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La via solare nel XXI secolo

di Stefano Arcella - 06/06/2012

1.- Il mutamento antropologico e la ‘solidificazione del mondo’.

Nel mio libro I Misteri del Sole ho cercato di chiarire il percorso dell’adepto dei Misteri mitriaci “sub specie interioritatis”, ossia cogliendo il contenuto effettivo dell’esperienza interiore (2).

Si tratta ora di comprendere come questo percorso interiore possa essere praticato – e non meramente pensato sul piano logico-discorsivo – nelle condizioni esistenziali e ambientali del ricercatore spirituale contemporaneo.

Nel corso dei secoli e dei millenni si sono infatti verificati processi di trasformazione e di involuzione che riguardano direttamente la costituzione interiore dell’uomo; essi sono, essenzialmente, la “mentalizzazione”e il dualismo io-mondo irrigiditosi sempre di più nel modo di percepire e di vivere il rapporto uomo-mondo.

Tali processi, strettamente legati fra loro, vanno compresi nelle loro peculiarità di fondo, per un coretto inquadramento della Via Solare nell’epoca attuale.

Nel passaggio dalle società tradizionali – ossia sacralmente orientate “dall’alto e verso l’alto”(3) – al mondo moderno, vi è stato un progressivo spostamento dello stile di pensiero da un pensiero sintetico-intuitivo – che si esprime nel linguaggio del simbolo e del mito ma anche, ad esempio, nello stile asciutto e conciso della lingua latina – a un pensiero logico-discorsivo, dialettico, che tutto analizza, scompone, misura, quantizza(4). La condizione interiore corrispondente è quella in cui la testa è la parte del corpo in cui la coscienza esplica la sua condizione di veglia; l’uomo sente se stesso, si percepisce come coscienza nella testa (5).

A tale riguardo si può ricordare che il vocabolo “ragione” dipende, etimologicamente, dalla radice “ra-” che è anche la radice di “raggio”; la ragione è come un raggio che dal centro raggiunge un punto della circonferenza, mentre al pensiero sintetico-intuitivo è propria la comprensione complessiva del cerchio, ossia della realtà nei suoi molteplici livelli (6).

Orbene, questa forma mentale dialettica si è stratificata e ispessita, divenendo un modo di essere ordinario ed abituale dell’uomo.

La filosofia cartesiana del “Cogito ergo sum” e tutta la filosofia successiva sono – come giustamente osservava il Guénon (7) – un sintomo e un effetto del clima psichico e culturale dell’epoca e, a loro volta, divengono un fattore di accelerazione e di intensificazione del razionalismo.

Inoltre, lo sviluppo tecnico-scientifico, la progressiva dominazione della materia con gli strumenti della tecnica – legata alle scoperte scientifiche – hanno ispessito una concezione dualistica e pietrificata della realtà. È quella che il Guènon chiama la “solidificazione del mondo”(8).

L’uomo si concepisce e si percepisce come una entità a sé stante, staccata e isolata dal mondo dei fenomeni. Il mondo si dispiega di fronte alla coscienza dell’uomo moderno quale realtà pietrificata, disanimata, misurabile e quantizzabile ma inconoscibile nella sua essenza.
La distinzione kantiana fra fenomeno e noumeno, oltre ad essere un segno dei tempi, è, a sua volta, un fattore di consolidamento e irrigidimento di questa visione pietrificata del mondo.

Altro aspetto – strettamente connesso ai precedenti – è la prevalenza egemone dello spirito individuale; l’uomo si percepisce e si concepisce come atomo, entità a sé stante, staccata non solo dal Tutto cosmico ma anche da una tradizione culturale, da un popolo, dalle sue radici.

Tradizioni, radici, popolo, non sono più da molto tempo un “sentimento vivente” che sia parte integrante e costitutiva del modo di percepirsi del singolo. Lo stesso declino del senso della festa nelle aree metropolitane è, al riguardo, un sintomo eloquente.

Il declino dello stesso sentimento religioso fideistico, la tendenza a ignorare la dimensione del divino, a non curarsene come qualcosa che non ci riguarda, quel clima nichilistico della “morte di Dio” che Nietsche aveva lucidamente profetizzato nelle sue opere e di cui Heidegger e Jünger discussero poi in un loro famoso epistolario (8), completano il quadro del clima esistenziale e culturale dell’uomo contemporaneo.

2.- La Filosofia della Libertà.

Nella Filosofia della Libertà Rudolf Steiner (9) sistematizza i presupposti filosofici di un nuovo itinerario di liberazione interiore adatto alla costituzione interna dell’uomo moderno e dello stesso ricercatore spirituale nonché al clima generale di pietrificazione e di “pensiero morto” ampiamente consolidato nell’Europa del primo Novecento.

In questa sua opera fondamentale Steiner afferma che “il pensiero esiste al di fuori dei sensi e che non solo da essi non trae origine, ma anzi è l’unico elemento che conferisca loro un qualche valore, un qualche interesse”(10). In seguito non si limiterà a dimostrare questa vita del pensiero nata dallo spirito. A chi non la constata dentro di sé dirà: “Siete dei ciechi nati che non possono essere operati. Il mondo esteriore vi sembra l’unico reale perché non avete sviluppato quello interiore. Eppure il primo non è che il riflesso del secondo. Fortificate l’anima e vedrete che è lo spirito umano che è in voi a completare la percezione per raggiungere la realtà”(11).

Sul piano filosofico egli con quest’opera vuole legittimare le due tesi che fungono da base di pensiero e di azione interiore:

1) L’uomo è in grado di conoscere le leggi direttrici dell’universo partecipandovi attraverso un pensiero svincolato dal sensibile.

2) Quando ha riconosciuto e accettato queste leggi, l’uomo è interiormente libero e libero nella sua azione quando agisce in conformità ad esse.

La libertà che egli concepisce è incompatibile coi sistemi dei filosofi che negano all’uomo qualunque possibilità di cogliere la realtà tramite la conoscenza. Per Steiner è il “pensiero vivente” a unire l’uomo al reale e in quella attività egli è libero. Attraverso i sensi, l’uomo percepisce solo l’esteriorità delle cose e gli sarebbe impossibile comprenderle nella loro essenza. Ma alla percezione sensibile egli unisce, nell’atto del pensare, una percezione spirituale grazie a cui l’uomo riesce appunto a conoscere le realtà spirituali sottese nell’universo. Oltre a conoscerle, ha anche la libertà di agire in modo conforme alle finalità che gli vengono rivelate. Pertanto non esiste un divario fra il suo pensiero che conosce il vero e la sua volontà che vuole il bene.

3.- La “Moralische Phantasie”.

L’uomo che “pensa” prevede le conseguenze dei propri atti e può valutare se si accordino o meno con gli scopi universali che si riflettono nel suo pensiero. Per creare questo accordo fra pensiero, azione e leggi universali, egli deve dotarsi degli strumenti che consentano tale accordo.

La facoltà che si ridesta in lui è quella che Steiner chiama, con una formula divenuta celebre, la “Moralische Phantasie”, la immaginazione creatrice morale (12).

L’intuizione contemplativa di Goethe – come quella famosa della Urpflanze (“la pianta primordiale” di cui le varie piante sono singole manifestazioni sensibili) e lo sguardo creativo dell’artista potrebbero apparire doti misteriose riservate a qualche eletto, le quali possono divenire, con una seria e gioiosa disciplina interiore, una conquista di ognuno, perché la natura umana ne contiene la possibilità (13).

Per immaginazione non occorre intendere una fantasia arbitraria e disordinata ma una facoltà creatrice che trasforma il pensiero concettuale, freddo e morto, in un pensiero costituito da “immagini viventi”, pensiero che Steiner chiama “pensiero vivente” (14).

Alla “composizione vivente” Steiner contrappone il pensiero morto e concettuale che frammenta la realtà in idee conchiuse.

“Questo pensiero assume in sé la forza dell’amore quando si immerge in tal modo nei fenomeni. Questa immersione si opera grazie ad una forza che viene ad impregnare l’attività del pensiero. E’ la forza dell’amore nella sua essenza spirituale. Chi scopre la realtà del pensiero trova infatti in esso sia il sentimento che la volontà, anch’essi nella loro realtà profonda” (15).

Si può contemplare, ad esempio, una immagine vivente – come quella del seme che diviene albero, rami, foglie, fiori, frutti nel mentre si osserva un seme reale – o meditare sull’accordo di pensiero, sentimento e volontà, come in questo tema di meditazione che propone l’esoterista Massimo Scaligero.

“L’accordo del Pensiero con la Volontà è la base dell’equilibrio e della forza dell’anima. L’equilibrio e la forza dell’anima aprono il varco ad un potere sovrasensibile. E’ il potere in cui risorge come Vita il sentimento, il più vasto e liberatore”(16).

L’opera di Steiner esce con il titolo La filosofia della libertà. Risultati dell’esperienza interiore condotta secondo i metodi scientifici.

Dietro ciascuna di queste parole vi è la sintesi di 30 anni di esperienza interiore. Giova osservare subito come si coniughi, in questo titolo, l’esperienza interiore col metodo scientifico, ossia un metodo moderno applicato al dominio dell’interiorità. E’ il metodo che conduce all’esperienza del pensiero vivente.

4.- Il pensiero vivente.

Il pensiero di cui parla Steiner non è il pensiero dialettico ma quello sintetico-intuitivo, vivente, animato dal calore dell’anima e dalla volontà. Questo è il punto centrale che si segnala all’attenzione del lettore. Un pensiero freddo, cerebrale è un ostacolo sulla via della realizzazione spirituale, in cui, il pensiero che pensa per immagini viventi, sollecita la partecipazione vibrante del sentire e del volere.

Questo pensiero vivente è il frutto di una metodica disciplina interiore che Steiner insegna nelle sue conferenze e nei suoi scritti con un linguaggio chiaro e semplice, soprattutto nel suo libro L’Iniziazione.

La peculiarità metodologica è il metodo scientifico-spirituale; applicare all’interiorità il medesimo metodo sperimentale che lo scienziato applica per i suoi esperimenti scientifici. È un approccio empirico applicato all’interiorità. Si superava pertanto la dicotomia fra scienza e fede; la dimensione spirituale non è più oggetto di una fede che non muta l’uomo su un piano ontologico, mentre la scienza non si ferma più al fenomeno. Applicando il metodo scientifico moderno all’ambito interiore, la spiritualità diviene oggetto di una conoscenza.

Il punto di partenza di questo itinerario interiore è la condizione reale dell’uomo, nella sua mentalizzazione, nel suo essersi rinchiuso nella gabbia del pensiero dialettico che Steiner chiama “pensiero morto”.

A tale riguardo, è illuminante ciò che dice l’esoterista Giovanni Colazza –uno dei maggiori esponenti del Gruppo di Ur a Roma negli anni 1927-1929 nonché esoterista di orientamento antroposofico e discepolo diretto e fiduciario di Steiner in Italia:

“…Per preparare quell’irradiarsi di correnti dal fiore di loto a dodici petali verso gli altri chakra, occorre prima predisporre un centro provvisorio nella testa, e questo perché lo stato attuale dell’evoluzione – contrariamente a quanto avveniva in antico, allorché era possibile muovere da altri centri – richiede al discepolo uno sviluppo interiore condotto in piena coscienza di veglia. La testa oggi rappresenta la parte del corpo dove più la coscienza esplica la sua condizione di veglia, onde la necessitò di predisporre qui un centro provvisorio che, successivamente, potrà essere trasferito nella sua vera sede, presso il cuore. Dal centro della testa, dunque, per mezzo degli esercizi di concentrazione e meditazione progressivamente si discenderà al centro della laringe e poi a quello del cuore” (17).

Il fiore di loto a dodici petali è il chakra del cuore la cui centralità va preparata e propiziata secondo un iter adatto all’attuale stato dell’uomo.

È in questo passaggio di Colazza che si può cogliere la necessaria diversità metodologica fra il miste dei Misteri del Sole nel mondo antico e il ricercatore spirituale contemporaneo (nel linguaggio antroposofico si parla del ricercatore moderno, ma qui si preferisce parlare invece del ricercatore contemporaneo poiché siamo già nell’epoca post-moderna).

Nei Misteri di Mithra si partiva da un raccoglimento “mercuriale”, fondato sul placare il mondo delle emozioni (l’astrale) attraverso una disciplina di servizio e di obbedienza impersonale (il Corax, in tutela Mercurii). Si procedeva poi alla purificazione del centro energetico sessuale (Nymphus, in tutela Veneris), poi allo sviluppo della qualità combattiva interiore attraverso una disciplina di retta parola, di equilibratura del centro energetico della laringe (18). Soltanto al 4 ° grado si purificava ed equilibrava il centro energetico della fronte che presiede alla funzione del pensiero (Il Leo, in tutela Jovis, il dio planetario che corrisponde al centro energetico della fronte).

Nella nostra epoca occorre procedere in modo diverso (19), in considerazione di tutto il mutamento antropologico e di tutto il processo di solidificazione del mondo poc’anzi illustrato.

L’uomo contemporaneo domina il mondo materiale tramite la tecnica ma non conosce né domina il pensiero (20) che, tuttavia, adopera continuamente.

Attraverso la metodica disciplina interiore egli può conoscere il pensiero nella sua radice eterica, percepire il Pensiero come Forza nel suo stato originario predialettico, ossia cronologicamente anteriore e ontologicamente superiore al “pensiero morto”.

Questa Forza sovrasensibile del pensiero non va pensata, poiché non si tratta di introdurre un nuovo procedimento speculativo, ma un diverso tipo di esperienza interiore.

Questa Forza va percepita attraverso la concentrazione, la meditazione e la contemplazione; essa va “osservata”.

Il punto di partenza sotto il profilo operativo è dato dai Sei Esercizi fondamentali di Steiner (21), il primo dei quali è il controllo del pensiero e la liberazione del pensiero.

Il ricercatore si educa al pensiero concentrato su un oggetto insignificante e sviluppa le facoltà latenti di un pensiero concentrato, autonomo dai condizionamenti della psiche inferiore nonché dalle impressioni sensoriali. Egli entra in contatto esperienziale con la Forza del pensiero che è una Forza non meramente individuale, ma una Forza cosmica, sovrasensibile di cui è parte integrante il pensiero individuale nella sua radice eterica pre-dialettica (22).

Nello sviluppo graduale e metodico degli Esercizi egli passa a spostare il centro di sé dalla fronte alla laringe e poi al cuore.

I Sei Esercizi di Steiner hanno una loro coerenza interna, una loro logica vivente per cui i vari elementi costitutivi dell’uomo – il mentale, l’astrale, il corpo eterico, il fisico – sono riplasmati e corretti ristabilendo i giusti rapporti in cui l’Io (il principio cosciente dell’uomo che l’esoterismo antroposofico distingue nettamente dall’ego) è centrale e presente nel pensare e domina l’astrale, l’eterico e il fisico.

Giova precisare che la Scienza dello Spirito di cui parla Steiner non è una sua escogitazione individuale, ma – come egli stesso avverte – è una Scienza antica di millenni che è stata rielaborata e riformulata in forme e con modalità adatte alla presente epoca.

È altrettanto importante evidenziare che questa Scienza non è una religione, poiché va oltre le religioni e le fedi; nell’approccio scientifico-spirituale non si tratta di credere poiché non bisogna credere in nulla, ma occorre conoscere tramite l’esperienza interiore.

Questo approccio metodologico presenta, in parte, affinità con quello dello Dzogh-Chen tibetano (23), in cui si parte proprio dalla condizione reale dell’uomo, dalla sua mente ordinaria, dalla comprensione vivente del problema di come funziona la mente ordinaria, per procedere a riscoprire la “Natura della Mente” ossia la sua essenza profonda, sebbene con una metodica di pratiche che esprimono il diverso clima della spiritualità buddhista tibetana e, in particolare, dell’indirizzo del Vajrayana (la via del diamante-folgore). Il principio di partenza è comunque, lo stesso: conoscere la mente e disciplinarla per poi andare oltre, verso stati di realizzazione sempre piu’ profondi.

5.- La Via Solare e l’approccio ritualistico.

La Via Solare consiste, essenzialmente, nello spostare il centro di sé dall’astrale all’Io, al principio cosciente sperimentato e conosciuto nel pensiero mediante la disciplina interiore.

Questo Principio, autonomo dalle connessioni e dai condizionamenti della psiche inferiore nonché delle impressioni sensoriali, è un potere su sé fondato, che brilla di Luce propria e conoscendo il quale l’uomo è interiormente libero.

È un principio spirituale dotato di una sua autonoma Forza sovrasensibile, di una sua Luce. È il Principio Solare che può essere ridestato nell’uomo, poiché è insito potenzialmente nella natura umana (24).

Questo approccio metodologico – basato sulla filosofia della libertà – è diverso da quello ritualistico sperimentato da vari sodalizi nel corso del Novecento, intenti a recuperare e conoscere il senso vivente del rito romano antico e soprattutto arcaico attraverso la sperimentazione del Rito (25).

Il rito è una connessione con la trascendenza attraverso azioni, “parole di potenza” e gesti ben precisi, secondo una antichissima Scienza che non lascia nulla al caso.

Nelle condizioni generali dell’epoca attuale, un contatto esperienziale coi Numi senza un’opera preliminare e metodica di disciplina interiore individuale può risultare addirittura dannosa, perché il contatto con una Forza sovrasensibile senza una adeguata e preliminare purificazione e rettificazione individuale, può andare a nutrire Potenze naturali estracoscienti, irrazionali che possono prendere il sopravvento se non si è già ridestato e fortificato il Principio Solare nell’uomo.

La scena mitica della tauromachia – e soprattutto le figure del cane, del serpente e dello scorpione che si nutrono del sangue del toro sacrificato – è, al riguardo fortemente simbolica e vale nei termini di un severo monito, che già J. Evola aveva evidenziato nella sua esegesi dei Misteri di Mithra (26).

Su questo punto Steiner è stato molto chiaro. I Sei Esercizi creano le condizioni e i presupposti per andare avanti nello sviluppo spirituale; senza le preliminari e lunghe pratiche del controllo del pensiero e dell’azione, dell’equanimità, del pensiero positivo e dell’apertura mentale (liberazione del giudizio), tutte le pratiche spirituali ulteriori, più avanzate, possono essere addirittura nocive (27).

Non si insisterà mai abbastanza sulla priorità – ontologica e cronologica – dell’azione interiore individuale rispetto, ad esempio, alle pratiche di catena di carattere comunitario di cui parla, ad esempio, la rivista Ur (28).

Tale priorità è stato il nucleo centrale dell’insegnamento di Pio Filippani Ronconi. Nel rispondere per iscritto alle domande di Roberto Incardona (29) sul tema della “regolarità tradizionale” e sulle possibilità e gli esiti di un lavoro interiore condotto isolatamente e al di fuori di una qualsiasi “catena tradizionale”, l’illustre orientalista rispose testualmente:

“[…] 1. Il lavoro interiore è sempre isolato: chi non salva se stesso non salva gli altri;
2. Le catene tradizionali regolari non esistono salvo che per i chierici furbi che ci costruiscono sopra una chiesetta per se stessi (alla morte, poi, dovranno fare i conti con il Principale che, senza neanche scomodare Jahveh, è un Signore spaventevole chiamato il Guardiano della Soglia);
3. I ‘risultati effettivi” non esistono; se ci sono, sono un inganno.
Il vero risultato risiede nel fatto che si fa fluire una corrente cosmica di volontà in quell’autentico cesso che è la nostra abituale coscienza di veglia: si percepiscono, allora, un insieme di realtà e di compiti che ti fanno maledire l’impulso ad incarnarti in questa vita, sia pure in un bellissimo posto chiamato Sicilia […].
4. ‘lavoro collettivo’ è buono solo se ognuno lavora da sé, anche se sta insieme agli altri.
Le ‘catene’ possono funzionare solamente se ogni anello è valido, cioè a dire se si attua la ‘catena senza la catena’[….] (30)

E poi ancora nella stessa lettera:

“Ora…… vorrei dire qualcosa circa la ‘regolarità tradizionale’.
Essa non è altro che la codificazione del già avvenuto, che tale appare ad un pensiero paralizzato nella sua funzione riflessa, cerebrale.
Il nostro compito è – al contrario – di trarlo da tale ipnosi cerebrale per ricondurlo alla sua ‘sorgente’ fatta di volontà in cui si attui l’identità fra io e cosmo, nel cuore di ogni uomo.
Il resto sono chiacchiere, comprese quelle che – adeguandomi alle leggi del gioco – faccio io nei convegni, congressi, tavole rotonde eccetera. Non credo, però, che ciò vi interessi […]”

In una relazione intitolata “Agni-Ignis”. Metafisica del Fuoco sacro, Filippani ebbe così a concludere:

Epperò “il ritorno del Fuoco Sacro in Occidente”, che è il motivo di questo convegno, potrà essere attuato non solo quando le antiche tradizioni ancora viventi come quella vedica saranno per bene conosciute, ma quando torneranno ad esserci uomini capaci di calcare la Via iniziatica che, secondo anche ciò che esplicitamente dicono i Veda, è fondata sul raccoglimento interiore, la concentrazione, la meditazione e, in genere, la smobilitazione degli psichismi, delle ossessioni mentali e della meccanizzazione della conoscenza. Ricordarsi occorre che la ‘tradizione’ non patisce trascrizioni canoniche e dogmatizzazioni, ma richiede la esperienza vivente sempre rinfrescata, di chi voglia ritrovarla. In tale modo il Sacro tornerà ad essere la dimensione intellegibile del Reale, e la vita cesserà di essere una funzione animale, per tramutarsi in un arto di quella consapevolezza, la samvid dell’antica sapienza spirituale degli Indi, che è il nocciolo della nostra presenza nel mondo: l’“Io sono” ” (31).

A tale riguardo, si può ricordare quanto è detto nella Bhagavad-Gita (2,66-70) , secondo cui:

Non c’è consapevolezza senza raccoglimento,
Senza raccoglimento non c’è contemplazione,
Senza contemplazione non c’è pace:
e per chi non ha pace come può esservi felicità?

E ancora piu’ avanti (6, 5, 6):

5. Da se stesso egli deve salvare se stesso
E non perdere se stesso
Giacchè solo egli stesso è l’amico di se stesso
Solo egli stesso il nemico di se stesso

6. E’ veramente amico di se stesso
Colui che da sé ha soggiogato se stesso
Ma chi non è consapevole del Sé
Si trova in conflitto, come un nemico di se stesso.

Sono versi che si segnalano all’attenzione ed alla meditazione del lettore (32). La centralità e la priorità dell’azione interiore individuale – anche quando l’individuo agisce insieme ad altri – è una conoscenza tradizionale antica di millenni che va colta come immagine vivente e non come pensiero astratto, nei termini di una moderna speculazione filosofica.

6. Disciplina individuale e pratiche di gruppo.

Nel testo I sei Esercizi è spiegato come, partendo dall’azione dell’individuo su se stesso, si possa applicare alla dimensione di gruppo la metodica della liberazione delle facoltà nel senso di questi esercizi, ossia come le pratiche della padronanza del pensiero e dell’azione, dell’equanimità, del pensiero positivo, dell’apertura mentale e la loro ricapitolazione in una sintesi operativa, si possano applicare anche su scala comunitaria (33).

Ne risulta una diversa impostazione dei rapporti interpersonali, un’altra anima delle relazioni interpersonali. Si è avuta occasione di evidenziare (34) come già la pratica individuale abbia ripercussioni dirette e concrete sui rapporti interpersonali nella vita quotidiana. Il ricercatore che proceda secondo le pratiche indicate, in modo naturale imposta in modo diverso i suoi rapporti col prossimo.

Peraltro Steiner spiega ne L’Iniziazione che i nostri pensieri non sono racchiusi nella nostra testa (35) ma che hanno un riverbero “sottile” sull’ambiente circostante e sulle persone con cui si interagisce. Cambiare la qualità e la direzione dei nostri pensieri vuol dire non solo cambiare noi stessi, ma anche l’atmosfera “sottile” intorno a noi, ossia emettere una diversa vibrazione energetica che impregna di sé l’ambiente circostante.

La dimensione della pratica di gruppo degli stessi esercizi vuol dire potenziare questo sprigionamento di energia-pensiero libero e positivo ed esercitare un’azione sottile sulla realtà circostante, con una risultante che non è la mera somma aritmetica dei partecipanti al lavoro comunitario, ma è questa somma piu’ un quid, in termini qualitativi, che è la vera Forza di un gruppo operativo.

Operare secondo questa prospettiva vuol dire portare nel mondo una Luce cosciente, un principio di libertà interiore e di positività, che contribuisce all’elevazione del mondo, una vera azione spirituale non avendo intenti egoistici perché è al servizio del mondo. Il ricercatore si considera parte integrante di un Tutto cosmico ed ha quindi la vivente e vibrante consapevolezza dei suoi legami con gli altri, con la natura, col mondo.

Il fine di questo itinerario interiore – di cui i Sei Esercizi sono solo l’aspetto preliminare e propedeutico – è sottrarre il Pensiero alla signorìa di Potenze naturali estracoscienti e quindi, mediante la conoscenza vivente del Potere dell’Io nel Pensiero, ridestare e riaffermare concretamente la sovranità del Principio Solare nell’uomo su tutti i suoi elementi costitutivi.

Il problema dell’uomo contemporaneo è il suo essere agito da Potenze infere ed avere un pensiero morto (ossia freddo, cerebrale) manovrato da tali Potenze.

Ristabilire la signorìa del Principio cosciente e i giusti rapporti fra i vari elementi costitutivi dell’uomo significa, in modo concreto, realizzare una rivoluzione interiore nel senso classico del “re-volvere”, ossia un moto di rinnovamento che riporta all’ origine spirituale dell’uomo (36).

In questo itinerario interiore va, comunque, ricordata una cosa: la vita non è come i libri di esoterismo; i libri di esoterismo offrono uno schema, un orientamento di massima, mentre la vita è un fluire (il “panta rei” di Eraclito) che può mettere di fronte a situazioni nuove e inattese, sollecitare cambiamenti di direzione, spingere ad affrontare nuove sfide. Chi stia praticando la padronanza dell’azione, ad esempio, può trovarsi d’improvviso in una situazione in cui deve saper dominare le sue emozioni e quindi occorre praticare l’equanimità, la giusta distanza rispetto all’“astrale”, in una posizione di presenza e simultaneamente di distacco.

La cosa davvero essenziale è, dunque, interiorizzare il senso generale di questo itinerario e avere l’attitudine a saper utilizzare ogni situazione quale occasione e supporto di pratica spirituale.

Ogni sfida, ogni prova, ogni irruzione dell’imprevisto, può essere opportunità di elevazione interiore. E’ un monito che già Giovanni Colazza esponeva nelle sue conferenze a Roma nel 1945 – poi riordinate nel libro Dell’Iniziazione quale commento all’Iniziazione di Steiner – e che non si ripete mai abbastanza, poiché il rischio è quello di tradurre i testi, anche quelli molto operativi, in uno schema fisso, rigido e astratto che poi è travolto dal dinamismo della vita.

Occorre, pertanto, saldezza interiore unita ad un forte senso di elasticità, sapendo anche cambiare le personali pratiche spirituali secondo le necessità del momento. Le pratiche, in fondo, sono come la borsa degli attrezzi da utilizzare di volta in volta, scegliendo quelli più adatti nella particolare situazione in cui ci si trova la quale racchiude un messaggio del karma che occorre saper cogliere.

7. La Via Solare e la questione sociale.

Se si hanno presenti le correlazioni degli elementi costitutivi dell’uomo con le funzioni costitutive dell’organizzazione sociale secondo il pensiero del mondo classico, in particolare in quello di Platone, al lettore non sarà difficile intuire le implicazioni sociali e politiche di un tale orientamento spirituale.

Il mutamento sociale e politico in senso evolutivo può nascere solo da un mutamento evolutivo dell’uomo.

E’ di intuitiva evidenza la correlazione fra le condizioni dell’uomo – il cui pensiero è agito da potenze infere – e la realtà socio-politica internazionale in cui il potere politico è agito da potenze finanziarie, speculative planetarie che espropriano i popoli della loro sovranità e libertà, concentrando la ricchezza nelle mani di un’oligarchia internazionale, immiserendo i popoli (37). L’usura è, in effetti, una forma di vampirismo energetico se consideriamo il denaro per ciò che esso è: energia solidificata (38). Tale vampirismo energetico è una “Forma-pensiero” dotata di una sua energia che si appropria delle energie altrui per uno scopo egoistico, nuocendo agli altri. E’ un pensiero manovrato dall’ego, quindi in definitiva da Potenze infere (cupidigia, brama di potere, ipertrofia dell’ego).

Un pensiero cosciente, autonomo, vivente, libero nella sfera dell’interiorità è anche un pensiero cosciente e libero nella realtà sociale in cui tende a ristabilire i giusti rapporti fra cultura, politica ed economia (39).

E’ la dottrina della triarticolazione sociale in cui Rudolf Steiner riprende e riadatta in forme adatte ai tempi moderni una antichissima filosofia politica risalente a Platone che, a sua volta, sistematizzava su un piano speculativo una dottrina e una conoscenza che era tipica delle antiche civiltà tradizionale di ceppo indoeuropeo.

In questa concezione la “cultura” corrisponde all’elemento spirituale dell’uomo – al pensiero, nel senso di “pensiero vivente” – la politica e il diritto alla funzione di tutela della società in un quadro di regole e di princìpi generali, l’economia alla sfera delle esigenze materiali ma in un quadro di più alti princìpi.

Steiner non nega affatto il concetto di democrazia ma anzi lo assume con serietà fino in fondo; si tratta di un concetto così serio e importante da poter essere applicato laddove è effettivamente possibile applicarlo – il principio del suffragio universale – nel campo delle scelte politiche generali, mentre in campi e funzioni come la cultura e l’economia devono prevalere i princìpi di selezione qualitativa, competenza, specializzazione, esperienza; si tratta di campi nei quali non è ragionevolmente possibile che ogni individuo – semplicemente in quanto maggiorenne – decida ma sono gli operatori di quei settori, coloro che vivono e operano direttamente in questi campi, a dover gestire la cultura e l’economia.

Ciò vuol dire una autoorganizzazione per corpi professionali affrancati dal parlamentarismo (40) e dunque, la eliminazione del clientelismo della partitocrazia. Una autoorganizzazione fondata su princìpi qualitativi che è, al tempo stesso, l’opposto di qualunque clientelismo baronale nel campo della cultura.

Sono queste, in estrema sintesi, le linee generali della triarticolazione sociale, dottrina che merita una trattazione specifica in separata sede e che va riletta e approfondita soprattutto in questo momento storico in cui la crisi del liberalcapitalismo, dopo il crollo dell’Unione Sovietica e del socialismo reale sollecita, con urgenza, un ripensamento, in termini di attualizzazione, della questione sociale.

8. Cenni conclusivi

Il pugnale di Mithra – ossia la Forza Solare – scende dall’alto in basso, entra nella natura taurina e la fa morire a se stessa, trasformandola nella spiga di grano. Se si coglie tutta la forza simbolica ed invocativa di questa immagine vivente, si può comprendere che è un simbolo di vivente attualità, dotato di grande Forza spirituale.

Mithra Sotér va riscoperto in noi stessi.

Il Principio Solare – ossia il potere dell’Io, presente nel pensiero vivente e poggiante su se stesso – è insito e latente nell’uomo. Si tratta di ridestarlo nell’individuo e nella società, propiziando il passaggio ad una nuova epoca.

Questo Principio Solare è una Forza d’Amore (41) poiché sulla via della realizzazione spirituale si progredisce solo con Amore, col fervore e calore dell’anima, con una viva e vibrante partecipazione animica e con lo slancio della Volontà (42).

La Conoscenza – come Filippani mi indicò personalmente nel corso di un colloquio – nasce dall’Amore, da un senso gioioso del donarsi, dell’offrire se stessi al compito superiore della Conoscenza di sé e della realtà.

Coniugare pensiero e sensibilità, accordare pensare, sentire e volere è la strada maestra della realizzazione spirituale.

Questo Potere cosciente e autonomo, vivente e libero, è la sostanza vivente di Mithra Sol Invictus, che trionfa sul toro, trasformando la potenza taurina, selvaggia e incoercibile, nella energia ordinata verso l’alto: la spiga di grano, simbolo di rinnovato equilibrio interiore e di un nuovo equilibrio politico-sociale.

La spiga di grano è un simbolo suscettibile di varie letture su diversi piani: su quello individuale esprime plasticamente il senso di uno slancio verso l’alto, ossia verso l’elevazione interiore.

Sul piano culturale e sociale esprime il passaggio dalla ‘natura’ alla ‘cultura’, da un disordine di tipo pre-cosmico e pre-civico alle forme ordinate di una rinnovata vita civile improntata all’anima cosciente, la signoria dell’Io – il Principio cosciente, Solare perché dotato di Forza e Luce propria – la cui riscoperta e il cui risveglio è il compito richiesto, con urgenza, dalla nostra epoca.

Note

1) In questo contributo ho sistematizzato e coordinato gli spunti, le riflessioni, i contenuti espressi in vari articoli – pubblicati su varie riviste – e in molteplici conferenze svolte sui Misteri di Mithra nonché nei corsi tenuti presso la Fondazione Humaniter di Napoli, negli ultimi 5 anni, sulla Via Solare come percorso di una nuova consapevolezza e come arte della calma interiore. In questo capitolo, oltre a riprendere questi contributi precedenti, ho aggiunto il riferimento a Goethe ed al suo sguardo contemplativo della natura, nonché alcuni temi di meditazione, tratti da Massimo Scaligero, da Giovanni Colazza e da Pio Filippani Ronconi per rendere più chiara e concreta l’esposizione di questo orientamento spirituale. In alcuni passaggi di questo capitolo si possono cogliere le tracce delle pratiche personali di concentrazione e meditazione che ho sperimentato metodicamente nel corso degli anni.

2) In particolare, si rimanda il lettore a S. Arcella, I Misteri del Sole. Il culto di Mithra nell’Italia antica, Controcorrente, Napoli, 2002, in particolare al capitolo VI “La struttura dei sette gradi di iniziazione”, pp.109-138.

3) Cfr. J. Evola, Rivolta contro il mondo moderno, Edizioni Mediterranee, Roma, 2006 (con saggio introduttivo di Claudio Risé. Appendici di Alessandro Grossato [et alii]).

4) Per il linguaggio del mito e del simbolo quali espressioni di un pensiero sintetico-intuitivo si rinvia alle considerazioni esposte nella prefazione alla I edizione di questo testo, integrate da nuove osservazioni sul metodo tradizionale illustrate nella prefazione alla nuova edizione. Sul pensiero dialettico e sul suo superamento cfr. M. Scaligero, Manuale pratico di Meditazione, Edizioni Tilopa, Roma, 1984, pp.9-12; 18-24.

5) Cfr. M. Scaligero, Manuale pratico di Meditazione, cit., pp.25-27.

6) S. Panunzio, Contemplazione e Simbolo, 2 voll., Volpe, Roma,1975.

7) Guénon, Il Regno della quantità ed i segni dei tempi, Edizioni Studi Tradizionali, Torino, pp.110-124 (ora: Adelphi, Milano, 2009).

8) ID., op.cit., pp.138-145.

9) Cfr. E. Junger-M. Heidegger, Oltre la Linea (a cura di Franco Volpi), Adelphi, Milano, 1989.

10) R. Steiner, La Filosofia della Libertà, 1894 (ora: Editrice Antroposofica, Milano,2011). Sulla vita e il pensiero di R.Steiner cfr. S.Rihouete-Coroze, Rudolf Steiner. La vita e l’opera del fondatore dell’antroposofia, Convivio, Firenze, 1989.

11) Citazione tratta da S.Rihoute-Coroze, op.cit., p.46.

12) ID., op.cit., p.46.

13) ID., op.cit., p.48.

14) ID., op.cit., pp.37-44.

15) ID., op.cit., p.48.

16) M. Scaligero, Tecniche della Concentrazione Interiore, Mediterranee, Roma, 1980, p.31.

17) G. Colazza, Dell’Iniziazione (a cura dell’Editore), Edizioni Tilopa, Roma, 1992, pp.91-92.

18) Sulla relazione fra dèi planetari e centri energetici dell’uomo, cfr. R. Steiner, Pensiero umano, Pensiero cosmico, Edizioni Estrella de Oriente, Trento, 2004.

19) M. Scaligero, Tecniche della Concentrazione Interiore, cit., pp.9-12.

20) M. Scaligero, Tecniche della Concentrazione Interiore, cit., pp.12-19.

21) R. Steiner, I Sei Esercizi, Editrice Antroposofica, Milano, 2009.

22) M. Scaligero, Tecniche della concentrazione interiore, cit., pp.12-19.

23) Cfr. N.Norbu, Il cristallo e la Via della luce. Sutra, tantra e Dzogh-chen, Ubaldini Editore, Roma, 1987, p. 58 ss.

24) M.Scaligero, Tecniche della concentrazione interiore, cit., pp.24-26.

25) Cfr. Introduzione alla Magia (a cura del Gruppo di Ur), voll.I-III, Mediterranee, Roma, 1971; M. Introvigne, Il Cappello del mago. I nuovi movimenti magici, Sugarco, Milano, 1990, pp.334-364.

26) Cfr.J. Evola, La Via della realizzazione di sé secondo i Misteri di Mithra ( a cura di S. Arcella), Fondazione J. Evola-Controcorrente, Napoli, 2007, pp.56-58.

27) R. Steiner, I Sei Esercizi, cit., p.13.

28) Introduzione alla Magia (a cura del gruppo di Ur), I, cit., Roma, 1971, pp.321-324.

29) R. Incardona, Pio Filippani Ronconi e l’“Isola Iniziatica”. Memorie siciliane, in La Cittadella, Omaggio a Pio Filippani Ronconi, A. X, n.s., n° 40, Roma,ottobre/dicembre 2010, pp.66-67.

30) ID., op.cit., p.67.

31) Pio Filippani Ronconi, Agni-Ignis. Metafisica del Fuoco Sacro, in La Cittadella, cit., pp.27-35 e, in particolare, p.35.

32) Bhagavad-Gita. Il Canto del Glorioso Signore, 2, 66-70 (Traduzione e commento dal sanscrito di S.Piano), Fabbri Editore, Milano, 1994, p.43.

33) Athys Floride, I Sei Esercizi applicati agli incontri di gruppo, in R. Steiner, I Sei Esercizi, cit., pp.41-43.

34) S. Arcella, La concezione dello Stato Organico nel pensiero di Julius Evola, in Studi Evoliani 2008, Edizioni Arktos, Carmagnola (Cuneo), 2009, pp.183-197 e, in particolare, v. pp. 193-197.

35) R. Steiner, L’Iniziazione, cit., p.46 ss.

36) J.Evola, Gli Uomini e le Rovine (), Volpe, Roma, 1967, pp.15-29 (ora: Mediterranee, Roma, 2001, con un saggio introduttivo di Alain De Benoist).

37) Sul ristabilimento dei giusti rapporti fra Io, “astrale”, “eterico” e corpo fisico cfr. M. Scaligero, Tecniche della Concentrazione Interiore, cit., pp.26-28.

38) S. Wilde, Le leggi dell’abbondanza, Macro Edizioni, Diegaro di Cesena, 2004.

39) R. Steiner, La questione sociale. Un problema di consapevolezza (otto conferenze tenute a Dornach fra il 15 febbraio e il 16 marzo 1919), Editrice Antroposofica, Milano, 1992; ID., I punti essenziali della questione sociale rispetto alle necessità della vita nel presente e nell’avvenire (con in Appendice: Scienza dello Spirito e problema sociale. Pensieri in tempo di guerra, in margine alla triarticolazione sociale), Editrice Antroposofica, Milano 1999; ID., Cultura politica Economia. Verso una triarticolazione dell’organismo sociale, Archiati Verlag, Monaco di Baviera, 2006.

40) R. Steiner, Cultura Politica Economia, cit., p.71, ove afferma testualmente: “L’amministrazione della vita culturale va dunque affrancata dal parlamentarismo e chi crede che anche lì debba comandare un parlamento democratico fraintende del tutto l’impulso alla triarticolazione del’organismo sociale”.

41) Sul tema dell’Amore inteso come Forza spirituale si rinvia il lettore alla lettura attenta di Platone, Simposio, Adelphi, Milano, 1979. Cfr., al riguardo, J.Evola, Metafisica del sesso, Mediterranee, Roma, 1994 (Saggio introduttivo di Fausto Antonini). Sull’amore della terra quale insegnamento spirituale di Zarathustra, cfr. Pio Filippani Ronconi, Zarathustra e il Mazdeismo, Irradiazioni, Roma, 2007.

42) L’accordo di pensiero, sentire e volontà è un tema su cui insite tutta la letteratura antroposofica. Al riguardo cfr. M. Scaligero, Manuale pratico di Meditazione, cit., pp.35-38 (“L’ascesi del sentire”).