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Intercettazioni Telecom: l'inerzia della procura di Milano "genera" suicidi

di redazionale - 31/07/2006

 

L’inchiesta è in piedi da tempo, ma finora non ha prodotto nulla se non generiche accuse a proposito del fatto che la Telecom intercettasse abusivamente decine di migliaia di persone. A quale scopo? Mistero.

L’indagato numero uno, Giuliano Tavaroli, già capo della sicurezza Pirelli prima e Telecom poi, è ancora in attesa di un qualche provvedimento assieme a Emanuele Cipriani, patron di tre agenzie private di investigazione. Ma intanto si sa che la procura di Milano, per sciogliere il fangoso nodo che avvolge CIA e SISMI nel sequestro di Abu Omar si serviva di un terzo personaggio, un altro ex poliziotto, Adamo Bove, anche lui dirigente Telecom, una specie di mago dell’informatica telefonica, geniale nel decifrare a chi era appartenuto e chi aveva usato, nel tempo, questo o quel numero telefonico. E’ stato grazie alla “consulenza” di Bove che la procura di Milano è riuscita ad incastrare nel caso Abu Omar sia Gustavo Pignero, direttore di divisione del SISMI, sia Marco Mancini, altro spione ben piazzato nelle anticamere del capo stesso del SISMI, il direttore del servizio segreto militare Nicolò Pollari. Bove “collaborava” anche con le procure di Roma e Napoli.

Il problema è che, misteriosamente, Bove è saltato giù da un cavalcavia della tangenziale partenopea, ammazzandosi. Perché?

L’impressione è che l’inchiesta sul sequestro di Abu Omar sia un affare davvero scottante attorno al quale si sta giocando una partita di ricatti e minacce che ci riporta indietro nel tempo, molto indietro nel tempo.

Siamo solo agli inizi di una brutta storia.