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Le dighe della discordia

di Stella Spinelli - 30/05/2006

Le dighe della discordia
Gli indios Kayapò protestano contro la costruzione delle dighe sul rio Xingu, nell'Amazzonia brasiliana
indios kayapò“Le popolazioni indigene del Brasile subiscono aggressioni, omicidi, sfollamenti forzati dalle proprie terre e il governo federale non ha ancora portato a termine l’obiettivo dichiarato di demarcazione di tutte le terre ancestrali”. È così che Amnesty Internacional, nel suo Report 2006, punta il dito anche contro Brasile. “I maltrattamenti delle minoranze e dei settori esclusi continuano e gli indios soffrono di gravi violazioni dei diritti umani”.
Quello che sta accadendo ai Kayapò, infatti, è solo uno delle migliaia di casi denunciati dalla ong britannica.
No alle cinque dighe sul Rio Xingu in Amazzonia. E' quello che vanno ripetendo chiaro e forte da mesi. Hanno anche indetto un’assemblea con i rappresentanti di tutte le tribù per decidere il da farsi. Il progetto voluto dall’impresa Eletronorte, una concessionaria di servizio pubblico di energia elettrica sussidiaria della statale Eletrobras (Centrali elettriche brasiliane), è visto dagli abitanti della foresta come pericolo per l’ambiente, qualcosa di devastante. Inondazioni e distruzione, questi i timori.
A peggiorare la situazione è stata la mancanza di comunicazione. Nessuno, né il governo né l’impresa, si è preso la briga di mettere al corrente gli indigeni, violando così la Costituzione brasiliana che protegge a tutti gli effetti le terre ataviche.
 
Una storia che si ripete. Già nel 1989 i Kayapò si trovarono a dover affrontare una situazione simile. Anche allora si tentò di costruire una diga e anche allora gli indigeni si ribellarono. Organizzarono un grande incontro ad Altamira e riuscirono a sensibilizzare la stampa, locale e internazionale ricevendo un appoggio generalizzato. Adesso, dunque, sanno come muoversi.
 
kayapoStrategie. Trovare alleanze vicine e lontane è il primo passo. La prima cosa da fare era una riunione, e così è stato. Luogo: l’ormai simbolica Altamira. “Convochiamo tutti gli abitanti della Valle Xingu, in modo che si uniscano a noi in una grande manifestazione contro la diga del Monte Belo e le altre che l’Eletronorte intende costruire nella nostra valle, e per proteggere e sviluppare la nostra forza produttiva, le nostre culture e comunità”. Queste le parole usate per lanciare la protesta.
 
In difesa dell'Amazzonia. “Quelle dighe potrebbero provocare effetti catastrofici sull’ecosistema e inondare grandi aree del territorio indigeno”, spiegano i portavoce indigeni. E qualcuno ha anche detto che se il Governo continuerà su queste posizioni, solleverà una vera e propria guerra con i Kayapò. “Siamo stati ingannati”, aggiungono, dato che l’impresa e il presidente Lula non hanno rivelato le loro vere intenzioni, bensì hanno presentato il progetto come un’unica barriera, senza dire che invece sarebbero state cinque gigantesche dighe. Per questo violano la legge nazionale, che stabilisce che tutti i progetti di sviluppo con possibili effetti dannosi per i territori indigeni devono essere discussi con le comunità che vi abitano. E loro hanno la possibilità di portare la discussione al Congresso Nazionale.
 
indigena kayapo con figliaChi fa da sé... Le proteste indios non terminano qui. Con l’occasione, sono stati messi sul piatto della bilancia tutti i problemi derivanti dalla noncuranza governativa. L’inquinamento del fiume Xingu, per esempio, dovuto alla coltivazione massiccia della soia e alle attività collegate all’allevamento del bestiame. “Esigiamo che lo Stato regoli queste attività per impedire la distruzione dell’ecosistema del fiume”, esordiscono, aggiungendo anche lo spinoso problema del confine della riserva, che non sembra venir rispettato dai coltivatori di terre. E la Funai, organo federale preposto a salvaguardare i loro interessi, non muove un dito per aiutarli. Così i Kayapó sono stati costretti a collocare più di sessanta posti di guardia in punti strategici delle frontiere, con uomini di fiducia che pattugliano. E infine una denuncia sulle attività non ecologicamente sostenibili, da sostituire subito, pena un degrado ambientale senza ritorno.
 
In cerca di soluzioni. “Noi Kayapò siamo coscienti che i problemi che minacciano la vita delle nostre comunità minacciano anche molta altra gente, anche non indigena, che vive nella valle – spiegano - La soluzione è lottare insieme, un fronte unico con i coloni del Bajo Xingù e della Transamazzonics, in nome dell’alternativa economica, basata sulla forza produttiva dei locali, solo grazie a risorse sostenibili”. Quindi l’invito a unirsi ad Altamira, in nome della vita della valle e dei suoi abitanti.