Riforma della Giustizia, lo scandalo è un altro
di Marcello Foa - 15/04/2011
Come, immagino, la maggior parte di voi sono rimasto colpito dalla reazione della sinistra alla riforma della Giustizia. manifestazioni in piazza, popolo viola scatenato, ostruzionismo in aula, deputati che annunciano “un Vietnam dentro e fuori l’aula”. Mi sono detto: sta a vedere che questa volta Berlusconi l’ha combinata davvero grossa. E allora sono andato alla ricerca non di commenti pro o contro, ma di articoli che spiegassero i contenuti della riforma. Li ho trovati facilmente e il responso è chiaro: le modifiche mi sembrano tutto sommato marginali. Non è certo una rivoluzione; anzi, come riforma, mi sembra tutto sommato blanda (qui punti).
Ci vorrebbe ben altro. La questione fondamentale non è la prescrizione, ma la lentezza della Giustizia, addebitabile a un sistema giudiziario azzoppato da norme sovente bizantine, ma anche alla scarsa efficienza dei giudici e dei pm e a norme che, nella realtà dei fatti, sottraggono i magistrati a qualunque responsabilità.
Gli unici cittadini al di sopra della legge sono loro, le toghe.
Di questo bisognerebbe parlare in un Paese serio. E invece si risolve tutto nel solito teatrino, con i soliti schemi, i soliti scopi, il solito totem (Berlusconi). Il tutto condito da una solenne dose di ipocrisia. Perchè alla fine cambia e la Giustizia – per il cittadino spesso invocato ma poco rispettato – non migliora mai.
O sbaglio?