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Lo specchio democratico

di Lorenzo Lipparelli - 03/03/2014

Fonte: L'intellettuale dissidente


Negli ultimi decenni stiamo assistendo ad una forte correlazione tra la polarizzazione politica e la disuguaglianza economica: i salari dei lavoratori medi sono addirittura diminuiti mentre quelli del 1-10% della popolazione sono aumentati più del doppio. Oggi l'1% della popolazione mondiale detiene il 40 % della ricchezza, e 35 mila bambini muoiono ogni giorno per malattie prevenibili.

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Ripercorrendo i duemila anni di storia che ci hanno preceduto notiamo come l’evoluzione delle società in formazioni sempre più civilizzate, eterogenee e cospicue, le grandi scoperte, e il superamento impensabile di confini temuti, non abbiano mai impedito la nascita di sistemi di controllo sociale gerarchicamente ordinati. E’ stata quasi consumata la concezione aristotelica delle forme di governo, siamo passati da imperi a oligarchie da aristocrazie borghesi a tirannidi e dittature, per arrivare alle contemporanee democrazie rappresentative.

Il Pensiero Unico odierno, figlio prediletto della globalizzazione più infima, ha cercato, e per gran parte vi è riuscito, di costruire un sistema ad hoc che imprigionasse le menti in un involucro di illusioni e dissolutezze, manipolandole al momento più necessario.

Gli attuali sistemi governativi-democratici non hanno nulla di assimilabile a principi come l’eguaglianza, e castrando l’evoluzione individuale, collettiva, e il senso critico dell’uomo, stereo-tipizzano.

Stereo-tipizzano per anestetizzare le menti.

Viene messo al primo posto l’apparire e all’ultimo la sostanza. Viene raffigurato l’uomo singolo come eroe capace di risolvere i problemi di tutti e trascinare il popolo verso la retta via, e ciò si riflette irrimediabilmente nell’involuzione ontologica, culturale,e sociale del “io” e del “noi”. Viene mistificata la realtà capovolgendo i valori delle cose, creando insicurezze e falsi miti.

Uno degli schermi più ingannevoli è proprio quello della democrazia.

Le c.d. democrazie rappresentative sembravano aver portato a quel potere orizzontale, cui tanti avevano aspirato e nessuno era mai riuscito ad ottenere.

In realtà il fallimento prossimo di quest’ultime non si manifesta come sorprendente; nacquero già morte. Già nel 1782 Jean-Jacques Rousseau nel Contratto Sociale accusava il regime rappresentativo inglese : “Gli inglesi credono di essere liberi. In realtà lo sono solo una volta ogni quattro anni, quando eleggono i loro rappresentati in Parlamento. Per il resto, sono schiavi di quelli che hanno eletto”.

Rousseau era ottimista. I cittadini non sono più liberi neanche quel singolo giorno, poiché il voto espresso è solo apparentemente cosciente, nella maggior parte dei casi è inconsapevole e frutto d’un inganno.

Vengono usate strumentalmente dai partiti politici vecchie ideologie, esautorandole della loro stessa anima, col solo scopo di sedurre il cittadino, facendolo sprofondare nell’illusione dell’ immedesimarsi in un gruppo: repubblicani o democratici, conservatori o liberali?

Etichette irrilevanti.

Un’idea non è di destra né di sinistra. E’ un’idea, buona o cattiva.

Negli ultimi decenni stiamo assistendo ad una forte correlazione tra la polarizzazione politica e la disuguaglianza economica: i salari dei lavoratori medi sono addirittura diminuiti mentre quelli del 1-10% della popolazione sono aumentati più del doppio. Oggi l’1% della popolazione mondiale detiene il 40 % della ricchezza, e 35 mila bambini muoiono ogni giorno per malattie prevenibili.

C’è qualcosa di mostruosamente sbagliato.

La politica è diventata miserabilmente la cameriera di poteri sopraelevati: funzionale solo come specchietto per le allodole. Il fatto stesso che in campagna elettorale i partiti vengano finanziati ingentemente, non può non far pensare che essi non saranno influenzati nelle decisioni future: perché in campagna elettorale promettono riforme che puntualmente non vengono attuate?

Si dimenticano?

Il problema della democrazia e della libertà non và allora ricercato nel sistema governativo: sin dalla nascita la formazione dei nostri giudizi e delle nostre opinioni viene fatalmente influenzata dai dogmi e dalle istituzioni politiche, giuridiche, etiche e religiose della nostra società, ma tra questi non sembra esserci nessun sistema dato per scontato e così poco compreso come quello monetario. Anche nei periodi di crisi, quando sarebbe legittimo mettere in dubbio l’organizzazione dell’intera baracca, la complessità della materia economica, le rassicurazioni della classe politica e la disinformazione dei mezzi di comunicazione, ci fanno desistere.

Il denaro è oggi il sangue che dà vita a tutte le nostre istituzioni: le gestisce, le indirizza e le comanda.