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L'Iraq, gli attentati odierni e le nuove sfide regionali

di Lorenzo Adorni - 23/12/2011



Oggi 22 dicembre 2011, a diversi anni di distanza dalla seconda invasione americana dell'Iraq, Baghdad è stata dilaniata da una serie coordinata di attentati, fra più gravi e cruenti della sua storia.

Lo stato iracheno si trova in una situazione politica drammatica. Il ritiro americano, quasi definitivamente conclusosi nei giorni scorsi, ha dato il via libera ad una serie di attori politici, che in maniera assolutamente conflittuale fra loro, mirano ad ottenere il controllo politico del paese. Anche al costo di passare attraverso una nuova fase di destabilizzazione.

La storica conflittualità fra sciiti e sunniti non è nient' altro che l'aspetto esteriore di elementi ben più profondi e radicati. L'Iran svolge un ruolo assai rilevante in queste vicende, essendo in grado di influenzare sia la vita politica nel sud dell'Iraq, dove la componente sciita è più consistente, sia le scelte politiche intraprese, nella capitale Baghdad, dal governo o dai singoli ministeri. Oltre a ciò si aggiunge l'influenza economica che lo stato iraniano è in grado di esercitare sulla società irachena, attraverso una serie di scambi commerciali per lo più legati al mercati nero.

L' aspetto più importante resta comunque la capacità di destabilizzazione che l'Iran è in grado di esercitare sull'Iraq.

Attraverso il confine fra i due stati sono transitati, per anni, vari esponenti dell'esercito iraniano, nonché membri dei Pasdaran, con il fine ultimo di stabilire in territorio iracheno quella che potremmo definire come una vera e propria “testa di ponte”.
Varie organizzazioni armate, molto spesso addestrate in Iran e che con lo stesso stato iraniano sono rimaste in coordinamento, si sono stabilite e radicate, sia nel sud Iraq sciita, sia a Baghdad.  
Queste organizzazioni sono state addestrate specificatamente all'organizzazione di operazioni di guerriglia e attentati terroristici. Le loro attività e il loro coordinamento vengono decisi direttamente in territorio iraniano.
La situazione che si è venuta a costituire vede quindi l'Iran come un dei nuovi attori fondamentali della politica irachena, in grado, sia di esercitare una notevole influenza economica, sia di destabilizzare lo stato iracheno ogni qual volta i propri interessi politici vengano messi in discussione.

La Siria si è sostanzialmente mossa secondo le stesso modalità. Anche lo stato siriano ha favorito l'insediamento in territorio iracheno di organizzazioni armate pronte ad operare secondo gli ordini di Damasco.

A questi due attori esterni, si aggiunge poi un attore interno, l' ex componente baathista. Rimasta al controllo dei ruoli chiave di governo e dell'esercito, per decenni, oggi si trova ampiamente esclusa da ogni possibilità di influenzare la politica irachena.

Gli attentati odierni non sono il semplice riaffiorare del conflitto fra sunniti e sciiti. Si tratta differentemente di un'operazione militare coordinata ed eseguita secondo schemi collaudati. Lo dimostra oltre al metodo operativo, l'assoluta coordinazione e simultaneità degli attacchi, le modalità di confezionamento degli ordigni, fra cui  una serie di autobombe coordinate fra loro e la complessiva capacità di concentrare questa enorme “potenza di fuoco” in un singolo giorno nei centri nevralgici della capitale.

Non possiamo sapere se questi attentati siano stati realizzati con il supporto diretto o indiretto dell'Iran o della Siria. Tuttavia resta evidente l' attacco frontale al cuore del paese. Un' azione volta ad incidere pesantemente a livello sociale ma, avente per fine ultimo l' influenza della scena politica.

Il governo iracheno, che si regge su precari equilibri, si trova in questi giorni in una delicata fase di crisi. La maggioranza parlamentare sembra essere venuta meno, proprio nel momento in cui importanti vertici politici del paese vengono accusati, dalla magistratura, di essere stati coinvolti in alcune azioni terroristiche occorse nel recente passato.

Oltre ai costi spaventosi di questa guerra, recentemente calcolati da Stiglitz, in una delle sue ultime opere letterarie, restano ancora più importanti le conseguenze sul piano politico internazionale.

Oggi l'Iraq è un paese destabilizzato e incapace di risollevarsi dalla crisi sociale e politica che lo coinvolge. Il dialogo con l'Iran resta l'attività principale da intraprendere per la stabilizzazione dell'Iraq. Da anni l'Iran ha avviato un programma politico che punta all'espansione delle sue capacità di influenza  sul piano internazionale, coinvolgendo tutti gli stati confinanti e diventando un attore fondamentale sul piano strategico regionale.

In questa sua ascesa è stato indiscutibilmente favorito dagli errori commessi dalla comunità internazionale con la “Guerre al terrorismo” in Afghanistan prima, e tramite la “Guerra Preventiva” in Iraq, poi.

Oggi occorre prendere atto di questa nuova e mutata situazione. Nonostante tutte le indiscutibili problematiche che ne conseguono, sul piano politico internazionale non vi è nessun' altra strada se non quella di percorrere un serio percorso di dialogo con la nuova potenza iraniana,  coinvolgendo tutti gli attori regionali.