Chi rifornisce l’esercito ucraino?
di Darija Laptieva - 10/12/2014
Fonte: Aurora sito

L’amica lituana
Dopo aver promesso aiuti militari all’Ucraina, la Lituania potrebbe aver fornito armi. “Ci siamo accordati per la consegna di alcuni armamenti alle forze armate ucraine“, ha detto il presidente dell’Ucraina Petro Poroshenko dopo il suo incontro con la presidentessa lituana Dalia Grybauskaite, il 24 novembre a Kiev. La stessa Dalia Grybauskaite una settimana prima aveva descritto la Russia come “Stato terrorista”. Nessuna informazione circola, però, su tipo e quantità delle apparecchiature in questione. Se il presidente ucraino preferisce astenersi dai commenti, il capo di Stato lituano continua a martellare sul tema “non dev’essere discusso pubblicamente“. In realtà, non è il primo accordo di Vilnius sugli aiuti militari all’Ucraina. Ad agosto, il Paese aveva fornito a Kiev elmetti, giubbotti antiproiettile e scudi balistici flessibili. Ultimamente, a settembre, il ministero della Difesa ucraino aveva ricevuto sei tonnellate di aiuti umanitari dalla Lituania, tra cui 4600 razioni, medicinali e attrezzature mediche. Due trattori corazzati fuono consegnati per la costruzione di fortificazioni.
Amici degli amici
E la Lituania non è un’eccezione. Negli ultimi sei mesi del conflitto in Ucraina orientale, diversi Paesi dell’UE e della NATO hanno sostenuto il governo del Paese. Ad aprile, la Francia ha fornito un migliaio di giubbotti all’Ucraina, mentre la Norvegia ha seguito l’esempio due mesi dopo inviando oltre 60 tonnellate di aiuti umanitari, tra cui 77500 razioni da combattimento. Ad agosto, è stata la volta della Gran Bretagna a fornire alle forze armate ucraine 180 equipaggiamenti per la difesa (giubbotti antiproiettile ed elmetti), la Spagna (300 elmetti e 500 giubbotti) e la Slovacchia ha inviato 2,5 tonnellate di aiuti umanitari alle guardie di frontiera ucraine. Infine, ad ottobre, la Danimarca ha fornito a Kiev 15 sistemi GPS 695 tipo Atlantic.
Lo sponsor USA
Ma l’aiuto europeo è magro rispetto al sostegno degli Stati Uniti. Washington ha infatti inviato aiuti militari a Kiev per 320 milioni di dollari, di cui 118 in attrezzature e addestramento delle guardie di frontiera, della Guardia nazionale e dei soldati, e per l’acquisto di armi non letali, 20 milioni che dovrebbero garantire l’attuazione delle riforme nazionali e tre milioni ai profughi che hanno lasciato le zone del conflitto nel Donbas (il rapporto completo è disponibile sul sito internet dell’amministrazione presidenziale statunitense). L’assistenza così si aggiunge al prestito di un miliardo di dollari assegnato dagli Stati Uniti a maggio a Kiev. E la lista potrebbe continuare. A fine marzo, la repubblica ucraina ha ricevuto sotto forma di aiuti umanitari 330000 razioni da combattimento. Militarmente, Washington ha fornito agli ucraini elmetti, giubbotti antiproiettile, visori notturni e altre attrezzature. Un gruppo di esperti militari statunitensi ha visitato l’Ucraina a giugno per “valutare e sviluppare programmi di coordinamento tra le forze armate“. Sulla parte sommersa dell’iceberg, informazioni appaiono regolarmente su internet mostrando che il volume degli aiuti degli Stati Uniti, già importante, sarebbe in realtà ancor più grande. A fine novembre, il gruppo di hacker Cyber-Berkut ha pubblicato sul suo sito una serie di documenti, intercettati dal telefono cellulare di uno dei membri della delegazione del vicepresidente statunitense Joe Biden, durante la visita l’Ucraina. Apprendiamo che il governo ucraino si aspetta di ricevere armi dagli statunitensi, tra cui 400 fucili di precisione, 2000 fucili d’assalto, 720 granate e quasi 200 mortai. La Casa Bianca, però, continua a rifiutarsi di fornire armi letali a Kiev.
Va detto che l’arsenale ucraino non era al massimo all’inizio della peggior crisi del Paese. Nel novembre 2013, il presidente ucraino Viktor Janukovich propose al Parlamento di ridurre di diverse volte le dimensioni delle forze armate e il bilancio della difesa, da 2,4 miliardi di dollari (18,8 miliardi di grivne, o 1,11% del PIL) nel 2013 a 1,82 miliardi di dollari (14,6 miliardi di grivne) nel 2014. Kiev prevedeva inoltre d’investire 563 milioni di grivne per “ammodernamento di armamenti e attrezzature militari“. A maggio, dato l’acuirsi delle tensioni in Crimea e Donbas, il ministro delle Finanze ucraino Aleksandr Shlapak suonò il campanello d’allarme, affermando che le spese per la Difesa del Paese avevano già superato del 50% il budget iniziale e raggiunto i 20 miliardi di grivne. “Tale importo è comunque insufficiente”, aveva detto aggiungendo che, nella misura in cui la priorità era l’indipendenza del Paese, la spesa in altre sfere, sociali, salute, terra, sarebbero state ridotte. Lo stesso mese, le autorità ucraine emisero 100 milioni di grivne in buoni del Tesoro per coprire le spese militari. Essendo la somma insufficiente, emisero un miliardo di grivne di obblighi supplementari per l’esercito a luglio. Petro Poroshenko presentò il 31 luglio una tassa di guerra dell’1,5% su salari e premi di lotterie nazionali e private. Inoltre, 600 milioni di grivne (51,1 milioni di dollari) furono investiti nell’acquisto di materiale militare a luglio. Il governo ucraino aveva anche assegnato al ministero della Difesa 5,9 miliardi di grivne dal fondo di riserva. Infine, l’Ucraina ad aprile avviava la campagna raccolta fondi per l’esercito, ottenendo 150 milioni di grivne. A loro volta, i media ucraini si sono chiesti se il Paese non dovesse smettere di vendere armi all’estero, meglio armando le proprie forze prima di consegnare armamenti ad altri Paesi. L’Ucraina era infatti il quarto esportatore di armi nel 2012 prima di cadere al decimo posto nel 2013, nonostante un volume di vendite pari a 1,05 miliardi di dollari. Kiev ha dovuto annullare il contratto con la Repubblica democratica del Congo per 50 carri armati T-64BM1M da 7,6 milioni di dollari. Kinshasa ha detto di comprendere la decisione, ma non intende acquistare forniture dall’Ucraina in futuro. Nel frattempo, dice Aleksander Khramchikhin, vicedirettore dell’Istituto di analisi politica e militare (IPMA), Kiev cerca alternative per armarsi, tra cui migliorare e riattare l’arsenale ereditato dall’URSS. “Le fabbriche ucraine ripristinano attivamente la vecchia tecnologia militare, come veicoli da combattimento per la fanteria BMP-1 e veicoli per il trasporto truppe BTR-60. Ma si ricordi che si tratta di riparare vecchio materiale sovietico e non di produrne. Del nuovo materiale (beh, non così vecchio) è attualmente utilizzato dalle forze armate, riempiendo il grosso delle perdite. Vi è anche un gran parlare d’invio di armi dalla NATO, ma non vene sono prove solide“, dice l’esperto.
A settembre, Valerij Geletej, ex-ministro della Difesa dell’Ucraina, aveva detto che la NATO aveva iniziato a fornire armi al suo Paese dopo il vertice dell’organizzazione in Galles. “Non posso dire con quale Paese abbiamo concordato, ma confermo che le armi sono in viaggio per l’Ucraina“, aveva detto l’ex-ministro, rifiutandosi di specificare di quali tipi di armamenti si trattasse.
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora