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Vogliamo uno Stato che coniughi Islam e democrazia

di Rachid Ghannouchi - 28/10/2011

Fonte: europeanphoenix

Rachid Ghannouchi (leader di An-Nahdha, Tunisia)


 

Rachid Ghannouchi (Al Hama, Tunisia, 1941) ha conosciuto il carcere, la tortura e un esilio di 22 anni terminato quando il 30 gennaio è tornato nel suo paese. In Tunisia il regime di Zin el-Abidin Ben Alì era stato appena rovesciato dal popolo. Il fondatore e leader del movimento islamista An-Nahdha (Rinascita) è per i suoi il simbolo della lotta contro la tirannia, che ha portato tanti militanti dell’attuale partito politico nelle sinistre prigioni di Ben Alì. Le parole di questo uomo dalla voce riposata sono moderate, ma i suoi avversari politici attribuiscono il suo discorso ad una mera finzione destinata a nascondere il suo presunto radicalismo.

Come valuta gli avvertimenti degli altri partiti sul rischio di involuzione se An-Nahdha vince le elezioni?

Nessun partito dovrebbe avere il diritto di cercare di escludere le altre formazioni. Questa era la politica di Ben Alì, che estrometteva a determinati settori della società tunisina. Coloro che continuano a farlo sono i suoi eredi. Credo che tutti i partiti dovrebbero avere l’opportunità di contribuire e anche governare questo paese. Ad ogni modo, adesso siamo in una nuova era grazie alla rivoluzione ed il verdetto finale lo daranno le urne.

Avete lodato la democrazia islamica del partito di Erdogan in Turchia, seguirete il suo modello?

Ogni paese possiede le sue specificità politiche e la Tunisia non è la Turchia. Determinati aspetti del modello turco ci piacciono, sebbene non li riprodurremo letteralmente, visto che aspiriamo a costruire un nostro modello.

Quali sono questi aspetti?

Siamo rimasti impressionati dai successi rispetto allo sviluppo dell’esperienza turca e pensiamo che possiamo beneficiarne. La Turchia è stata capace di ridurre il potere dell’Esercito nella vita politica e creare una società più libera.

Quale è, allora, il vostro progetto per la Tunisia?

Un modello che congiunge Islam e democrazia e che garantisce la libertà e l’uguaglianza a tutti i cittadini.

Perché preferite una democrazia parlamentare e non presidenziale?

La dittatura tunisina era basata sul fatto che una sola persona, il presidente, monopolizzava l’intero potere. Vogliamo rompere questa regola e per questo preferiamo il sistema parlamentare e sosteniamo che il presidente sia una figura simbolica di rappresentazione dello Stato senza poteri reali, affinché ci sia una autentica separazione dei poteri.

Quale struttura avrà lo Stato tunisino?

Non vogliamo un potere centralizzato in una cupola; al contrario, aspiriamo a delegare il potere il più possibile dal basso. Sosteniamo uno Stato decentralizzato nel quale ogni regione abbia i suoi poteri, in modo simile alla Spagna, Germania e a determinati aspetti del modello britannico. Un altro dei nostri obiettivi è riformare il sistema legislativo e giudiziario del paese.

An-Nahdha sostiene di applicare lo spirito ma non la lettera della sharia. Può spiegare questo aspetto?

Noi non intendiamo la sharia come un insieme di regole, ma come una serie di principi generali che garantiscono la libertà, l’uguaglianza ed il rispetto del prossimo. La sharia, inoltre, esiste già nel nostro paese [come fonte legislativa], per esempio nel Codice dello Statuto Personale, che regola il diritto di famiglia, la condizione della donna e l’uguaglianza tra i sessi. Ad ogni modo, le leggi saranno approvate nel Parlamento del paese e non vi sarà nessuna autorità al di sopra di questo corpo legislativo.

E’ favorevole a punire l’omosessualità o il consumo di alcool?

Noi non andiamo ad intrometterci nella vita privata della gente, come si vestono, quello che mangiano o in cosa credono. Lo Stato non deve intervenire in questo tipo di cose.

Quali sono le sue priorità economiche?

Il primo passo è combattere la corruzione che si è formata durante la dittatura. La metà della ricchezza del paese era in mano a 118 famiglie legate a Ben Alì ed al suo clan, e questo ha dissuaso la gente degna dall’investire nel paese. Alcune statistiche indicano che la corruzione ha ridotto la nostra crescita di un 2% annuale; invece del 4% che abbiamo avuto, senza corruzione saremmo cresciuti tra il 6 e il 7%. Crediamo che sia dovuta a questa spoliazione gran parte della disoccupazione nel paese.

Come ha vissuto questa giornata elettorale?

Ho 70 anni ed è la prima volta che voto. E’ un grande giorno, non solo per la Tunisia, ma per tutto il mondo arabo, giacché queste sono le prime elezioni libere e giuste che vive la regione. Il 14 gennaio, quando Ben Alì è fuggito, il nostro popolo ha distrutto la dittatura, ma distruggere è facile. Adesso dobbiamo costruire uno Stato democratico che rispetti le libertà; oggi abbiamo realizzato il primo passo, ma il processo sarà lungo, difficile e duro.

Fonte: http://www.publico.es/internacional/403054/queremos-un-estado-que-conjugue-islam-y-democracia

Traduzione di Europeanphoenix