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Opzione Iran: tensione tra Stati Uniti e Israele che vuole l’attacco militare

di Federico Dal Cortivo - 30/01/2012

Fonte: europeanphoenix



 

Dopo l’ennesimo attentato a un ricercatore nucleare iraniano dell’11 gennaio, sembra che sia salita la tensione tra l’Amministrazione Obama e Israele, e quest’ultimo è  il maggiore indiziato per l’assassinio di Mustafa Ahamadi Roshan. Fonti sioniste riportano di una telefonata che il presidente Obana avrebbe fatto al primo ministro Benjamin Netanyahu l’indomani stesso  dell’attentato, e come riportava il “Wall Strett Journal” di sabato 14 gennaio, c’è grande preoccupazione a Washington che Israele compia azioni militari contro l’Iran. Il generale Martin Dempsey, capo del Joint Chief Staff, in altre parole al massimo livello, inviato di Obama ha incontrato venerdì 20 gennaio i vertici politici e militari d’Israele, i quali per bocca del primo ministro hanno esplicitamente dichiarato che “l’Iran ha superato il punto di non ritorno” nello sviluppo di un’arma nucleare. Sempre Netanyahu il 19 gennaio al ritorno da una visita in Olanda ha chiesto “un’azione militare immediata”, il che non lascia dubbi su dove si vuole arrivare.

 Il generale Dempsey si è invece augurato una “maggiore cooperazione regionale” e ha esortato Israele a mantenere i canali di comunicazione aperti, con una chiara allusione al problema iraniano, che potrebbe facilmente sfuggire di mano agli Stati Uniti, pur alla fine rilevando la solida amicizia tra i due stati nel perseguire obiettivi comuni.

Alla fine della giornata il presidente Peres si lasciato andare alla solita dichiarazione intrisa di retorica libertaria, nella quale si è augurato che “anche questa volta Usa e Israele vinceranno questa battaglia che non è solo per loro, ma per tutto il mondo libero”.

Sul fronte delle sanzioni, Israele ritiene inoltre che l’attuale embargo petrolifero stia producendo ben pochi effetti perché alcuni stati non hanno annullato i loro contratti con Teheran come la Cina, Giappone, Turchia, India , Corea del Sud e alcuni stati europei.

Del resto questa irritazione israeliana sugli scarsi risultati dell’embargo la dice lunga sull’arroganza che l’entità sionista pone nel voler costringere tutti, alleati e non, ad allinearsi al “volere di Washington e d’Israele”, mentre le nuove potenze emergenti assetate d’energia non vogliono certamente sottostare a certi diktat e porrebbe freni al loro sviluppo.

Secondo la fonte dell’intelligence Debka, le cose non si starebbero poi mettendo così bene in questo settore perché per aggirare  l’embargo finanziario che colpisce la banca Centrale Iraniana, quest’ultima aprirà un conto a Delhi mediante il quale il greggio, di cui è bisognosa l’economia indiana, potrà essere pagato anche in rupie al posto del dollaro. Uno smacco di non poco conto, che potrebbe aprire nuovi scenari geopolitici.

E tutto questo non fa che rendere più incandescente il clima nel Vicino Oriente, dove anche i servizi segreti sono in gioco e in fase di attrito.

Gli Stati Uniti  temono seriamente un’azione unilaterale da parte delle forze armate d’Israele, e ciò era già stato rivelato tempo fa da parte di alcuni funzionari della difesa, che sotto copertura avevano diffuso i timori di una possibile escalation nel Vicino Oriente avente come obiettivo i siti di ricerca pacifica nucleare iraniani.

Ora sembra che anche alcuni nodi siano venuti al pettine tra i due servizi segreti, sempre stando al sito ben informato israeliano Debka; pare che il Mossad abbia portato a termine l’uccisione del ricercatore iraniano con  il duplice scopo di eliminare Roshan e di intralciare una eventuale azione statunitense tesa a non inasprire il confronto con Teheran, insinuando così il dubbio che dietro l’operazione vi possa essere anche la CIA.

Tutto questo non  fa che ingarbugliare ancor di più le carte in mano a Obama, ammesso che quest’ultimo voglia veramente evitare una guerra contro la Repubblica Islamica dell’Iran, che si trova sotto il tiro incrociato della potente lobby ebraico-americana e le trappole preparate da Israele tese a far precipitare gli eventi.