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Israele: come trasformare una guerra sostanzialmente persa in una serie di vittorie strategiche

di Gabriele Adinolfi - 22/08/2006

Una stella e sei punti

Telegraficamente. Gli Israeliani in Libano sono stati sorpresi, fermati e frustrati al punto da aver dovuto cambiare più volte obiettivo. Sicché non è scorretto sostenere che abbiamo assistito a una vittoria militare degli Hezbollah.

In quanto alla gestione politica dell'immediato post-offensiva la cose vanno però ben diversamente.

Grazie alla sua notevole potenza diplomatica, Israele ha ottenuto risultati che le armi non potevano più garantire all'invasore umiliato.

  1. La forza multinazionale Onu, tanto per cominciare, non è chiamata a svolgere una funzione neutrale ma inequivocabilmante a rappresentare allo stesso tempo una diga e una rampa di lancio per Tel Aviv che per giunta ha preteso una clausola che le permette di attaccare in Libano quando vuole “senza violare gli accordi”...

  2. La forza-cuscinetto permette agli Israeliani di estendere di fatto il loro raggio fino al fiume Litani; e qui entriamo nella questione, quasi mai sollevata, della guerra per l'acqua.

  3. Proprio nella guerra per l'acqua il maggiore alleato regionale di tel Aviv è la Turchia. E, guarda caso, il contingente più folto della forza multinazionale sarà proprio turco. Ovvero i Turchi si ritroveranno a presidiare il Litani e a premere sui rivali siriani.

  4. La Siria, quindi, subirà quella pressione che Israele già aveva annunciato lo scorso anno,

  5. La pressione turca e quella iraniana progressivamente chiudono in una morsa il mondo arabo indebolendo ulteriormente la già fragile tenuta dei regimi social-nazionali.

  6. E qui possiamo chiederci se il disegno israeliano non sia proprio quello di creare un antagonismo fra due potenze regionali islamiche (Iran e Turchia) gettando al contempo le forze scompaginate arabe nelle braccia del terrorismo puro, agevolmente manovrabile tramite il Pakistan il cui servizio segreto, l'Isi, principale protettore e ideatore di cellule del terrore, collabora organicamente con il Mossad.

    In altre parole la potenza politica e diplomatica israeliana ha tramutato in guadagno uno scontro dall'esito disastroso.

    Da notare che per capeggiare la composita compagine mercenaria a casco blu che dovrà servire Tel Aviv a nord-est, gli israeliani vogliono che sia l'italietta del governo Proni. E c'è ancora qualcuno che sostiene che la sinistra, con la sua vuota retorica pacifista e la sbandierata cultura antimperialista, non sia asservita in misura altrettanto completa della destra ma in modo persino più servile e funzionale.