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Quale «fanatismo»? A proposito di Oz e altri “scrittori” israeliani in tournéé per l’Italia.

di Antonio Caracciolo - 16/11/2010



Mi è giunta segnalazione di come alcuni quotidiani a diffusione nazionale, “La Repubblica” e “La Stampa”, riportano la notizia della “Lectio magistralis”, al Teatro Regio di Torino, davanti a 1500 studenti, e la contestazione, limitata quanto si vuole, ma abbastanza visibile da attirare il commento dei suddetti quotidiani. Essa ha accompagnato la tournéé italiana dello “scrittore” israeliano e si è imposta ad un’eguale attenzione. Non sarò certo io ad impedire il turismo culturale di Oz e del Trio! Ricordo altre “contestazioni” che, per motivi diversi, ho pure condannato: quella di Ernst Nolte in Trieste e quella di Ilan Pappe a Roma e a Monaco. Ricordo, ancora più ignobile e inaudita, una contestazione “amica”, a me fatta, non già di poter parlare, ma addirittura di poter... ascoltare!

È qui il caso di osservare che la manifestazione del pensiero è un diritto di libertà che deve essere riconosciuto sempre e comunque, anche ai nostri nemici, non quando fa comodo, perché coincide con le nostre opinioni e le nostre posizioni. Tuttavia, occorre saper distinguere ciò che è propaganda da ciò che è pensiero, ciò che è sostegno ad un genocidio in atto da parte di uno stato criminale da ciò che è legittima opposizione a questo genocidio. Nessuno ha di fatto impedito ad Amos Oz di parlare, ma non perché ci fosse la polizia a garantirgli quel diritto di espressione, che in Germania, giudici e polizia, hanno negato ad almeno 200.000 persone, ree di pensarla diversamente rispetto alle comunità ebraiche tedesche. Oz ha potuto parlare perché chi lo contesta non intende negargli libertà di parola, ma si prefigge soltanto di rappresentare una tangibile realtà alquanto diversa dalla sua propaganda a sostegno di un regime esecrabile.

Vi può essere maggior “fanatismo” di un’operazione genocida come il massacro di “Piombo Fuso”? Purtroppo, si tenta ancora di mistificare questo “massacro” criminale, presentandolo come una legittima reazione ad una resistenza e difesa, che è questa sì per davvero legittima. La mistificazione si basa su un accorciamento della memoria in una vicenda, una guerra criminale e coloniale di conquista e pulizia etnica, che dura da oltre cento anni e di cui si è perso per strada appunto la “memoria”! A forza di legge si impongono “Memorie”, per cancellarne altre.

Taluno di recente, non si capisce bene se per serrare i ranghi, se ne uscito sul web, sostenendo che i titoli di legittimazione dello stato “criminale” (Jaspers) di Israele andrebbero ricercati non nell’«Olocausto», con il quale si vorrebbe caricare ad un terzo innocente una colpa attribuita ad altri, ma sarebbero invece da ricercare nella Dichiarazione Balfour. Ebbene, anche questa – a nostro avviso – ha un ancor più fragile fondamento. Non possiamo però qui fare altro che rinviare ad un’attenta e minuziosa rivisitazione storica di quegli anni.

Vogliono convincerci che Israele sia uno stato “democratico”, anzi “ebraico e democratico”, come usano dire, per il semplice fatto che – per i soli “ebrei” che dispongono perfino di strade separate da quelle dei “palestinesi” – vi sarebbero procedure formali che simulano gli istituti democratici elaborati dalla tradizione occidentale. Ebbene, vale come non mai per Israele l’ipotesi di scuola, secondo cui può darsi il caso di una società di ladri e assassini, che nei loro rapporti reciproci si regolano secondo una procedura “democratica”, cosa peraltro discutibile in Israele, sembrandoci del tutto fondate le accuse di apartheid e le innumerevoli contestazioni di violazione dei “diritti umani”. Mai un regime si è così sfrontatamente basato sul principio della forza più brutale, negatrice di ogni diritto, di cui si fa apertamente beffe. Decisamente, la nostra non è l’epoca del diritto. È ben vero – come ha denunciato Noam Chomsky – che le maggiori potenze, cioè gli USA e il suo braccio armato in Medio Oriente, cioè Israele, si ritengono esenti dal rispetto del diritto internazionale, che interpretano a modo loro e che in questa loro soggettiva interpretazione ritengono siano gli altri tenuti a rispettare, e non loro!

In una società di ladri e assassini a noi interessano non le regole che una simile società fissa per se stessa, ma ci interessano il diritto ed il punto di vista delle vittime. Interessa una democrazia sostanziale che sia fondata sui principi della giustizia e dell’umanità. Per uscire dalla società belluina della guerra di tutti contro tutti era proprio per questo nato lo stato moderno. Gli uomini hanno concepito il principio dell’Autorità legittima erogatrice di ordine, giustizia e sicurezza. Una simile autorità non è più legittima, non è più autorità, quando non offre più né ordine né giustizia né sicurezza. È il caso dello stato “criminale” di Israele.

Di quale “fanatismo” lo scrittore Oz vuole parlarci? Del suo “fanastismo” che non riconosce i principi elementari della giustizia e del diritto naturale? Abbiamo il diritto di dirgli: “ci stai ingannando”? È stato chiamato da un preside, probabilmente sionista, a tenere una “lectio magistralis”? Magistralis di che? Del diritto del più forte sostenuto nei Dialoghi platonici dal personaggio Trasimaco? Certo, un contraddittorio potrebbe essere utile ed istruttivo. Ma chi dovrebbe fare un simile contraddittorio? Forse Ilan Pappe? O Shomo Sand? O Noam Chomsky? Ma come sono stati trattati queste persone? Pappe è stato costretto all’esilio, a seguito di minacce. A Roma gli è stato negato di parlare alla “Sapienza”, con una scusa alla quale nessuna ha creduto, mentre in Monaco di Baviera è uscita allo scoperto la comunità ebraica tedesca, che non accettava la verità che Pappe portava.

La verità consiste in una “guerra ideologica” di cui il Trio è portatore. Non solo continua sotto i nostri occhi lo stesso genocidio che nel secolo XIX fu perpetrato con gli indiani di America, ma grazie alla propaganda, al controllo dei media, alla connivenza dei nostri politici di maggioranza e di opposizione, la cui fortuna politica è determinata dai tanti AIPAC, palesi o occulti, grazie a un vittimismo e a un lavaggio del cervello imposto con programmi ministeriali, si vorrebbe che noi pure applaudissimo ad operazioni come “Piombo Fuso” – condannate perfino dall’«ebreo sionista» Goldostone nel suo rapporto approvato dall’ONU – o a massacri come l’assalto alla nave pacifista “Mavi Marmara”, o allo strangolamento di Gaza, una Lager in nulla inferiore ad Auschwitz!

Cosa viene a fare in Italia Amos Oz? Chi lo ha invitato? Cosa vuole da noi? Applausi? Parli pure! Ma ci lasci dire cosa pensiamo su ciò che dice, ma soprattutto non ci insulti chiamandoci “fanatici”. Nessuno è più “fanatico” di lui, per non dire di peggio. Spero di non dovermi occupare del personaggio, che sarà scrittore grande quanto si vuole, ma a noi non interessa più di tanto, avendo per fortuna di altro e di meglio da leggere. Mai come oggi i “chierici” rivelano la loro natura di “chierici”. Mai come oggi la “cultura” rivela il suo lato “ideologico”, che certamente bisogna saper individuare e denunciare. Se la Cultura, per non essere Ideologia, deve essere in sé inclusiva dei valori di Giustizia, Umanità, Pace, Diritto..., ebbene tutto ciò che è legato al nome di Israele non ne fa parte, anche se i suoi uomini vengono chiamati a tenere Lectio magistralis, che francamente ci sembrano una beffa. Poveri studenti, costretti ad ascoltare di simili lezioni!