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Cattiva architettura

di Slavoj Žižek - 23/08/2011

Fonte: needleandglobe




Per Nikos Salingaros, dedicarsi a questioni formali o critico
ideologiche invece che allo sforzo di adattarsi alla natura e ai bisogni
dei normali esseri umani, definisce la "cattiva architettura". Essa
genera disagio nelle persone, se non vera e propria malattia. Bersagli
di Salingaros sono quegli architetti postmoderni che esaltano il
significato a spese delle concrete esperienze della gente che ha usato i
loro edifici. Prendete Bernard Tschumi, per es. Partendo dalla premessa
che non esisterebbe alcuna relazione fissa tra la forma architettonica e
gli eventi che hanno luogo al suo interno, ne ha tratto una conclusione
socio-critica: questa disconnessione aprirebbe lo spazio per uno scavo
critico. Il ruolo dell'architettura non consiste nell'esprimere la
struttura sociale esistente, ma nel funzionare come uno strumento di
messa in questione e revisione di quella struttura. Il contro-argomento
di Salingaros sarebbe: dovremmo perciò far sì che le persone ordinarie
soffrano e magari si ammalino nelle loro costruzioni, soltanto per
imporre loro il messaggio critico-ideologico che essi vivono in una
società alienata, mercificata e antagonistica? Koolhaas aveva ragione a
rifiutare quello che con disprezzo definisce il "moralismo fondamentale"
dell'architettura, e a dubitare della possibilità di ogni pratica
architettonica direttamente "critica". Tuttavia, la nostra questione
verte non sul fatto che l'architettura dovrebbe essere in qualche modo
"critica", ma sul fatto che non può non riflettere e interagire con gli
antagonismi sociali e ideologici: più cerca di essere pura e puramente
estetica e/o funzionale, più riproduce quegli stessi antagonismi.

(Slavoj Žižek, Living in the End Times, Architectural Parallax, p. 273-4
- trad. italiana: Vivere alla fine dei tempi, Ponte Alle Grazie, Milano,
2011)