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Steve Jobs ha cambiato il mondo. In peggio.

di Martino Mora - 09/10/2011

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Steve Jobs è morto da poco e non si erano  mai spese tante parole di cordoglio ed ammirazione per la morte di un magnate dell'industria.  Qualcosa di simile è accaduto forse soltanto con la morte di Gianni Agnelli, nel 2003, ma quella volta  il fiume di parole riguardò soltanto l'Italia. Qui invece ci troviamo di fronte ad un fenomeno mondiale.  Da Barak Obama  che ha sfoderato un'altra delle sue stupidaggini: “Jobs ha portato felicità a milioni di bambini ed adulti”, ai nostri conformisti della carta stampata (Beppe Severgnini ed suoi emuli), dal filosofo della mutua Stefano Moriggi,  fino al punto più alto dell'intelligenza nazionale, rappresentato dal magnifico tandem Jovanotti-Veltroni, si sono spesi complimenti ed iperboli per esaltare la grandezza e la genialità del magnate delle nuove tecnologie.
Chi scrive  invece osserva da anni l'abbrutimento omologante delle persone, che passano il tempo a comunicare parole vuote invece di fare di meglio. Tutte uguali, tutte col telefonino nuovo, tutte con l'I-pad, l'I-pod, l'I-phone, lo Smart-phone, tutte a parlare come zombie in mezzo alla strada o sui tram senza rispetto per gli altri e per la propria intelligenza. Oppure intente compulsivamente a mandare messaggi inutili che fanno strazio della lingua italiana. Crediamo di essere più liberi, ma siamo solo povere vittime del consumismo tecnologico che arricchisce a dismisura gente come Jobs. E' stato paragonato a Gutemberg da quel mediocre politicante  di nome Walter Veltroni, ma il paragone è del tutto improprio. Gutemberg ha portato il libro a stampa, cioè la cultura per tutti.  Jobs  ha portato a tutti il superfluo.
  Jobs ha imbottito  la testa della gente con migliaia di spot pubblicitari per convincerli che senza l'I-phone non possono vivere  felici, allegri, alla moda.( ha avuto successo: ora ci crede persino Obama).Questo è il punto decisivo. Nella pervasività della mercificazione del mondo di cui Jobs  è stato  un grande protagonista, un vero bombardatore mediatico e pubblicitario. .E poi l'enorme livello che allontana  Jobs da Gutemberg e li rende imparagonabili  è che la cultura passa attraverso il libro per tutti ( anche e-book,  lo concedo), e non attraverso il telefonino o l' I -pod o l'I-phone  per tutti. C'è una bella differenza.  
Qualcuno potrebbe dire che Jobs non mirava consapevolmente ad accentuare l'omologazione universale nella quale viviamo. A livellare gli uomini rendendoli degli avidi consumatori di tecnologia che fanno tutti le stesse cose.  In realtà è ciò a cui ha sempre mirato, anche prima dei suoi concorrenti.  Ha scritto John Sculley, il dirigente che cacciò Jobs dalla Apple prima del suo trionfale ritorno: “Per lui Apple avrebbe dovuto diventare una meravigliosa società di prodotti di largo consumo”. Purtroppo Jobs è riuscito ad imporre la sua strategia contro Sculley e gli altri. Ha giocato sulla massificazione e l'omologazione degli individui per vendere i suoi prodotti, e al contempo ha contribuito a massificarli ed omologarli ancora di più.
Questo pifferaio magico, come altri, ha usato tutte le armi pubblicitarie per far passare nella testa della gente l'idea che la felicità passa dai beni superflui, beni sempre nuovi e sempre rinnovabili in tempi brevissimi,  fatti apposta per divenire obsoleti prestissimo, per lasciare posto a una nuova campagna pubblicitaria per un nuovo prodotto, altrettanto effimero, altrettanto superfluo.
Certamente non è stato l'unico tra i grandi imbonitori ed affaristi del consumo, ma solo uno dei più scaltri ed abili nel condizionare la gente per trarne profitti. Tra costoro ha soltanto un posto d'onore.
 Proprio per questo ridimensionerei in parte anche la sua intelligenza (senz'altro reale ) perché per quanto grande protagonista del sistema capitalistico-consumistico, ne è stato al contempo una semplice ruota dell'ingranaggio. Quanto si può essere protagonisti di un meccanismo che procede comunque senza di te? Di un meccanismo anonimo come il capitalismo dei consumi che tanto va avanti lo stesso secondo il principio della crescita infinita? Jobs ne è stato uno dei grandi attori e beneficiari. Ma il sistema procede lo stesso, rifiutando l'idea di limite. Fedele soltanto al grande imperativo: crescere crescere, consumare consumare, sempre di più sempre di più.

Quindi chi è stato Jobs?  E'' stato l'uomo dell'idolatria della merce, della mercificazione integrale dell'esistenza attraverso la creazione di sofisticati aggeggi tecnici creati apposta per divenire obsoleti dopo sei mesi, e assolutamente inessenziali nella vita dell'uomo.
E' stato quel buddhista da burla che ha fatto il contrario di ciò che suggerisce  la sua religione: desiderare di meno. Ha desiderato la ricchezza e il successo, e soprattutto ha contribuito come pochi a diffondere il desiderio di merce e tecnologia tra gli uomini.  
 Chi detesta l'idolatria della merce che ci porta lentamente alla rovina - sia nel senso dell'ambiente naturale che di quello umano – non può accettare   di venerare questo oligarca, questo falso profeta, questo plutocrate senz'anima che si è sempre riempito  la bocca di belle parole vuote come fanno sempre i suoi pari. I suoi miliardi di dollari, guadagnati  martellando la gente con la pubblicità ed assecondandone le tendenze massificanti non se li è comunque potuti godere a lungo, perché la falce della morte non guarda in faccia a nessuno.
In fondo, di una genialità simile a quella di Jobs, incurante dei disastrosi effetti sociali che certe scelte possono generare, in Italia ne avemmo un limpido esempio con “Sua emittenza”, il Silvio Berlusconi imprenditore televisivo, che riuscì a creare, con l'aiuto dei socialisti, il grande polo televisivo privato in Italia. Anche lì gli effetti  della televisione privata furono devastanti: un'orgia di pubblicità e di programmi sempre più scadenti volgari e idioti diedero un grosso contributo  alla decadenza antropologica dell'italiano medio.
 Proprio perché non possiamo volere  la mercificazione integrale dell'esistenza attraverso la tecnica,  non possiamo accettare  l'esaltazione acritica del signor Job,  che personalmente  considero moralmente appena una tacca sopra i  narcos colombiani e i diffusori di pornografia (il consumismo, la droga  e la pornografia sono centrali nella strategia dell'abbrutimento dell'anima e della distruzione dei popoli.). E quando saremo una massa di analfabeti di ritorno (ci siamo quasi), perennemente collegati e interconnessi senza aver letto un libro, ringrazieremo ancora questo geniale barbaro affarista? Preferisco Gutemberg.  Jobs  non fu l'erede di Gutemberg, ma uno dei tanti anti-Gutemberg che ci assediano.