descritto da Sun Tzu ne L’Arte della Guerra, sia in corso.

Dunque se il mio intuito non mi tradisce, nemmeno il Tea Party sembra avere la consistenza e la forza necessaria per realizzare i propri propositi.

Il risultato, paradossale, è che nell’America, in origine terra del cambiamento, prevalga ancora una volta un immobilismo di fatto. Negli ultimi decenni hanno trionfato alternativamente la destra e la sinistra, eppure non è cambiata la sostanza di un certo mondo politico. E a vincere davvero sono sempre loro, le lobby che, con i finanziamenti elettorali e le pressioni, condizionano sia i democratici che i conservatori. E accelerano il declino del loro Paese, peraltro proprio da loro stesse provocato.

O sbaglio?