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L'elite politica della nuova Libia

di A. A. Bystrov - 18/10/2011

Fonte: AuroraSito


 

 



A quanto pare, i leader del Consiglio nazionale di transizione (CNT) della Libia, fino a poco tempo fa, non avevano una posizione consolidata sui colloqui con Muammar Gheddafi. La frattura definitiva si è verificata su questa situazione, solo il 28 luglio di quest’anno durante le riunioni dei comandanti e dei funzionari chiave dei ribelli presso l’hotel “Tibesti“, in Tunisia. Il fatto che questo storico incontro ha avuto luogo in Tunisia non è casuale. A quel tempo il governo tunisino aveva già deciso la sua posizione a sostegno dei ribelli, con rispetto formale della neutralità, ma in realtà fornendogli un’assistenza completa.

In particolare, il Capo di Stato Maggiore Generale delle forze armate tunisine, Rachid Ammar, si era incaricato di inviare armi e munizioni ai ribelli libici in territorio tunisino, durante la tarda primavera e per tutta l’estate. Hanno usato le capacità logistiche dell’esercito della Tunisia e lo stesso governo ha finto di non sapere nulla. È interessante notare che queste operazioni sono state possibili dopo i colloqui tra R. Ammar e il principe ereditario del Qatar Tamim Bin Hamad al-Thani, a Doha. Sembra che il problema sia ancora più di carattere finanziario, piuttosto che puramente politico, anche se vi è molta simpatia per Gheddafi in Tunisia, in generale. Contemporaneamente al trasferimento di armi sul territorio tunisino, con il tacito consenso delle autorità, vi è stato un ampio flusso di carburante di contrabbando e di cibo ai sostenitori del colonnello.

In generale, a parte il Qatar, la nuova leadership tunisina è molto sensibile, e ascolta, il parere della Francia. In particolare, Parigi ha dettato il corso seguito dalla leadership tunisina, attraverso una serie di figure molto importanti della élite politica francese. Come il fratello del presidente Nicolas Sarkozy, Guillaume, Francois Perot (BPCE), Dominique Devillepin. Ma torniamo alla storica riunione della leadership del CNT a Tunisi.
E’ interessante, per noi, la disposizione futura del sistema politico della Libia, che si è appena formato. Questo allineamento è ben caratterizzato dalla questione dei negoziati con Gheddafi, e divide l’opposizione tra i sostenitori della linea di comportamento “dura” e “morbida“. Tra i principali sostenitori di quest’ultima, deve esservi attribuito il presidente del CNT Abdul Jalil, che ha costantemente sostenuto i colloqui con il passato regime. Ha autorità assoluta sul popolo, ma per sua natura, moderato e non pronto ai passi difficili che sono necessari in politica. Soprattutto nella realtà attuale libica. Inoltre, la sua linea di compromesso è fallita.

Importante è il fatto che non gode della fedeltà diretta delle forze armate.
Una linea di azione più radicale è seguita da una figura relativamente nuova nella politica interna libica, Ramadan Saleh Bin Amer, che attualmente ha fondato il primo partito politico “Nuova Libia“. Questo imprenditore emigrato e prominente, ha sponsorizzato la rivolta contro il regime di Gheddafi nelle regioni orientali. Nato a Bengasi, si è formato presso l’Università della California. Ha vissuto a lungo negli Emirati Arabi Uniti, dove ha diretto l’agenzia Alpha Beta Publishers and Media Consultants e pubblicato il quotidiano Al-Ain Times, che attualmente non è più diffuso. Bin Amer è strettamente legato alla famiglia regnante negli Emirati Arabi Uniti, e ha agito come un “ponte” tra essa e i ribelli. Ha inoltre curato la raccolta dei fondi per il finanziamento degli insorti tra gli emigrati. La seconda persona nel nuovo partito libico è Radzhad Mabrouk, che proviene dal Texas dove ha vissuto a lungo in esilio. Secondo alcuni rapporti, “Nuova Libia” potrebbe diventare un canale degli interessi in Libia degli statunitensi.

Tra le creature del Qatar va assolutamente incluso il responsabile dell’informazione e la propaganda del CNT M. al-Shaman (membro del consiglio di “al-Jazeera“) e del responsabile per le questioni giuridiche del CNT M. al-Allaki. Ma data la guerra, un peso speciale hanno avuto i comandanti di Bengasi, che per molto tempo incideranno seriamente sull’equilibrio delle forze politiche.

Dovrebbero esservi inclusi A. Shmat, che ora dirige il cosiddetto “Movimento di Difesa 17 febbraio” e due ben noti “pesi massimi” che lo sostengono, M. Fanuhi e A. Tunsi. Anche questo gruppo è nell’orbita del Qatar. E, infine, il comandante delle forze armate del CNT, A. Belhadj, i cui collegamenti con “al-Qaida” sono fortemente avvertiti dagli statunitensi. Proveniente da Misurata, è strettamente legato (almeno per ora) agli inglesi, che hanno addestrato le sue truppe. E’ difficile dire quanto durerà questa amicizia, ma il radicalismo e il desiderio di svolgere un ruolo indipendente è evidente in Belhadj. Alcuni esperti ritengono che presto si sposterà verso Ankara (molte persone native di Misurata, hanno radici turche), o in direzione del Qatar, che in questo momento è lo sponsor principale dei circoli radicali in Libia.

Traduzione di Alessandro Lattanzio –
SitoAurora