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Ecco perché l'Italia deve dire di no ad azioni di guerra

di Ida Magli - 14/03/2011




Non ci sono prove, non ci sono documenti, è vero; ma è la logica che lo dice: l'islamismo
sta per darci l'assalto finale. La logica lo diceva già da molti anni, quando si poteva
ancora parlare di previsioni più che di fatti, mentre i politici, i leader, anche
quelli religiosi, lo negavano. Stiamo dialogando in maniera molto costruttiva con
tutti i paesi mediterranei, ripetevano a chiunque avanzasse qualche dubbio, e non ci
sarà nessun conflitto perché la volontà che prevale è quella dell'integrazione,
della tolleranza, del rispetto. L'assurda idea che essere bagnati dalle acque del
Mediterraneo significasse essere simili è il frutto di quella sciagurata teoria che
è la geopolitica, un'invenzione che dobbiamo all'amico di Hitler, Karl Haushofer, e
che induce a tremendi errori perché guarda ai territori come se non vi fossero i popoli
ad abitarli. Tutto il progetto a lungo accarezzato dall'Europa per coinvolgere il
Nord dell'Africa, in quanto bagnato dal Mediterraneo, nella propria area
economico-politica è andato in frantumi in questi giorni proprio perché erano stati
ignorati i popoli. Popoli di cui l'Occidente si ostina a sottovalutare la forza
culturale islamica, la fede che li sostiene e che li guida, l'abisso storico e
psicologico che li separa da noi.

Non si pensi che il terremoto attuale non sia stato preparato e fatto scoppiare in base
ad un piano preciso finalizzato alla sopraffazione dell'Europa. Per questo si è
sviluppato in brevissima successione dall'Egitto alla Libia senza che a tutt'oggi
si sappia con precisione chi abbia dato fuoco alla miccia, quali siano le forze in
campo, che cosa si prefiggano i ribelli. Il caos a poca distanza da noi, dall'Italia
soprattutto, significa soltanto una cosa: che si vuole costringere l'Europa, e
l'Italia, a prendere posizione. E che questa posizione, guerra o non guerra,
giustificherà il trasferimento di migliaia di africani, di musulmani, nel nostro
territorio. Lo scopo è questo; tutto il resto - libertà, diritti umani, democrazia,
petrolio - costituisce soltanto la solita occidentalizzazione del problema, visto
che l'Occidente, l'America soprattutto, ritiene di potersi ancora servire di tali
fragili bandiere per mettere i piedi in casa altrui.

Per l'Italia e per l'Europa, però, questa è l'ultima possibilità di affermare la
propria volontà di continuare ad esistere. Bisogna cambiare del tutto
l'atteggiamento tenuto fino adesso di superiore benevolenza, di comprensione, di
tolleranza, di solidarietà. Il primo e unico obbligo dei governanti è quello di
proteggere il proprio popolo e i suoi beni. Quindi l'integrità del territorio, della
cultura, dell'identità, di tutto ciò che un popolo possiede.

Qui non si tratta di uno "scontro di civiltà", come spesso si è detto; quella che ci
viene imposta con l'immigrazione è l'astuzia di una strategia che non ha bisogno di
"scontri", che sfrutta i valori di cui ci facciamo vanto per vincerci senza armi,
esclusivamente con la propria presenza. L'Italia non può consentire, dunque, ad
azioni di guerra, da chiunque siano decise, perché provocherebbero gravissime
azioni di guerra presso di noi e disordini e stragi di lunghissima durata nei paesi
africani. Nessun interesse economico può giustificare un tale scenario. Ma
soprattutto non ci salverebbero dall'immigrazione che ne è l'unico scopo.

Il governo deve dare subito il segnale che a nessuno sarà permesso di superare i nostri
confini non lasciando apparire al di qua del limite neanche l'ombra di una barca e
sospendere il trattato di Schengen, senza timore di reazioni negative da parte
dell'UE, perché è l'Italia ad avere il coltello dalla parte del manico: non può
esistere un'Europa senza l'Italia. Dove porrebbe i propri confini? Quale
credibilità avrebbe il concetto stesso di un'Europa unita senza l'Italia che ne ha
tracciato con i Romani il profilo e la storia fondando Parigi, Londra, York,
Strasburgo, che ne ha creato le lingue e il diritto, che ne ha irradiato la religione e
custodisce la sede del Papato? Abbiamo il diritto e il dovere di salvare tutto questo.

Ida Magli