Opzione Osirak: sale la tensione contro l’Iran
di Federico Dal Cortivo - 09/11/2011
Fonte: europeanphoenix
Com’era prevedibile dalla Libia si è passati al Vicino Oriente, centro di nuove e imprevedibili tensioni, e se Damasco è ora nel mirino della Nato, Teheran lo è da sempre per Israele. Rispunta quindi all’orizzonte l’opzione “Osirak”, dal nome del reattore nucleare francese distrutto da un attacco aereo in Iraq nel 1981.
Israele non ha mai rinunciato veramente a elaborare piani offensivi contro la Repubblica Islamica e le sua aviazione, la Hel Avir, si è addestrata per un eventuale strike contro i siti di ricerca civile nucleare. Un crescendo di notizie che riguardano esercitazioni delle forze israeliane in questi giorni, ha fatto salire la temperatura in tutta la Regione, assieme a quello di preparativi britannici per un eventuale attacco all’Iran, e questo in prossimità del rapporto dell’AIEA (Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica) sul programma nucleare civile di Teheran che dovrebbe essere reso pubblico nei prossimi giorni.
La notizia riportata dalla CNN, che cita come fonti riservate del Pentagono un alto funzionario e un ufficiale, parla di “Stati Uniti preoccupati per un’eventuale iniziativa militare israeliana contro l’Iran”. ”L’attività dell’intelligence e delle forze militari Usa è stata intensificata, in particolare Centcom (United States Central Command) e l’Useucom (United States European Command) sono operativi per monitorare costantemente l’attività militare israeliana e iraniana, tramite il sistema di sorveglianza satellitare”. La stessa fonte ha rivelato che “Israele potrebbe fare ricorso anche al suo deterrente balistico montato su missili Jerico, preferendolo eventualmente agli aerei d’attacco vista la difficoltà non relativa insita in un’operazione a largo raggio di questo tipo, che vedrebbe gli aerei con la stella di David operare molto lontano dalle proprie basi operative”. Contemporaneamente, sempre le stesse fonti, giudicano un attacco all’Iran come foriero di gravi ripercussioni sulla sicurezza delle truppe Usa ancora presenti nel teatro operativo.
Osirak nel 1981, poi l’attacco al programma nucleare siriano a Dayr az- Zawar nel 2007. Come si vede non va certo scartata a priori questa ipotesi, Israele ha dimostrato più volte di poter agire autonomamente, anche se in questo caso le difficoltà militari sono maggiori e non sicure al 100%, poiché l’Iran dispone di un apparato militare superiore a quello siriano e iracheno. Certamente, come riportano studi effettuati dal “Saban Center for Middle East Policy” della “Brooking Institution” di Washington, noti Think Tank, anche se così non sembra, una collaborazione statunitense non è da escludere, un conto è la facciata che si vuole mostrare, un’ altra cosa è la realtà politica e militare. Nel 1981 e nel 2007 gli attacchi furono compiuti contro obiettivi unici e con pochi aerei, le basi erano vicine e quindi non necessitavano di rifornimenti in volo e le difese aeree scarse. Lo scenario iraniano è molto diverso, sia per la vastità del territorio, sia perchè i centri di ricerca sono sparsi, mai in ogni caso prima andrebbe annientata la difesa aerea che non è trascurabile. Un attacco missilistico appare fattibile: la Marina israeliana si è dotata in questi anni di sottomarini tedeschi della classe Dolphin a propulsione AIP (Air Indipendent Propulsion) che gli permettono di restare per lunghi periodi in immersione, ma la cosa interessante è la loro dotazione di missili da crociera Popoye Turbo con un raggio di azione di 1500 km e la possibilità di trasportare testate nucleari, cui vanno aggiunti i missili Jerico 3 basati a terra con un raggio d’azione tra i 4800 e i 7000 km.
Il 2 novembre è stato compiuto con successo il lancio di un ICBM Jerico 3 aggiornato, che fonti dei servizi occidentali danno in 42 gli esemplari disponibili, e a settembre gli Stati Uniti avevano consegnato alla Hel Avir bombe perforanti ad alta penetrazione GBU 28 “bunker busting” a guida laser di 2268 kg, capaci di perforare bersagli pesantemente protetti.
Intanto la Russia ha fornito alla Repubblica Islamica un certo numero di rilevatori di emissioni radar IL 222 Avtobaza, come ha dichiarato Konstantin Biryulin a RT, vice direttore del servizio federale russo per la tecnica militare e la cooperazione, ”questo allo scopo di garantire la sicurezza dello Stato iraniano e siamo anche in trattative per altro materiale non soggetto a sanzioni Onu”. L’Avtobaza 222 IL è un sistema radar di rilevamento passivo, che capta le emissioni elettromagnetiche di un velivolo utilizzando i segnali radio ad altra frequenza già presenti nell’ambiente, il radar passivo riceve solamente, invece di trasmettere e ricevere come nei radar tradizionali che sono quindi più vulnerabili e identificabili e probabili bersagli di missili HARM-Anti Radiaton Missile come l’AGM 88. Per operare, il radar passivo sfrutta e ascolta i cosiddetti “illuminatori di opportunità” come stazioni radio, tv, cellulari, per determinare la posizione, la rotta e la velocità dell’aereo. Il vantaggio è principalmente dovuto alla sua non identificazione, non è suscettibile alle variazioni meteo e costa poco. Vale la pensa di ricordare che Mosca ha bloccato per ora la consegna del sistema antiaereo avanzato S 300 (nella sue versioni più aggiornate è in grado di abbatte velivoli, missili balistici e da crociera da 10 a 27.000 metri di altitudine-una batteria è dotata di 48 missili in 12 lanciatori mobili ed è in grado di lanciare un missile ogni 3 secondi), che avrebbe dato un buon vantaggio in caso di aggressione armata, cedendo però alle pressioni statunitensi, anche se pare che Teheran avrebbe in cantiere un suo sistema di difesa missilistico.
Evidentemente nella logica americano centrica e della sua appendice che si chiama Onu, solo Israele che non a caso è definito “l’unica democrazia della regione”, e magari anche esportatore della stessa, ha il diritto di armarsi anche con bombe nucleari, difendersi e aggredire chi più gli piace senza subire né sanzioni ne rappresaglie militari.
F: debka.com/ausairpower.net/missilethreat.com/