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I deboli? Nei loro occhi non c'é il PD

di Gianni Petrosillo - 22/11/2010



bersaniCosa accade al Pd, soggetto politico che stando al mito fondativo delle origini doveva diventare forza di governo responsabile e propositiva, nonché polo catalizzatore delle istanze e dei sogni di quell'Italia normale, per bene, laboriosa, solidale soprattutto con i ceti subalterni e i soggetti fragili della società, tutti  nobili elementi di cui parlavano spesso i dirigenti democratici?

Come mai, almeno a dar retta a Bersani, la Sinistra nata come “l'idea che se guardi il mondo con gli occhi dei più deboli puoi fare davvero un mondo migliore per tutti” è, invece, diventata ricettacolo di baroni, notabili, salottieri, finanzieri, industriali, palazzinari, burocrati, pasdaran del mercato, imbonitori moralisti, bisbetiche ingioiellate dai cui occhi non traluce, nemmeno a concentrarsi sugli sguardi, nessuna empatia verso gli ultimi e i dannati della terra? Già, chissà come mai...E poi i capibastone del Pd si lamentano se Vendola - che il refrain sugli sfruttati lo recita meglio di loro, in ogni momento della giornata e non solo in prossimità delle crisi di governo o delle elezioni - avanza nelle primarie a discapito dei predestinati investiti dai vertici del partito e respinti dalla base. Tali organi apicali, guarda la combinazione, fanno ricadere sempre la loro benedizione su uomini della buona società, professionisti affermati, imprenditori di sé stessi, lacchè pluripremiati al festival della ricchezza; insomma sulla “gente che piace alla gente che piace” ma non piace ai poveri cristi la cui rappresentanza resta sguarnita o affidata alla chiacchiera in politichese. E' vero che i deboli sono inclini al trasporto emotivo e all'infervoramento passionale su base sloganistica e dottrinaria ma gabbali una, due, tre volte ed alla fine riconosceranno il trucco e la retorica che lo precede. Eppure Bersani & c. non sembrano aver imparato la lezione e continuano a battere la medesima strada senza uscita come asini con i paraocchi. C'è una spiegazione per tanta protervia e cecità? Evidentemente sì. Escludendo i tratti psicologici e le carenze soggettive quali l'incompetenza individuale, la scarsa propensione al mettersi in discussione e l'incaponimento caratteriale, resta il nudo dato oggettivo e materiale sul quale la Storia emetterà a breve le sue inappellabili sentenze. Questa oggettività ci dice, per l'appunto, che siamo di fronte ad un gruppo dirigente il quale, da un estremo all'altro della penisola, da Trento a Canicattì, dopo essersi barricato nelle corti di plastica della politica politicante e nei castelli dorati del potere ha perso il contatto col mondo esterno. Dal Palazzo, con le porte sprangate, le finestre sbarrate e le feritoie serrate è impossibile capire quello che succede fuori. Si rischia la sindrome da privamento sensoriale come nei cani, oppure uno stato confusionale così profondo che si finisce per scambiare il proprio angusto perimetro vitale con l'universo intero. Per questo i politici del PD girano intorno alle questioni senza mai tirar fuori qualcosa di originale dalle loro teste; più preoccupati del loro domani che di quello altrui non vedono oltre un centimetro dal proprio naso. Una degenerazione scandalosa se si pensa che la maggior parte di questi odierni “strateghi della polis” viene da una cultura serissima, da una tradizione politica che seppe  a tratti incarnare un ruolo nazionale ed un alto profilo sociale, coniugando abilmente interessi generali e proprio “particulare” ideologico (mi riferisco al PCI). Di questo passato solenne non resta più nulla nell'attuale establishment del Pd, solo vacua demogogia, ghirigori infantili ed elenchi di luoghi comuni da leggere - lo ha fatto Bersani - con la stessa passione  richiesta da quelli telefonici. Cada Berlusconi, si sgretoli pure il governo di centro-destra, perisca persino la II Repubblica, ma pur verificandosi tutti questi eventi, isolatamente o insieme, con cosa si farebbe avanti il Pd? Può una nomenclatura autoreferente, un ceto politico senza prospettive e orizzonti, una masnada di servitori esterofili, una corrida di tori scatenati e matadores senza scrupoli, che si incornano e si infilzano a vicenda per mere ragioni di potere personale, indicare una via al Paese? Possono  costoro tracciare  sorti diverse per uno Stato che hanno contribuito ad affossare? Ne dubito assai, ma ormai non ci resta che aspettare. Nei prossimi mesi il palcoscenico nazionale sarà sconvolto da molti eventi: rotoleranno teste, si dimidieranno partiti e salteranno poli. La geografia politica in Italia assumerà una morfologia diversa da quella che conosciamo ma anche questo non servirà  a portare miglioramenti. Qualcuno sulla stampa nazionale ha parlato di crepuscolo dei post-comunisti. Vero, ma temo che l'imbrunimento sarà generalizzato e riguarderà tutta la classe politica nostrana. Se esistono ancora forze pulsanti (sociali, economiche, politiche) da qualche parte in questo paese, è giunto il momento che escano allo scoperto e giochino la loro partita contro il vecchio mondo in disfacimento, altrimenti le macerie seppelliranno tutti quanti. Mi auguro di sbagliare ma tutti gli indizi indicano questa piccola apocalisse.