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Quella divampata in Libia non è una cyber-rivoluzione

di Umberto De Giovannangeli - 26/02/2011

L’avanzata delle tribù che hanno rotto il patto con il Colonnello
Quella divampata in Libia non è una cyber-rivoluzione o una rivolta centrata sull’esercito come in Egitto e TunisiaA minacciare il potere di Gheddafi sono i 140 gruppi ai quali appartengono l’85% dei libici


Non è la «cyber-rivoluzione» dei ragazzi di Piazza TahrirNon è la rivolta centrata sull' esercito modello Tunisia ed Egitto contro i raìs da sempre al potereIn Libia è una storia diversaLa fine per Gheddafi si chiama tribù: Warfala, Zintan, Rojahan, Orfella, Riaina, al Farjane, al Zuwayya, TuaregLe stesse che nel 1911 affrontarono gli italiani durante la guerra di LibiaSono loro il passato che non passa: le grandi tribù che hanno rotto quel «patto» che ha rappresentato uno dei pilastri fondamentali del quarantennale potere di Muammar GheddafiSono le tribù, oltre 140 alle quale appartengono l’85 per cento dei libici, a essersi sollevate in Libia, non i giovani intellettuali né le masse operaie, che nel Paese sono perlopiù composte da lavoratori stranieriSono loro che potrebbero assestare il colpo definitivo al regime del ColonnelloE con le grandi tribù la comunità internazionale dovrà fare i conti nella Libia del dopo-raìsPer evitare la polverizzazione dello StatoPer scongiurare una nuova Somalia.
Le alleanze si sono ridefiniteNuovi patti sono stati siglatiQuesto ha segnato la fine del raìsCiascuna delle principali tribù è rappresentata nell'establishment militare e nei comitati popolari e rivoluzionari costituiti da Gheddafi dopo la presa di potere nel 1969Alcuni clan sono da decenni in lotta tra di loro per il potere, ma il conflitto fino a pochi giorni fa era rimasto latente, anche grazie all'attività di mediazione dello stesso leader e ai proventi di petrolio e gasUna mediazione che è saltataDefinitivamente.
I Tuareg, che in Libia sono mezzo milione, hanno accettato la «chiamata alle armi» della tribù Warfala, che conta oltre un milione di abitanti nel PaeseInoltre uno dei leader Warfala ha dichiarato che Gheddafi «non è più un fratello» e deve lasciare la LibiaI leader della tribù Warfala sono tra i principali oppositori del governo, al punto che, secondo alcune fonti, nel 1993 organizzarono con alcuni generali dell'Aviazione un tentativo di colpo di Stato contro il Colonnello poi fallitoE il capo della tribù al Zuwayya del deserto orientale avrebbe minacciato di interrompere le esportazioni di greggio se le autorità non porranno fine alla repressioneDomenica    scorsa anche la tribù degli Orfella, che conta novantamila persone, ha deciso di sostenere la rivoltaNei giorni scorsi, i leader delle tribù Warfalla e Zuwayya, concentrate nella zona orientale del Paese, hanno ritirato il loro appoggio a GheddafiGli Zuwayya hanno persino minacciato di ostacolare le esportazioni di greggioE le numerose altre tribù della Cirenaica (Zuwayah, Awaqir, Abid, Barasa, Majabrah, Awajilah, Minifah, Abaydat, Fawakhir ed altre ancora) sembrano aver seguito questa sceltaTutta la popolazione della Cirenaica, d’altronde, ha sempre considerato il golpe del 1969 contro re Idris e la monarchia Senussi alla stregua di un’egemonia dei libici «occidentali» sulle sorti del PaeseDiversa la situazione nella TripolitaniaQui l’adesione della tribù Zintan, originaria della città omonima situata a sud di Tripoli, alla protesta contro Gheddafi, ha sì portato il dissenso nella zona occidentale del Paese, ma ha confermato per rivalità tribali quelle di Rayaina, Siaan, Hawamed e Nawayel nel campo oppostoPrima leali e ora «neutrali» risultano i clan berberi della zona di MisurataAnche nel vasto Fezzan, la parte meridionale del Paese, esiste un’intricata composizione tribaleAccanto ai Mahamid arabi, troviamo le tribù non arabe dei Tabu, che popolano le zone di Qatrun e Sabha e l’oasi di KufrahContro Gheddafi si sono schierate anche la maggior parte delle tribù del sud della Libia e il clan degli al-Furjan, i cui appartenenti vivono in prevalenza nella città di Sirte.
«Nel breve termine le prospettive per la Libia sono molto cupe rileva Robert Danin, arabista del Council on Foreign Relations di New York perché non è chiaro se riuscirà a sopravvivere come nazione unita oppure se a prendere il sopravvento sarà l’identità di un Paese decentralizzato, nel quale l’identità collettiva è molto debole mentre a prevalere sono le fedeltà a tribù e clan con le radici nei secoli passati»«La tribù Magariha da una parte è grata a Gheddafi che ha ottenuto dalla Gran Bretagna la liberazione di Baset al-Megrahi» già imprigionato per il coinvolgimento nell’attentato di Lockerbie «ma dall’altra non ha dimenticato la defenestrazione di Jallud ( l’ex primo ministro che il Colonnello ebbe al fianco per quasi dieci anni prima di defenestrarlo, accusandolo di complottare contro di lui, ndr) « ancora vissuta come una grave offesaPoiché i Magariha sono stimati in quasi un milione di anime, sono bene armati ed economicamente forti risulteranno decisivi nel rovesciamento deel raìs e nella definizione dei nuovi equilibri di potere nella Libia del futuro», riflette l’accademico egiziano Faraj Abdulaziz Najam, specializzato in storia libica«La tribù (qabila) è l’unica istituzione che da secoli ha plasmato, difeso e regolato la società delle popolazioni arabe (e in minima parte berbere) che hanno abitato le regioni chiamate all’inizio del Ventesimo secolo dai colonizzatori italiani Tripolitania, Cirenaica e Fezzan», rimarca su Limes Aldo Nicosia«L’affermazione del sistema politico tribale prosegue Nicosia fortemente voluto e sostenuto da regime di Gheddafi proprio per impedire la nascita di una società civile, basata su istituzioni pluralistiche e democratiche (cui contrappone la banale demagogia dello slogan del “potere alla masse”), comincia a provocare il ripiegamento del libico verso la tribù di appartenenza, e parallelamente fa sprofondare il Paese nella corruzione, a tutti i livelli»Un’appartenenza tribale destinata a segnare il presente e il futuro della LibiaCon o senza il raìs».