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Uccelli: il 10% è volato via dall'Italia

di lanuovaecologia - 20/06/2006

cardellino
cardellino
Diminuisce la presenza dei volatili nelle campagne, soprattutto in Pianura padana. I risultati di uno studio della Lipu e del Centro ornitologico. A rischio la presenza della rondine, del cardellino, e dell'allodola
Dal 2000 ad oggi c’è stato un calo della presenza di volatili in Italia del 10% e tra i volatili più a rischio ci sono la rondine, il cardellino, l'allodola. Lo rileva il progetto Mito2000, Monitoraggio italiano ornitologico, di cui sono stati presentati oggi a Milano i risultati dei primi sei anni di attività e che ha il compito di monitorare
le variazioni della popolazione avicola su tutto il territorio italiano, specialmente nelle aree agricole.

Coordinato dal Ciso (Centro Italiano Studi Ornitologici) e dall'associazione FaunaViva, in collaborazione con Lipu – BirdLife Italia, il programma di monitoraggio ha avuto come oggetto l'osservazione di 72 specie comuni di uccelli. Quasi un terzo di esse mostra un calo significativo, seguendo le stesse dinamiche che sono già in atto da tempo a livello continentale. A rischio, dunque, rondine, cardellino e allodola.

A partire dal 2000, nell'ambiente agricolo, dove nidifica la maggior parte degli uccelli, ben il 70 % delle specie ha registrato un decremento, del 10 % in media, con la Pianura Padana a guidare la classifica delle zone meno ospitali per i nostri volatili. Questi dati non sono solo un campanello d'allarme perché si attuino degli efficaci piani di conservazione delle specie, ma anche un segnale che la gestione del territorio non segue criteri d sostenibilità. «Gli uccelli – spiega Lorenzo Fornasari, coordinatore nazionale del progetto Mito2000, sono un gruppo ricco e diversificato, in grado di esprimere in modo precoce i cambiamenti che avvengono nell'ambiente che ci circonda, sono una sorta di termometro».

La rondine, tipica della pianura padana, specie nelle aree lungo il fiume, tra il 2000 e il 2005 è diminuita, in media, del 13,6%, mentre il comune passerotto, in città come in campagna, è scomparso al ritmo di un -27,1% nello stesso periodo.

In particolare, secondo Claudio Celada, direttore dell'Area Conservazione Natura della Lipu, «molte specie dell'ambiente agricolo, con la loro diminuzione, ci dicono che le pratiche e le politiche agricole portate avanti finora non sono sostenibili». L'intensificazione della produzione e l'uso di prodotti chimici rendono le aree agricole sempre meno popolate dai volatili comuni. Un'altra delle cause che sicuramente influiscono – prosegue Fornasari – è la scomparsa dagli ambienti agricoli di elementi come le siepi e i filari, o di zone non raccolte, che hanno sempre costituito risorse alimentari preziose per i volatili».


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