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Rapimenti CIA in Italia, una rete occulta?

di Amy Goodman - 19/07/2006


L'indagine dei magistrati italiani sui rapimenti della CIA si estende ad uno scandalo spionistico interno e a una campagna di disinformazione condotta dai servizi segreti. Le forze dell'ordine italiane hanno trovato prove che suggeriscono come il Sismi avrebbe reclutato alcuni giornalisti e ne avrebbe intercettato illegalmente altri. Amy Goodman ne parla con Stephen Grey (The Guardian, The New York Times, The Sunday Times)

Due ufficiali dei servizi segreti italiani sono stati arrestati con l’accusa di aver aiutato tre anni fa alcuni agenti della CIA a rapire un religioso musulmano di Milano. Gli investigatori italiani stanno ora allargando le loro indagini al possibile coinvolgimento di agenti dei servizi italiani in attività illegali di spionaggio interno e in una campagna di “propaganda nera” finalizzata alla disinformazione.


Ci occupiamo adesso dell’Italia, dove due alti funzionari dei servizi segreti sono stati arrestati con l’accusa di aver aiutato tre anni fa alcuni agenti della CIA a rapire un religioso musulmano di Milano.

Mauro Mancini, numero due dei servizi segreti militari italiani, è stato arrestato. Il suo predecessore, Gustavo Pignero, è agli arresti domiciliari. Gli arresti per la prima volta fanno riferimento al coinvolgimento di ufficiali dei servizi italiani nel rapimento di Hassan Osama Nasr, conosciuto anche come Abu Omar. Nasr fu catturato mentre si dirigeva a piedi dalla propria casa ad una moschea locale. Venne poi portato in una base italo-americana e infine trasportato in Egitto, in aereo. Qui Nasr sostiene di essere stato picchiato e sottoposto a scariche elettriche ai genitali. Non gli è mai stato contestato alcun crimine e non è mai comparso davanti ad una corte di giustizia. Nel frattempo, i pubblici ministeri italiani sostengono di aver ottenuto altri mandati per tre agenti della CIA ed un impiegato della locale base aerea statunitense. I nuovi mandati fanno salire a 26 il numero di americani accusati per la vicenda dallo scorso anno.

Alcuni nuovi sviluppi del caso stanno inducendo gli investigatori ad allargare le indagini all’eventuale coinvolgimento di agenti italiani in attività di spionaggio interno. La polizia ha scoperto quello che sembrerebbe un enorme archivio segreto sulla sorveglianza di giornalisti, giudici e uomini d’affari in Italia. Le forze dell'ordine hanno anche trovato prove che suggerirebbero che i servizi segreti italiani – SISMI – avrebbero reclutato alcuni giornalisti italiani e ne avrebbero intercettato illegalmente altri per seguire l’indagine sul rapimento di Nasr.


• Stephen Grey è un reporter free lance che ha seguito questa storia da vicino. Ci ha raggiunti in linea da Londra, dove è recentemente tornato dopo essere stato a Milano.


AMY GOODMAN: Ci ha appena raggiunto Stephen Grey, giornalista britannico [The Guardian, The New York Times, The Sunday Times, NdT] che si è occupato della vicenda. Ci ha raggiunti da Londra, dove è da poco tornato dopo essere stato a Milano. Benvenuto a Democracy Now!, Stephen Grey.

STEPHEN GREY: Ciao Amy.

AMY GOODMAN: Grazie di essere qui con noi. Potresti spiegarci questa storia?

STEPHEN GREY: Beh, l’abbiamo seguita per un po’. Lo scorso anno ci sono stati i primi mandati nei confronti dei supposti agenti CIA, accusati di aver organizzato questo rapimento. Abu Omar è scomparso il 17 febbraio del 2003. È un religioso islamico che è stato accusato di terrorismo. Era già indagato dalla polizia. Poi, semplicemente, è sparito. La polizia non ne ha saputo più nulla, se si esclude un rapporto fasullo inviato dalla CIA in cui si diceva che probabilmente si era trasferito nei Balcani, circa un anno fa, quando in effetti Omar telefonò a casa alla moglie e ad alcuni amici a Milano. Omar ha riferito cosa gli è accaduto. La polizia italiana stava ascoltando quella telefonata, e ha in seguito scoperto che egli era stato effettivamente catturato per strada da quelli che ha descritto come persone che parlavano inglese e italiano. In seguito fu trasferito su un aereo dalla base aerea di Aviano, attraverso la Germania, in Egitto, dove ha sostenuto di essere stato interrogato e torturato.

Questo sembrerebbe essere un tipico esempio delle “rendition”, il programma della CIA finalizzato al trasferimento di persone in paesi terzi. La particolarità di questo caso è l’essersi verificato, evidentemente senza alcuna copertura legale, in un paese che è un grande alleato degli Stati Uniti. Ciò sembrerebbe infrangere tutte le regole. All’inizio gli investigatori si sono concentrati sugli americani. Sono riusciti ad identificarli da intercettazioni sui telefoni utilizzati nei pressi del luogo del rapimento. Ne hanno seguito le tracce e hanno riconosciuto alcune delle persone coinvolte come agenti della CIA. Questo è quello che credevano. E hanno emesso i mandati di arresto.

Tuttavia, rimaneva ancora un interrogativo: la CIA aveva davvero portato a termine questa operazione, o questa presunta operazione, senza il coinvolgimento di qualche agente dei servizi italiani? Sembra che siano state trovate delle prove, o almeno così dicono i pubblici ministeri, che collegano direttamente il SISMI all’intera questione. Tutto ciò appare naturalmente molto grave, dal momento che anche se gli americani avevano ottenuto l’approvazione dai servizi italiani, questo non significa che non si sia trattato di un crimine, dato che nessun ufficiale in Italia ha il diritto di organizzare (quello che si è rivelato essere) un rapimento.

AMY GOODMAN: E hanno preso questi due alti ufficiali dei servizi segreti italiani grazie alle intercettazioni sui cellulari?

STEPHEN GREY: Dalle loro telefonate. Sì, sembra che tutto si riduca di nuovo alle intercettazioni. Hanno seguito le tracce di un telefono che è stato usato vicino alla scena del rapimento, e questo ha portato ad un ufficiale delle forze dell’ordine locali, un ufficiale dei Carabinieri. E lui ha detto, beh – lo ha ammesso. È stata la prima persona, tra quelle che si trovavano effettivamente sul posto, a fornire una testimonianza ufficiale. Ha dichiarato: “Sì, lo stavo facendo per conto della CIA”. Ha aggiunto di aver avuto l’approvazione dei servizi italiani.

Poi però, seguendo questa pista e individuati alcuni sospetti, ai livelli più alti del SISMI gli inquirenti hanno cominciato a intercettare le telefonate. Si è iniziato a far luce sull’intera vicenda. Di fatto, un agente ha fornito una dichiarazione al pubblico ministero nella quale negava ogni coinvolgimento in un rapimento illegale. La prima cosa che tale agente ha fatto dopo essere uscito da l’interrogatorio con il pubblico ministero è stata chiamare quest’altro ufficiale – ricordiamo che erano sotto intercettazione – raccontandogli come, in effetti, si fossero presi gioco del pubblico ministero. E, ancora, che la CIA aveva davvero chiesto loro di partecipare al sequestro illegale di questa persona, e che in effetti si trattava di un illecito. Ha detto poi che realmente loro si erano rifiutati di prendervi parte, ma aveva ammesso di aver saputo in anticipo di questo rapimento, e anche essere a conoscenza che stava per essere commesso un crimine, quello a cui in realtà corrisponde questo trasferimento – si tratta in effetti di un’infrazione estremamente grave, soprattutto per un alto ufficiale delle forze dell’ordine come questo agente dei servizi segreti.

AMY GOODMAN: Può parlarci delle prove relative a ciò che gli agenti della CIA, che adesso dovrebbero essere 26 – o comunque tutte le persone coinvolte, anche quelle della base militare americana –, stavano facendo, di come stavano tenendo sotto controllo Abu Omar, lo sceicco?

STEPHEN GREY: Sì. Allora, ovviamente le persone coinvolte sono molte, i 25 presunti agenti della CIA e un altro ufficiale militare nella base di Aviano. Sembra che essi costituissero, almeno secondo il pubblico ministero, la squadra che mise sotto stretta sorveglianza Abu Omar per alcune settimane prima dell’evento. Hanno anche trovato una foto di Abu Omar scattata nel corso della sorveglianza della CIA, in uno dei computer di uno dei presunti agenti – nella stazione principale di Milano. E poi c’era un’altra squadra che ha effettuato materialmente il rapimento. Lo hanno fermato per strada, lo hanno portato alla base di Aviano, e da lì un altro lo ha seguito fino in Egitto.

Bene, non sappiamo perchè, ma il pubblico ministero italiano sostiene che quest’ultimo abbia addirittura preso parte o assistito all’interrogatorio di Abu Omar. Ciò ovviamente deve essere provato. Ma quello che è certo è che ci sono prove evidenti del fatto che questi cittadini americani – non conosciamo molti dei loro veri nomi – erano presenti e, diciamo, usavano i loro cellulari, risiedevano in camere d’albergo, noleggiavano macchine. Tutti questi frammenti di prove sono stati accuratamente raccolti dagli investigatori proprio per determinare con esattezza le modalità del loro coinvolgimento in questo rapimento.

AMY GOODMAN: Ora, i pubblici ministeri italiani hanno dato un nome a questi agenti della CIA e vorrebbero che fossero estradati in Italia, vero?

STEPHEN GREY: Esatto. Hanno inoltrato la richiesta per la loro estradizione in Italia. In ogni caso, li sottoporranno a processo, anche se non otterranno l’estradizione. Ritengo che fino a quando è stato in carica, il governo di Silvio Berlusconi abbia fatto di tutto per bloccare le richieste di estradizione. Non ci sono state ancora richieste di estradizione. I pubblici ministeri ci proveranno di nuovo, dal momento il governo in Italia è cambiato. Ma anche se tali richieste venissero rifiutate, secondo il sistema italiano, si potrebbe comunque processare queste persone in contumacia. Per cui, in un modo o nell’altro, sembra proprio il processo contro questi cittadini americani possa svolgersi in un’aula di tribunale italiana.

AMY GOODMAN: Puoi parlarci di come gli investigatori sono entrati in un appartamento, o un ufficio, che è risultato poi essere un importante sede dei servizi italiani, e di come hanno scoperto in generale tutta quest’operazione di sorveglianza dei servizi segreti?

STEPHEN GREY: Stavano ascoltando questi importanti ufficiali dei servizi italiani che discutevano tra loro – stavano parlando con un ufficiale che sembrava li stesse aiutando nelle loro indagini. In realtà non stavano facendo altro che monitorare le indagini che il pubblico ministero di Milano conduceva contro di loro. E stavano ottenendo anche importanti informazioni. Queste sembra che provenissero da giornalisti – in effetti reclutati dai servizi italiani, o almeno così si sostiene – inviati presso il pubblico ministero per, diciamo così, realizzare un’intervista fasulla allo scopo di scoprire a quali conclusioni era arrivata la magistratura e come stava proseguendo l’indagine.

L’operazione aveva come sede centrale un appartamento di 11 stanze, in pratica un attico, situato nel centro di Roma. Un mercoledì di due settimane fa hanno fatto irruzione nel posto per scoprire cosa ci fosse davvero. E non solo hanno trovato prove di quest’operazione di monitoraggio dell’indagine di Milano, ma anche svariati scatoloni di documenti che, secondo gli inquirenti, contenevano informazioni su magistrati, pubblici ministeri, politici e altri giornalisti. Sembra si sia scoperta un’intera rete di sorveglianza. Tutto deve essere ancora provato, ma questo è ciò che si sta esaminando al momento.

AMY GOODMAN: E quindi ci sono anche nomi di giornalisti in questa vicenda? Giornalisti sui quali hanno indagato? Giornalisti che a quanto pare figuravano nel libro paga degli agenti segreti? Si trattava di giornalisti di destra del quotidiano Libero?

STEPHEN GREY: Si sostiene che ci sia un giornale di destra nell’ambito del quale sono stati reclutati alcuni giornalisti. Questi servivano per disseminare – e disseminavano – articoli nel loro giornale. Erano usati anche per cercare informazioni. Inoltre monitoravano il lavoro di altri giornalisti magari non troppo solidali, li sottoponevano a intercettazioni e li pedinavano. Questo è ciò che sostengono, e ciò su cui si sta investigando in questo momento. Sembra una sorta di – i giornali italiani ne parlano così – centro di “propaganda nera”, di disinformazione. La questione ha provocato un grosso scandalo in Italia, molto più dell’inchiesta stessa sui trasferimenti.

AMY GOODMAN: Gli investigatori hanno anche trovato quelle che sostengono essere bozze di articoli, tra le quali una che suggeriva una campagna di diffamazione nei confronti del premier Romano Prodi, che sarebbero stati poi pubblicati su Libero. È così?

STEPHEN GREY: Esatto. Si accusava Romano Prodi di complicità con la CIA nel programma di trasferimenti. Quest’articolo è stato scritto dopo che Prodi è diventato primo ministro. Se questo fosse vero, significherebbe un atto molto grave nei confronti del primo ministro, dal momento che si supponeva che invece questa gente [i servizi segreti, NdT] stesse lavorando, com’è nella loro funzione, per questo nuovo primo ministro.

AMY GOODMAN: E tutto questo coinvolgerebbe l’ex primo ministro, Silvio Berlusconi?

STEPHEN GREY: Beh, non ancora, ma l’indagine sta scalando i vertici dei servizi segreti italiani. Questi sono stati vicini a Berlusconi. Queste persone, quelle arrestate, sono i primi sostituti dei vertici dei servizi segreti italiani, e bisogna ancora capire se sosterranno – sono ancora sotto interrogatorio – di aver eseguito ordini superiori. Quindi, la pista porta sempre più in alto. Non sappiamo ancora se Berlusconi risulterà coinvolto.

AMY GOODMAN: E, per concludere, cosa dire delle reazioni in Italia a queste notizie, alla denuncia dei livelli più alti dei servizi segreti e al coinvolgimento dell’Italia in quello che gli Stati Uniti chiamano trasferimento straordinario dello sceicco?

STEPHEN GREY: Beh, lo scandalo ha fatto scalpore, ma ovviamente il dibattito è in corso. Alcune persone pensano che sia sbagliato svelare le attività dei propri servizi segreti. L’Italia resta un alleato importante degli Stati Uniti; tuttavia, molti pensano che anche se gli Stati Uniti sono un alleato, in questo caso si sono verificati comunque atti illegali, e il rapimento è un atto illegale. Se si rapisce qualcuno e lo si spedisce in Egitto, ci si deve comunque presentare davanti ad una corte e far approvare l’estradizione, non semplicemente sequestrare senza mandato.

AMY GOODMAN: E la denuncia sulla sorveglianza – in un paese come l’Italia, in cui ogni anno più di 100.000 linee telefoniche vengono messe sotto controllo? E il coinvolgimento di giornalisti?

STEPHEN GREY: Senz’ombra di dubbio, anche questo è fonte di scandalo. La gente aspetta di conoscere tutti i dettagli. L’inchiesta sta andando avanti. I documenti sono sotto esame. Ma, sicuramente, per la maggior parte delle persone si tratta di sviluppi preoccupanti. In Italia, come sapete, stanno succedendo tante cose. Quindi, aspettiamo di vedere cosa uscirà nei prossimi giorni e nelle prossime settimane.

AMY GOODMAN: Bene, grazie mille a Stephen Grey per essere stato con noi.

 

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Fonte: Democracy Now!
Traduzione a cura di Giusy Muzzopappa per Nuovi Mondi Media

 

 

Amy Goodman è ideatrice e conduttrice del programma radiofonico Usa 'Democracy Now!'.
Bill Clinton l’ha definita “ostile, battagliera, persino sgarbata”. Newt Gingrich, Repubblicano statunitense ed ex Presidente dalla Camera Usa, ha detto che era per via di “persone come lei” che aveva messo in guardia sua madre dal parlare con i giornalisti. L’esercito indonesiano l’ha bandita, definendola una “minaccia per la sicurezza nazionale”.
Michael Moore ha scritto di lei: “Si alza tutte le mattine, tutti i giorni dell’anno (molto prima di tutti noi!) per essere l’unica voce quotidiana della verità alla radio negli Stati Uniti d’America. Com’è triste anche solo scrivere queste parole! Una nazione di 300 milioni di persone, con tutte le garanzie scritte che assicurano una stampa libera, e nessuno che faccia il lavoro che Amy Goodman fa in maniera così semplice, così profonda. Questo libro mette nero su bianco tutte le bugie che ci vengono dette dalla mattina alla sera. È un tesoro nazionale, e se non riuscite a captare le sue frequenze radiofoniche, potete ora prendere questo libro, scuotere la testa increduli e disgustati mentre lo leggete, e quindi metterlo via per poter andare a scatenare un putiferio!”
Amy Goodman è autrice, con David Goodman, di '
Scacco al potere – Come resistere al potere e ai media che lo amano'.
Video-intervista ad Amy Goodman.