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La teoria della rana bollita di Silvio Berlusconi che ha cotto il Paese

di Massimo Fini - 07/11/2010

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Come ho già scritto per il cosiddetto "caso D’Addario" la vita privata del premier, come quella di qualsiasi altro cittadino, se non concreta in ipotesi di reato, non può e non deve essere materia di discussione. Anche se fa un po’ specie che il Presidente del Consiglio, che potrebbe fare di casa sua un cenacolo di artisti, di grandi attori, di affascinanti protagoniste del miglior cinema, di scrittori, preferisca circondarsi delle tante Ruby di turno. Ma sono affari suoi.
Se però il premier, o il caposcorta a suo nome, telefona in questura mentre si sta interrogando una persona accusata di furto per suggerirne la sorte, cercando di scavalcare Polizia e Magistratura, in questo caso il Tribunale dei minori, questi non sono più affari suoi. È un affare di Stato. Berlusconi si è giustificato affermando di non aver fatto alcuna pressione sulla Questura di Milano. Ma la sua telefonata, e quella del caposcorta a suo nome, è in sè una pressione e lo sarebbe anche se le cose non fossero poi andate nel senso desiderato dal Cavaliere. Questa non è una "pirlata", come hanno scritto alcuni giornali, si chiama abuso di potere o, in termini giudiziari, "abuso di ufficio" tanto più grave dato il ruolo del protagonista (e la Procura di Milano non ha affatto "assolto" Berlusconi, come dicono alcuni esponenti del Pdl, ma solo il comportamento della Questura); c’è poi il particolare grottesco della "nipote di Mubarak" che sembra uscito paro paro da una commedia di Totò o da un siparietto di Ridolini, ma non fa ridere nessuno.
A parte che non si capisce perché in un regime democratico una "nipote di Mubarak" dovrebbe godere di un trattamento di favore rispetto ai "figli di nessuno". C’è il fatto che la ragazza non è una "nipote di Mubarak". Berlusconi quindi, personalmente o attraverso il caposcorta che parlava a suoi nome, ha mentito alla Polizia. E anche l’indicazione di affidare la ragazza a questa Nicole Minetti, ex igienista dentale di Berlusconi da lui imposta nelle liste bloccate di Formigoni e diventata per questo consigliere regionale, oltre ad essere un’ulteriore pressione sulla Questura e sulla Magistratura competente, perchè la Minetti si è avviata verso via Fatebenefratelli quando nulla era ancora stato deciso dal giudice minorile, è un altro inganno nei confronti della Polizia e del Tribunale. Perchè la Minetti che aveva "l’obbligo di vigilare sulla minorenne" non l’ha trattenuta presso di sè nemmeno quella sera, ma l’ha subito sbolognata ad una ballerina brasiliana dalla dubbia reputazione che, guarda caso, proprio in quelle ore stava convergendo verso la Questura. È evidente l’intesa che l’affido della Minetti sarebbe stato puramente formale. Non si tratta quindi di "un atto di generosità" come asserisce Berlusconi, ma di spietatezza perché si è lasciata la ragazza allo sbando, ricacciandola proprio in quell’ambiente che avrebbe dovuto evitare, tant’è che dopo solo cinque giorni Ruby era già di nuovo nei guai.
Berlusconi ha usato nei confronti dell’opinione pubblica il metodo della "rana bollita". Se io butto una rana in una pentola che bolle a cento gradi, quella schizza fuori e si salva. Se io la metto in una pentola che cuoce a fuoco lento e alzo gradualmente la temperatura la rana non se ne accorge e finisce bollita. Berlusconi ha alzato gradualmente il livello delle sue "irregolarità", chiamiamole così, per cui l’ultima faceva passare nel dimenticatoio le altre e finiva per farsi accettare perché di poco più grave della precedente. E così è bollito il Paese.