E poi dice che uno li butterebbe a mare!
di Gianni Petrosillo - 29/11/2012
L’altro giorno guardando Porta a porta, il peer to peer dove i mediocri si scambiano reciproche banalità, parificandosi sui luoghi comuni, nel comune salotto delle convenzionalità mute che proprio per questo impongono un surplus di chiacchiere, ho incontrato la faccia intelligente di Matteo Renzi.
Il ragazzo è particolare ma capace (di tutto), almeno a suo modo, si sa esprimere anche se non si capisce dove vuole andare a parare (o meglio si comprende benissimo ma non si vede nessun elemento di novità e di cambiamento in questa sua scalata al partito, come egli va sbandierando ai quattro venti), appena afferma una cosa un po’ meno sciocca del solito la controbilancia immediatamente con una raffica successiva di stupidaggini affinché a nessuno venga il dubbio che le sue non siano piene scemenze.
Così Monti, per esempio, non ha evitato la recessione al Paese (e siamo d’accordo) ma ci ha ridato credibilità internazionale (dove? In india?). A Renzi evidentemente sfugge il fatto che la seconda non si mangia e quando c’è la prima lo stesso non si mangia.
Il risultato dunque non è una compensazione ma un aggravamento della fame che non tiene conto della fama estera.
L’Italia, dopo la cura del Professore, appoggiato da una larga maggioranza in Parlamento, è tornata indietro ai livelli di consumo della II Guerra mondiale. Parole dell’OCSE e non di un lupo Mannheimer qualsiasi, ospite fisso di un vespaio televisivo qualunque. Questo significa che le dosi da cavallo per fermare la febbre al Paese imposte dall’Esecutivo degli “ottimatti” hanno peggiorato la situazione, nonostante i media, la stampa e i circoli dei benpensanti della finanza e della politica continuino a ripetere il mantra del Governo tecnico capace di risollevare le sorti economiche della nazione dopo l’era del berluscone nano.
Sempre secondo l’Ocse se non ci sarà una concreta ripresa globale e senza una crescita effettiva dell’Italia nel 2014 avremo bisogno di un’altra stretta di bilancio, ma a quel punto non ci sarebbe nemmeno più il fondo del barile da rischiare.
Questo è il triste contesto, detto papale papale, ma poi scende ancora Monti dai monti e dichiara l’insostenibilità del sistema sanitario che dovrebbe essere privatizzato perché altrimenti lo Stato non riuscirà più ad assicurare le prestazioni essenziali. Mentre i privati sì, soltanto che non tutti potranno permettersele.
Poiché Porta a porta è un reparto n. Vespa che ci vorrebbe un Cechov per raccontarlo si lancia il filmato degli economisti del recinto liberale, tanto per rimanere rinchiusi nel parco buoi istituzionalizzato. Come sempre però sono gli internati, che vivono nel loro mondo, ad accusare chi sta fuori di essere un pazzo scriteriato. Ed ecco che il bue e l’asinello (Giavazzi e Alesina), dimenticandosi di noi poveri cristi, propongono una ricetta mai sentita prima nella storia economica della penisola: bisogna abbassare le spese pubbliche dice il primo. Come? Facendo pagare ai ricchi alcuni servizi. Uno potrebbe pensare che si tratta di un’idea intelligente ma poi capisci il trucco perché costoro per benestanti intendono chiunque viva in Italia, indigenti compresi. Occorre abbassare il debito pubblico, ribatte il secondo per contraddire il collega che aveva detto la stessa cosa con le stesse parole. Come? Tagliando dove si può, cioè ormai da nessuna parte. Uno è della Bocconi e l’altro della Harvard. Noi, invece, rimaniamo i polli da spennare in nome della bibbia liberale.
Gli italiani dopo averle tentate tutte, dopo essersi buttati, come diceva Totò, a destra, al centro e a sinistra, dovrebbero considerare una quarta opzione: buttarli tutti a mare, primarie o non primarie.