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Un appello per la Libia

di Giulietto Chiesa - 19/03/2011



sarkaddafi

Mi proponevo di scadenzare i miei interventi a ritmi più lunghi, ma la crisi mondiale galoppa a tale velocità che non si può restare indietro. Poiché temo che siamo alla vigilia di una guerra, questa volta alle nostre porte, ritengo mio dovere dire cosa sta succedendo. Lo faccio non da solo, ma insieme ad altre persone che stimo. Forse contiamo poco, ma, per quel poco, abbiamo deciso di far sentire la nostra voce. Per un dovere non solo politico ma soprattutto morale.


Noi non usiamo due pesi e due misure. E ricordiamo, per esempio, il silenzio che accompagnò l’eccidio dei palestinesi della striscia di Gaza. Allora nessuno gridò all’intervento militare contro i massacratori e contro uno stato sovrano quale Gaza era già divenuto. Adesso ci risiamo con gli interventi “umanitari”.

Stare zitti non si può. L’appello che vi proponiamo di firmare è il parere comune di un gruppo di privati cittadini. Altri, se vorranno, potranno aggiungersi.

 

No all’intervento militare contro uno stato sovrano

Dopo il voto, inaccettabile, del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite che ha autorizzato, insieme alla no-fly zone, il ricorso a “tutte le misure necessarie” (di fatto il via libera ai bombardamenti), si moltiplicano le notizie di un imminente intervento militare anglo-francese (con una misera foglia di fico araba) sulla Libia.

Noi, che siamo cittadini di un paese che porta grandi responsabilità per la situazione che storicamente si è creata in quel paese, ci dichiariamo disponibili a sostenere ogni azione legittima che contribuisca a fermare lo spargimento di sangue e a trovare una soluzione politica alla crisi, mentre dichiariamo la nostra ferma contrarietà a ogni azione bellica condotta dall’esterno contro un paese sovrano. Quale che sia il regime, quale l’ordinamento che lo regge, la Libia resta un paese sovrano. Un paese diviso, in preda a una guerra civile assai grave, che ha già prodotto migliaia di vittime, ma non vi sono tribunali esterni, tanto meno armati, che potranno sciogliere legittimamente i nodi che vi si sono aggrovigliati. Non c’è alcuna legittimità in questa impresa, se verrà tentata.

L’obiettivo è consegnare la Libia a un partner affidabile in qualità di fornitore di materie prime energetiche. Sappiamo già che la no-fly zone sarà presa come pretesto per bombardamenti, come al solito “chirurgici”, di cui altri morti, militari e civili, saranno il prezzo che il popolo libico dovrà pagare. Ironia della sorte, toccherà di nuovo a Francia e Inghilterra il ruolo infausto che assunsero nella lontana crisi di Suez. Allora agirono apertamente nel loro interesse. Oggi fingono di farlo per ”ragioni umanitarie”.

Marino Badiale
Maria Bonafede
Gennaro Carotenuto
Angelo Del Boca
Tommaso Di Francesco
Giulietto Chiesa
Massimo Fini
Maurizio Pallante
Fernando Rossi
Alex Zanotelli

Firma la petizione di “Uniti e Diversi” contro l’intervento militare in Libia.