Siamo uomini o ‘colonnelli’?

di Alessia Lai - 24/02/2011

Muammar Gheddafi è diventato la caricatura di se stesso.
La sua sfortuna è stata quella di non morire giovane: avesse lasciato questo mondo qualche tempo dopo la Rivoluzione del ‘69 sarebbe rimasto negli annali come il liberatore del popolo libico dalla tirannia monarchica.
Un’icona.
La sua immagine stilizzata avrebbe magari trovato posto su magliette verdi anziché rosse. Ne avremmo letto avvincenti biografie.
Purtroppo per lui, e - visto come stanno andando le cose -per gran parte dei libici, il “colonnello” ha una fibra forte.
Ernesto Guevara aveva l’asma, era effettivamente un po’ gracilino, il “colonnello” no.
Il “beduino combattente” ha superato indenne un buon numero di attentati - tanto di cappello - e affrontato le bombe nordamericane che gli tolsero, nel ‘73, una figlia.
Ma c’è un tempo per tutto.
E non possono bastare un lifting e qualche punturina di botox a far rivivere i fasti del passato.
Il suo Libro Verde, letto martedì sera tra una minaccia e l’altra, mentre incitava il popolo libico a tuffarsi in una guerra fratricida, è diventato il paravento di un delirio di onnipotenza oramai irreversibile.
In tanti affermano con certezza la presenza di una mano straniera dietro all’insurrezione contro il “colonnello”. Non è escluso. La Libia è un innegabile centro di interessi geostrategici nel Mediterraneo.
Ma Muammar Gheddafi si è specchiato per 42 anni nella sua idea di Rivoluzione, che invecchiava al suo posto mentre lui cercava di restare giovane nel fisico - grazie ai miracoli della chirurgia estetica - e un invincibile leader rivoluzionario nella fantasia del suo popolo.
Se, come dice Fidel Castro, la Nato è pronta a invadere la Libia per rubare il suo petrolio, stavolta il “colonnello” le ha regalato le chiavi di casa.