Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Agernova. Agroecologia

Agernova. Agroecologia

di Marco Petrelli - 06/12/2010




Todi, un uggioso martedì di fine novembre. Sono in un bar con due amici, uno di loro è in attesa del passaggio per tornare a Perugia. All’arrivo dell’auto scende un signore di mezza età, sicuro di sé, dai modi spicci, uomo coinvolgente.

Mestiere agronomo, peraltro docente presso il rinomato Istituto tecnico agrario di Todi.

Fin qui nulla di strano, penso. Eccetto un particolare: per un quarto d’ora abbondante sono coinvolto nei suoi discorsi, attento a seguire bozze di progetti, conferenze, attività divulgativa.

In due parole: uno storico che finisce per dissertare di scienze forestali, ecologia, o.g.m.

Il professor Giuseppe Altieri è membro di una equipe di professionisti, lo Studio Agernova che, attraverso pubblicazioni, consulenze, collaborazioni con enti pubblici e privati, diffonde la conoscenza (e favorisce l’implementazione) della agro-ecologia.

Agro-ecologia: qualcuno sicuramente scuoterà la testa, in segno di tacito dissenso.

Di fronte alle grandi Società alimentari come la United Fruit Company, Del Monte, Chiquita, sperare in un ritorno ad una economia agricola locale, nel rispetto dell’equilibrio tra uomo e natura, lavoro e territorio, appare come impresa titanica, a tratti impossibile.

Il consumismo sfrenato, conseguenza di una (passata) scarsa regolamentazione del libero mercato, ha spinto la scienza ad asservirsi ai bisogni impellenti di una economia sempre più in rapido sviluppo, spinta ad ampliare gli orizzonti di una coltivazione intensiva, bonificando e rendendo prosperi anche terreni sinonimo di morte, come deserti di sabbia e ghiaccio.

Gli organismi geneticamente modificati sono parto del consumismo, più che della ricerca scientifica e diventano punto focale della dissertazione.

Il professor Altieri propugna un’idea di “economia nazionale”: rivalutare il made in Italy, con particolare attenzione alla diversificazione delle produzioni locali, a tutela sia della salute dei consumatori che dei prodotti autoctoni che, sempre più spesso, sono vittime di regolamentazioni UE (a loro volta influenzate dalle esigenze delle grosse Corporation) , volte ad ampliare il mercato di multinazionali europee ed americane, senza tenere conto delle conseguenze di aziende ed imprese italiane e straniere.

Tematiche importanti che spingono ad altrettanto rilevanti riflessioni.

Prima riflessione. L’Unione Europea, fondata su principi di libera circolazione e scambio di uomini e merci, è ancora influenzata da una visione continentale franco centrica e germano centrica: non esiste, infatti, una vera e profonda valutazione delle necessità dei vari paesi aderenti, valutazione che dovrebbe nascere dalla conoscenza e dall’attento studio del tessuto sociale, dell’identità e della storia delle nazioni del Vecchio continente. Molte delle decisioni di Strasburgo sono figlie dell’ingerenza e del peso politico di Parigi e Berlino, in coerenza con un atteggiamento egemonico maturato nei secoli passati.

Seconda riflessione. Ogm è sovente sinonimo di artifizio, di qualcosa che è contro la legge della natura e quindi pericoloso e dannoso. Discutendo del profilo puramente commerciale dell’Ogm mi trovo d’accordo con le tesi sostenute da Agernova.