Sic transit gloria mundi. Gheddafi, Berlusconi e il teatrino franco-tedesco
di Alessandra Colla - 28/10/2011
Sic transit gloria mundi. La macelleria libica, con la sua esibizione dello scempio inflitto al colonnello Gheddafi come in uno snuff movie su scala planetaria (meno vanto di non averne voluto vedere neanche un fotogramma), è già passata in secondo piano di fronte al teatrino franco-tedesco.
Sul massacro del Raìs non ho detto niente, perché è già stato detto di tutto e (mai come in questo caso) di più: anche se nessuno, mi pare, ha speso neppure una furtiva lacrima per la morte del diritto romano che prescriveva di parcere victis — di questi tempi gli si preferisce il biblico «Va’ dunque e colpisci … e vota allo sterminio quanto gli appartiene, non lasciarti prendere da compassione per lui, ma uccidi uomini e donne, bambini e lattanti, buoi e pecore, cammelli e asini» (1 Samuele 15,3). Per quanto mi riguarda, Gheddafi era già diventato un dead man walking nello stesso momento in cui la coalizione atlantica, alla quale la nostra bella Italia si compiace di appartenere, aveva dichiarato di voler mettere lo zampino nella rivoluzione di quel lembo d’Africa.
Nei giorni scorsi, poi, sopraffatta dallo schifo non mi è riuscito di buttar giù nemmeno un rigo sulla vicenda. Preciso, a scanso di equivoci: lo schifo non era dovuto alla crudezza degli eventi, e neppure a certe infami esultanze. Lo schifo, invece, mi è venuto nel vedere alcuni tardivi incensamenti dell’ormai defunto colonnello, conditi da un’insopportabile retorica a base di onore, teste chinate, saper morire eccetera. Il colmo è che a sfoderarla è stato perfino chi, per anni, ha irriso ogni apertura terzomondista, dileggiato ogni attenzione al mondo islamico, sbeffeggiato ogni lettura geopolitica; e chi nei fatti, se non a parole, ha avallato con sordida acquiescenza ogni genuflessione agli Stati Uniti — appoggiando partiti politici, invasioni e guerre senza mai prendere apertamente posizione. Cito volentieri Bertolt Brecht, ignorato dalle destre e ora poco di moda anche a sinistra — ma piace a me, e tanto b