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Economia basata sul metanolo. E' una buona idea?

di Ugo Bardi - 19/08/2006


In un libro recente, George Olah, premio nobel per la Chimica nel 1994, descrive il concetto di "Economia basata sul Metanolo". Nel libro, Olah prende in prestito il concetto di "economia basata sull'idrogeno", popolarizzato da Jeremy Rifkin, sostenendo che il metanolo (il comune alcol metilico) è un vettore energetico molto migliore dell'idrogeno per vari motivi, il principale dei quali è che è un liquido facilmente trasportabile e immagazzinabile. Pertanto, il metanolo non richiederebbe l'immensa l'infrastruttura da costruirsi ex-novo che invece sarebbe necessaria per l'idrogeno.

Non solo, ma l'idea di Olah è di ottenere il metanolo facendo reagire il biossido di carbonio atmosferico (CO2) con acqua; in questo modo si potrebbe rimuovere parte di uno dei principali gas-serra atmosferici, il CO2, riducendo il problema del riscaldamento globale. L'idea non è nuovissima, ma Olah ha il merito di averla esposta in modo comprensivo e generale come una possibile soluzione al declino dei combustibili fossili e al problema del riscaldamento globale.

Dei vari idrocarburi, il metanolo è uno dei più semplici e in assoluto l'idrocarburo più semplice che esiste in forma liquida a pressione e temperatura ambiente. Per ottenere l'energia necessaria per far reagire la CO2 con l'acqua, Olah propone l'energia solare ottenuta da fonti rinnovabili; esattamente la stessa proposta che Rifkin aveva fatto a suo tempo per ottenere idrogeno.

Quello che Olah propone, in sostanza, è una forma di "fotosintesi artificiale" che, come la versione naturale, dovrebbe trasformare la luce solare in composti del carbonio. Il punto da domandarsi in proposito è se ne vale la pena.

La fotosintesi naturale già si può utilizzare per ottenere liquidi combustibili. L'etanolo (alcol etilico) per esempio, si produce attraverso fermentazione e distillazione: è così che si fa la grappa. L'efficienza della produzione di etanolo varia a seconda di quali piante si usano e dai dettagli del processo. Se prendiamo come parametro di efficienza il rapporto fra energia in ingresso e energia in uscita (EROEI), si va da circa 1 per etanolo ottenuto dal mais a valori anche di 7-8 (secondo alcuni) per quello ottenuto dalla canna da zucchero.

Se consideriamo invece la fotosintesi artificiale, dobbiamo partire dall'efficienza delle fonti rinnovabili. l'EROEI del fotovoltaico è oggi intorno a 5-10 (un po' di più secondo alcuni). L'energia eolica fa un po' meglio di così, con EROEI intorno a 20, in condizioni favorevoli. Dobbiamo poi considerare l'efficienza di un reattore chimico piuttosto complesso, meglio detto, una serie di reattori che servono a condensare la CO2 dall'atmosfera, ad attivarla, a farla reagire, separare i prodotti eccetera. Non sappiamo esattamente l'efficienza di tutti questi stadi, ma sicuramente ridurrebbero considerevolmente l'EROEI di tutto il processo. E' probabile che, qualsiasi metodo si usi, l'EROEI del processo totale scenderebbe sotto i 10 e potrebbe essere vicino a 1 o anche inferiore.

E' quanto meno probabile, dai dati che abbiamo visto, che non ci sarebbero grossi vantaggi del metodo artificiale rispetto a quello naturale, anzi, il metodo artificiale potrebbe essere sostanzialmente meno efficiente in termini energetici. In altre parole, il metanolo laboriosamente ottenuto mediante gli impianti descritti da Olah finirebbe quasi certamente per costare molto di più dell'alcol etilico prodotto dalla canna da zucchero, che è già di per se più costoso dei derivati del petrolio. Probabilmente, il metanolo rinnovabile risulterebbe anche sostanzialmente più caro dell'idrogeno, che si può ottenere con un singolo stadio di elettrolisi, un processo efficiente e poco costoso.

Vediamo quindi come a un esame appena un po' dettagliato il concetto di "economia basata sul metanolo" si riveli molto meno allettante di quanto non potesse sembrare a prima vista. Non che sia una cattiva idea, anzi, è un concetto interessante che merita di essere studiato. Il problema, però, è lo stesso che ha il concetto parallelo di "economia basata sull'idrogeno", ovvero si tende a esagerare quando ci si lancia a fornire soluzioni magiche che si pretende risolvano tutti i problemi. Sembra alle volte che ti vendano un callifugo che guarisce anche dalla stitichezza e in più ti fa ricrescere i capelli.

Tornando alla realtà, al momento, le fonti rinnovabili producono energia elettrica con buona efficienza, ma la base installata è talmente piccola che non ce n'è da sprecare. Per questa ragione, il problema principale che abbiamo oggi è produrre energia in quantità tali da poter fronteggiare, almeno in parte, il declino dei combustibili fossili. Ancora per un certo periodo, proabilmente non breve, non potremo permetterci di trasformare questa energia in vettori poco efficienti come l'idrogeno e il metanolo, anche se queste potrebbero rivelarsi buona idee per un futuro un po' più lontano.

E' anche possibile, però, che nel futuro vedremo l'idea di bruciare combustibili liquidi o gassosi per ottenere energia con la stessa sufficienza un po' divertita con la quale oggi pensiamo all'idea di spalare carbone dentro la caldaia di una locomotiva. Il futuro potrebbe essere, invece, un "economia basata sull'elettricità" che non avrebbe bisogno di vettori chimici.