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Sovranità nazionale ed europea? No: sovranità nazionale o sovranità europea

di Stefano D’Andrea - 23/02/2011

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Alcuni invocano la “sovranità nazionale ed europea”, una sovranità che dovrebbe essere conquistata nei confronti degli Stati Uniti. Sovranità è termine impreciso ma la proposta politica è chiara. Si vogliono ricollocare geopoliticamente e militarmente l’Europa e gli Stati nazionali che la costituiscono, con tutte le conseguenze che ne derivano per i vecchi trattati internazionali, in primo luogo quelli relativi alla NATO. Si propone una indipendenza di giudizio che è prima di tutto culturale. Si pretende di prendere atto che l’unilateralismo statunitense, ossia la posizione di forza esercitata nell’ultimo ventennio quasi senza resistenze (in ambito europeo), è un dato del passato. Aggiungerei che gli Stati europei dovrebbero cessare di copiare e trasportare in Europa  istituti giuridici alieni, estranei alla tradizione continentale e che da lungo tempo disordinano i nostri ordinamenti, fino a minarli nelle fondamenta. Tutti obiettivi sacrosanti, che tuttavia si raggiungono esercitando la sovranità che Europa e Stati nazionali hanno e non conquistando una sovranità che non hanno.

Un popolo può essere elemento di uno Stato che ha la sovranità e tuttavia avere un atteggiamento di ammirazione, magari stolta e smodata, per un altro popolo. Un popolo di uno Stato sovrano può essere assoggettato al  (o comunque condizionato dal) potere economico espresso da un popolo straniero. Nonostante la sovranità, un popolo, a causa del fatto che non creda in se stesso, può continuare a vivere nel rispetto di trattati internazionali stipulati in altri tempi, trattati che lo pongono in condizione di svantaggio e sottomissione rispetto ad altri popoli. Un popolo, pur essendo elemento di uno Stato sovrano, può essere incapace di far sbocciare o sviluppare una cultura nazionale originale e profonda, perché il popolo e le classi dirigenti sono ammaliati dalla cultura, dalla ideologia e dalle dottrine del paese dominante.

Il dominio è in primo luogo egemonia culturale ed economica, poi, quando serve e nella misura in cui è necessario, è dominio politico-giuridico-militare. Quando il rapporto di dominio è costituito da una volontaria o servile o inconsapevole sottomissione – la chiamerei sudditanza -,  se astrattamente lo Stato può emanare norme senza vincoli giuridici esterni  e ordinare la vita del popolo a proprio piacimento, anche recedendo da trattati internazionali, lo Stato è sovrano. Le possibili ritorsioni politiche, economiche e militari di un altro Stato (lo Stato dominante) sono la prova della sovranità e non la ragione della pretesa mancanza di sovranità. L’Iraq di Saddam era sovrano; oggi l’Iraq non lo è. Il Venezuela è sovrano. La Cina è sovrana. La corea del Nord è sovrana. Anche l’Italia è uno Stato sovrano (salvo la limitazione della sovranità a favore dell’Europa di cui si dirà).

Gli Stati europei e l’Europa insieme, nelle materie di rispettiva competenza, sono assolutamente sovrani. Questo è un dato di fatto indiscutibile. Che poi esercitino (e soprattutto abbiano per lungo tempo esercitato) la sovranità in modi e forme servili, dipendenti, deboli, attuando le idee derivanti dall’egemonia statunitense, accettando sul proprio territorio basi militari statunitensi, in forza di vecchi trattati dai quali potrebbero recedere in base alla clausola rebus sic stantibus, ciò dipende esclusivamente dai popoli europei e dalle classi dirigenti che essi sanno esprimere.

Pensiamo soltanto alla guerra contro la Jugoslavia e in particolare alla guerra contro la Serbia. Essa non è stata soltanto un atto criminale e imperialistico, è stata soprattutto un atto di viltà senza precedenti storici. I più importanti Stati europei volevano muovere guerra contro un piccolo Stato, la Serbia, e che fanno? Decidono di far fare la guerra agli Stati Uniti. Non ricordo un solo guerrafondaio che abbia proclamato: “la guerra la dobbiamo fare ma la dobbiamo fare noi, non farla fare agli statunitensi. Siamo noi che dobbiamo bombardare; siamo noi che dobbiamo scendere sul territorio nemico e sconfiggere l’esercito serbo!”. Né rammento un solo pacifista che, dopo aver negato che si dovesse fare la guerra per uno o altro motivo, in subordine abbia esclamato: “se proprio si deve fare la guerra dobbiamo farla noi; dobbiamo spendere il nostro denaro e versare il nostro sangue!”.

Quando si è servili, non ci si concepisce come popoli e si è soltanto un agglomerato di micro e macro interessi economici, si giunge a compiere azioni miserabili, come la guerra contro la Serbia. Se, come persone, compissimo azioni simili nella vita quotidiana, per esempio se ci rivolgessimo a qualcuno perché picchi l’amante di nostra moglie,  ci sentiremmo viscidi e spregevoli; e comunque così saremmo considerati da chi ci sta attorno.

Europa e Stati europei, dunque, hanno la sovranità ma la esercitano in modo miserabile e servile. Perciò il proposito politico che si suole esprimere rivendicando “sovranità nazionale ed europea” dovrebbe essere espresso diversamente: gli Stati europei e l’Europa devono esercitare la sovranità a tutela dei propri interessi e per lo sviluppo delle loro tradizione, staccandosi dai legami politici, militari e in primo luogo ideologici e culturali che da lungo tempo intrattengono, sempre in posizione di comprimari, con gli Stati Uniti.

Ho scritto “dovrebbe essere espresso” (il proposito politico) e non “deve essere espresso”, perché invero, chiarito il significato della imprecisa – ma sacrosanta – invocazione della sovranità degli Stati europei e dell’Europa, sorge il problema vero della sovranità. Quale è oggi l’entità sovrana? Gli Stati europei o l’Europa? Bisogna mantenere l’attuale ripartizione di competenze? Variarla ora in favore degli Stati ora in favore dell’Europa? Variarla solo in favore degli Stati? Variarla solo in favore dell’Europa? Sono problemi che i sostenitori della “sovranità nazionale ed europea” tendono ad obliterare, perché potrebbero generare divisioni all’interno del già ampiamente minoritario schieramento radicale, il quale (per ora) si esprime per lo più sulla rete di internet. Eppure senza sollevare e risolvere quegli interrogativi, nessuna rigorosa dottrina potrà sorgere. E senza dottrina non potrà esservi azione, salvo rivolte e ribellioni che possono distruggere senza costruire.

Il vero problema della sovranità, dunque, è tutto interno alla dialettica Unione europea – Stati nazionali ed è problema, ovviamente, che merita un’autonoma trattazione. Aver individuato il vero problema e aver mostrato come sia falso il problema della "sovranità nazionale ed europea" appare già risultato di non poco rilievo: orgoglio, coraggio, desiderio di autonomia, libertà e spirito di sacrificio sono ciò che serve per esercitare nel migliore dei modi la sovranità e liberarci dalla sudditanza (non  vincolo ma sudditanza, in primo luogo culturale) nei confronti degli Stati Uniti; qual è l'unità politica che oggi è sovrana, anche se debole e permeata di una sudditanza che ormai ha perso tutte le giustificazioni storiche, un tempo fondate sulle cause che l'hanno generata? qual è l'unità politica che deve essere sovrana?