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La lezione della Crimea: è possibile fare qualcosa.

di Stefano Serafini - 12/06/2006

Fonte: Stefano Serafini



I marines, assediati dalla popolazione civile, se ne vanno dalla Crimea.
Il portavoce della Nato ha cercato di minimizzare: non erano marines, ma
civili impegnati in un'esercitazione militare, ed è ora che tornino
dalle loro madri.

La gioia della popolazione locale si è sciolta in lacrime e canti
patriottici della seconda guerra mondiale, inneggianti alla vittoria sui
nazifascisti.

Due deputati della Duma hanno voluto seguire gli autobus dei marines
fino in aeroporto, per accertarsi che lasciassero veramente il
territorio nazionale e che non si spostassero semplicemente in un'altra
area del paese. Ma in aeroporto non sono stati ammessi, in spregio della
Costituzione, e hanno anche ricevuto una bastonatura dalla polizia. Il
clima dunque continua a restare incandescente, mentre si prepara una
grossa battaglia parlamentare da dove potrebbero uscire nuove elezioni.

Viene da osservare che la fuga dei militari americani avviene prima che
la Rada di Kiev discuta il problema NATO, dopo il rimando ottenuto da
"democratici" deputati arancioni a furia di pugni e microfoni strappati.
Il parlamento ucraino ha infatti subito un forte riequilibramento dopo
le ultime elezioni, ridimensionando fino alla minoranza lo schieramento
arancione, accusato di aver tradito gli ideali e gli slogan grazie ai
quali era salito al potere due anni fa, e di aver voluto servire
soltanto gli interessi della potenza USA gettando il paese nella
peggiore crisi politica ed economica dallo scioglimento dell'URSS. Il
voto rischiava dunque di avere ricadute disastrose sullo stesso progetto
di espansione a Est della NATO.

L'arroganza del presidente Yushenko e del suo governo, che sulla
faccenda del gas ha ammesso di aver rubato grosse quantità dalle
forniture di metano dirette alla UE, ha irritato la Russia e la Comunità
Europea. Il braccio di ferro si è concluso nel peggiore dei modi per la
repubblica ucraina, che ha pagato l'interessato appoggio diplomatico
della Polonia e degli USA, con un sostanziale isolamento nei confronti
di tutti gli altri partner dell'area. In particolare la "guerra" con la
Russia si è tradotta in un aumento dei prezzi calmierati del gas al
livello commerciale, e nell'interruzione dell'esportazione di generi
alimentari nella Federazione Russa, con una perdita molto importante
nella bilancia commerciale. La ventilata entrata dell'Ucraina nella
NATO, sui cui pericoli la scorsa settimana si è espresso un allarmato
ministro degli esteri russo, Lavrov, costerà inoltre all'Ucraina milioni
di euro per la riconversione dell'armamento, con l'obbligo di acquisto
di munizioni e armi da fornitori esteri. Ci si domanda: per fare la
guerra a chi?

La scorsa settimana la Germania ha fatto osservare preoccupata che
l'Ucraina non ha ancora iniziato a organizzare le scorte di metano per
il prossimo inverno, ventilando il rischio di una crisi energetica molto
più seria della precedente, capace di coinvolgere la produzione
industriale europea.

Naturalmente di queste cose deve scrivere su Internet un privato
cittadino, visto che la nostra stampa, i nostri telegionali e i nostri
politici sono impegnati con cose più serie e importanti, come i mondiali
di calcio.

Cordiali saluti,

Stefano Serafini