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Sequestro Abu Omar: sindrome italiana, la sovranità limitata

di redazionale - 31/07/2006

 

La guerra fredda è finita da quasi vent’anni ma l’Italia resta ancora un Paese a sovranità limitata dove dire “no” agli americani non è neppure pensabile e dove anche le leggi nazionali devono piegarsi ai voleri dell’unica superpotenza rimasta.

Quello che uno come Nicolò Pollari, ancora per poco direttore del SISMI, il servizio segreto militare, vorrebbe farci credere è davvero paradossale: la CIA, nel portare a termine il sequestro dell’imam Abu Omar, sospettato di essere un pericoloso terrorista, avrebbe agito senza avvisare il servizio alleato italiano, ossia proprio il SISMI di Pollari.

Alla sola di idea di avere guai giudiziari per aver collaborato ad una “extraordinary  rendition” - così, con un ridicolo eufemismo, gli americani definiscono un vero e proprio sequestro di persona - il prode Pollari preferisce passare per fesso: ”non c’ero, ma se c’ero dormivo”, sembra dire Pollari “cuor di leone”. Davvero paradossale. Perché delle due l’una: o Pollari è complice di un reato e quindi, se nessun esponente del passato governo gli lo ha ordinato, è anche un traditore oppure lo stesso Pollari è alla guida di un servizio segreto da barzelletta che, sotto il naso, si fa rapire dai “cugini” d’oltreoceano un pericoloso terrorista.

Ma al di là della brutta figura di Pollari, resta il problema dei problemi: i servizi segreti italiani fanno, come da sempre, quello che gli americani ordinano. Senza neppure l’alibi della guerra fredda.

 

SEQUESTRO ABU OMAR (2):
DEVIAZIONI NEL SISMI?
NO È IL SISMI AD ESSERE DEVIATO 

Come fosse un riflesso condizionato, la stampa italiana è tornata a parlare di “deviazioni del servizio segreto italiano”, di “SISMI deviato”, e amenità varie. Come a dire: l’istituzione dei nostri 007 è sana, anche se ogni tanto qualcuno va per conto suo.

Ma quando ad andare per proprio conto sono, quasi certamente, il suo direttore e assolutamente in modo certo il suo vice, Marco Mancini, come si fa a parlare di deviazione? E’ tutto il SISMI che ha deviato dai suoi compiti istituzionali. E’ stato tutto il servizio segreto militare a compiere reati che la legge punisce con almeno 15 anni di reclusione.

Non si può parlare di deviazioni del servizio segreto italiano.

Bisogna avere il coraggio di dire che i servizi segreti italiani sono deviati.

Se fosse ancora vivo ci piacerebbe sapere che cosa ne avrebbe pensato un vero agente segreto come Nicola Calipari. Ma in mezzo a tanti cialtroni ad andarsene è stato proprio lei. E non i creda sia un caso.

 

SEQUESTRO ABU OMAR (3):
LUCIANO VIOLANTE ED IL SEGRETO DI STATO 

Da almeno 20 anni a questa parte c’è un personaggio della “sinistra” che non fa mancare mai la sua voce ogni volta che il tema in questione sono i corpi dello Stato oppure i magistrati.

Si tratta di un ex magistrato non prestato alla politica, ma politico di professione. E’ stato un po’ tutto: presidente della Camera, della commissione antimafia, capogruppo alla camera dei DS, “garante” dei magistrati di sinistra.

Ai tempi della commissione d’inchiesta sui fatti di Genova al G8 del 2001, fu strenuo difensore di quello che senza dubbio era ed è il massimo responsabile del disastro genovese: il capo della polizia, Gianni De Gennaro. Adesso presiede la commissione Affari costituzionali di Montecitorio.

Il suo nome è Luciano Violante ed i suoi interventi non sono mai casuali.

Sulla vicenda del sequestro di Abu Omar, Violante, però, l’ha sparata davvero grossa, affermando che “il segreto di stato sarebbe opponibile” ai magistrati della procura di Milano che indagano sul sequestro di Abu Omar, “se fossero in gioco le relazioni internazionali”, ossia i rapporti tra Italia e Stati Uniti.

Più realista del re, Violante interpreta con zelo la vera preoccupazione del suo partito, i DS, che è quello di evitare di creare tensioni o peggio frizioni con il “grande” alleato americano.

Fino a qualche giorno fa, Violante aveva tentato una strenua difesa di Pollari, sostenendo che il capo del SISMI poteva non essere a conoscenza dell’esistenza di una “cellula deviata” del servizio. Ancora, Luciano…

 

SEQUESTRO ABU OMAR (4):
I SILENZI DEL CENTRO-SINISTRA
E GLI SCENARI DEL DOPO POLLARI 

Difficile non aver notato che da quando l’affare Abu Omar è balzato agli onori della cronaca c’è un imbarazzato silenzio da parte dei maggiori leader del governo di centro-sinistra.

Certo la materia è incandescente: l’inchiesta dei magistrati di Milano sul sequestro di persona dell’imam ora prigioniero in Egitto mette a nudo la totale dipendenza italiana dagli ordini americani. E, soprattutto, i “giochi sporchi” dei nostri servizi segreti.

Resta però da chiedersi come mai Prodi non abbia detto sull’argomento una sola parola. E anche come mai il neo ministro della Giustizia, Clemente Mastella, proprio come aveva fatto il suo predecessore, il leghista Roberto Castelli, non abbia ancora spedito a Washington la richiesta di arresto degli agenti della CIA avanzata dai magistrati milanesi.

C’è poi un altro argomento delicato su cui il governo italiano stenta ad esprimersi: la ormai improcrastinabile riforma dei servizi segreti, ferma dal 1977 e sopravvissuta alle brutte pagine della P2 (nelle liste c’erano i vertici di SISMI, SISDE e CESIS), ai depistagli delle nostre barbe finte nella stagione delle stragi, allo scandalo delle ruberie del SISDE, il servizio segreto civile e via dicendo.

Che fare dei servizi segreti italiani? Riformarli, si ma come? Se ne discute da anni e la forbice resta sempre la stessa: è meglio mantenere due servizi segreti ed un organismo di coordinamento che opera solo sulla carta (il CESIS) oppure riunificarli, affidandone ad un’unica autorità di comando, il responsabile della sicurezza? E come ignorare che a questa prestigiosa poltrona concorre un sol uomo, quel Gianni De Gennaro, capo della polizia sotto tutti i governi, siano essi di destra o di sinistra?