Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Qui ed ora: il “presente” come scelta

Qui ed ora: il “presente” come scelta

di Paolo Bartolini - 07/11/2010


ARTISIE__La_Scelta

Ieri, presentando un libro in pubblico e discutendo della condizione esistenziale e temporale caratteristica dell’uomo, ribadivo quanto già detto in altre occasioni: ognuno di noi, a conti fatti, non abita che il presente. Passato e futuro restano tempi accessibili solo nel ricordo e nell’attesa immaginifica, dunque vengono evocati attraverso un’attività cognitiva che permane nella dimensione del “qui ed ora”. Di per se stessi, insomma, non hanno alcuna esistenza autonoma, o meglio: non possono essere mai esperiti da nessuno di noi. Affermavo inoltre, davanti a pochi ma curiosi ascoltatori, che l’ideologia del consumo non può tollerare che il presente sia vissuto pienamente e serenamente; il “qui ed ora”, infatti, è destinato dalla società dello spettacolo a rapida obsolescenza, indispensabile per far spazio a nuovi desideri plasmati dal mercato.

La frustrazione programmata messa in atto dalla pubblicità consiste in null’altro che in questa fretta, nella corsa affannosa verso un nuovo (brand new) che possa colmare il vuoto di tanti attimi presenti non goduti pienamente, e quindi non autosufficienti.

A seguito di queste considerazioni, un ragazzo del pubblico ha preso la parola e ha lanciato con garbo la sua provocazione: «a me sembra - ha detto - che oggi, in realtà, moltissimi di noi vivano solo per il presente rinunciando di buon grado alla memoria e alle promesse incerte di un futuro che non arriva mai».

Mi sono allora chiesto se il nostro amico avesse detto qualcosa di sostanzialmente diverso da me, o se avesse colto in filigrana la piega nascosta di un ragionamento appena abbozzato.

Credo che la risposta sia tutta in una giusta comprensione della natura del tempo umano. Il “qui ed ora” - bisogna ricordarlo - non è originariamente un attimo isolato, separato dal fluire complessivo dell’esistenza. Non è insomma un punto privo di riferimenti, indipendente dagli altri orizzonti temporali sui quali si affaccia.

Esso, al contrario, rappresenta il crocevia tra esperienze diverse che coesistono nello stesso momento e fanno di noi quello che siamo, distinguendoci dalle altre specie animali pur nella continuità della nostra comune evoluzione biologica.

Per questo possiamo dire che il presente è un formidabile impasto di sensazioni ed emozioni attuali collegate a ricordi e prefigurazioni del futuro.

Il sistema del consumo tende a distruggere proprio l’apertura originaria del “qui ed ora”, rubando all’uomo il senso di possibilità e la capacità di immaginare diversamente la propria vita fino a trasformare l’esistente.

Questa è l’ambizione nichilista del nostro tempo: soffocare del tutto l’alternativa che riposa nell’unità minima dell’esperienza umana, il tempo presente. È questo presente, pieno e inesauribile, sempre in se stesso ma anche fuori di sé, che dobbiamo difendere contro ogni pretesa di separarlo dalle sue condizioni di possibilità (ripensare il passato e progettare il futuro).

Il campo decisivo di questa battaglia è quello della scelta. Chi evita di farlo, senza accorgersene, sta scegliendo di rinunciare ad una parte della propria umanità.