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Pensare globalmente – agire localmente

di Pierluigi Paoletti - 29/08/2006

 

Negli anni seguenti alla seconda guerra mondiale, ma soprattutto dopo la caduta del muro di Berlino nel 1989, la nostra esistenza ha visto cambiamenti su cambiamenti (cfr.http://www.centrofondi.it/Articoli/commercio_anima.htm e http://www.centrofondi.it/Articoli/dittatura_del_commercio.htm ); quello che normalmente percepisce la gente comune e’ un progressivo impoverimento, una corsa sempre piu’ affannosa per cercare di far quadrare i conti e non vede nessun vantaggio dall’entrata dell’euro, ne’ dalla tanto decantata globalizzazione. Nessuno pero’ ha chiaro il perche’ di questa situazione, come mai dai mari e monti promessi da politici ed economisti siamo finiti in questa palude umida e pericolosa, facendoci ripetere la famosa frase: era meglio quando si stava peggio.



Per far capire quello che e’ successo alle nostre economie nazionali, dovete immaginare il mondo come un organismo vivente unico ed il denaro il suo sangue, la sua energia. Ogni nazione rappresenta, o fa parte di un componente di questo organismo: il cuore, i polmoni, le gambe ecc. ed e’ in buona salute quando tutte queste parti, ognuna fondamentale, ha una buona dose di energia, quindi di denaro.

Prima del 1989 (tanto per dare un riferimento anche se inesatto perche’ tutto il processo e nato molto prima) ogni paese e quindi ogni economia cercava di bastare a se stessa e dove non arrivava a soddisfare il suo fabbisogno interno chiedeva agli altri paesi che invece avevano un surplus e viceversa (import – export). Anche se gli squilibri tra le varie parti di questo organismo erano molto accentuate e molto piu’ denaro e quindi energia arrivava alla parte occidentale mentre altre ne avevano poco come una parte dell’oriente o addirittura niente come l’Africa, ancora non si era arrivati al punto di non ritorno, possiamo dire che l’organismo era molto malato, ma aveva ancora una possibilita’ di guarire.

Negli ultimi anni e’ successo che improvvisamente la salute di questo malato si e’ improvvisamente aggravata portando la situazione al punto di non ritorno. Perche’?

Ma perche’ alcuni organi, a cui va tutta la nostra compassione, stanno cercando di prendere per se’ tutta l’energia disponibile (denaro, petrolio ecc.) senza pensare che cosi’ facendo stanno decretando la condanna a morte del grande organismo di cui fanno parte (il mondo), quindi anche di se stessi! Se ci pensate bene il cancro non e’ altro che questo: cellule impazzite che uccidono altre cellule sotraendo la loro energia perche’ si ritengono piu’ necessarie di altre ed organi che non avendo piu’ la dose necessaria di energia, smettono di fare il loro lavoro compromettendo cosi’ la vita dell’intero organismo.



Per capire ancora meglio zoommiamo e prendiamo ad esempio la vita delle nostre citta’ (un piccolo organismo vivente); all’interno avremo tanta gente (cellule) che con il suo lavoro contribuisce a creare l’energia disponibile (il denaro) per il suo funzionamento: ci sono i contadini che producono il sostentamento, grano, verdure, ortaggi; ci sono gli artigiani che le tarsformano e le vendono, panettieri, verdurai; altri che si occupano della manutenzione degli alloggi, muratori, elettricisti ed altri che curano altri aspetti importanti, gli insegnanti, gli avvocati ecc. Tutti hanno un compenso (energia) disponibile per vivere e piu’ questa energia circola, piu’ questo piccolo organismo di cui sono cellule prospera ed e’ in buona salute.

In poche parole una citta’ di parecchie decine di anni fa. Oggi pero’ tutte le nostre citta’ sono malate, non hanno energia (denaro) sufficiente per mantenersi in vita. Un po’ dobbiamo dire che e’ anche a causa dei vari parassiti che nel tempo sono stati accumulati, politici, apparati statali inutili ecc., pero’ gran parte di questa malattia e’ da addebitarsi alle grandi idrovore di energia che sono state impiantate nelle nostre citta’. Ci riferiamo ad esempio a tutta la grande distribuzione, oggi in mano a multinazionali in gran parte francesi, che succhia immense quantita’ di energia e non la reimmette in quell’organismo da cui la preleva, ma la porta lontano…sempre piu’ lontano. Nemmeno i prodotti che vende sono locali, farina, pasta, frutta, verdura, calzature, abbigliamento ecc. provengono da paesi a volte distanti decine di migliaia di chilometri.

La conseguenza e’ che i produttori locali chiudono perche’ non hanno piu’ energia (denaro), le altre cellule che resistono (cittadini, impiegati) corrono sempre di piu’ per trovare l’energia sufficiente da dare alle altre eccezionali idrovore ovvero le banche, che succhiano quantita’ immense di energia e non la reimmettono in quel territorio, ma la portano lontano…molto lontano. Capite bene che un organismo cosi’ non puo’ vivere, gli manca l’energia vitale. Ed a poco servono gli sforzi di pochi volenterosi che si prodigano a fare assistenza ai malati, beneficenza, iniziative di mutuo soccorso, collette, od altro



Adesso vi e’ piu’ chiaro perche’ sentite nel vostro intimo quell’inquietudine, quella strana sensazione di essere costretti in una gabbia e di non riuscire a trovare una via di uscita nonostante tutti gli sforzi che fate?



Per fortuna che la cura c’e’ ed e’ facilmente attuabile, naturalmente con un po’ di buona volonta’. No non pensate alla chemioterapia, che poi non e’ altro che quello che accade in Iraq, Afghanistan ecc. – quello del medio oriente invece e’ assimilabile ad un trapianto con una crisi di rigetto, ma lasciamo stare, sarebbe un discorso che ci porterebbe molto lontano.

C’e’ una cura molto piu’ naturale ed efficace che si chiama rafforzare l’economia locale e di qualita’. Se noi riuscissimo a ripristinare e rafforzare l’economia locale, l’organismo si riprenderebbe in un batter d’occhio e la salute e la felicita’ di tutti ritornerebbe ad abitare nelle nostre comunita’. Come dicono gli esperti dobbiamo solo accorciare le filiere produttive.



Un esempio potrebbe essere che tanti produttori locali si consorziano e danno vita a vari punti vendita ( alimentare, ma non solo) nelle vicine citta’ dove le famiglie possono fare la loro spesa consapevoli di avere garanzia di qualita’ (cosa rara per i prodotti esteri) e di sostenere l’economia locale. I soldi infatti saranno reimmessi nel comprensorio a vantaggio di tutti. La cosa migliore sarebbe, in attesa di riprendersi la sovranita’ monetaria a carattere nazionale (rimandiamo alla sezione del sito dedicata), adottare una moneta locale che farebbe da effetto moltiplicatore in quanto la sua velocita’ di circolazione sarebbe di svariate decine di volte superiore a quella ufficiale poiche’ viene usata solo come mezzo di scambio e non come riserva di valore.

Per alcuni produttori agricoli sarebbe l’occasione di sganciarsi dalla dipendenza degli aiuti comunitari, sempre meno accomodanti, e finalmente di crearsi un mercato solido e duraturo che remunera molto meglio il prodotto agricolo locale di qualita’. Per fare questo naturalmente e’ necessaria tanta voglia di crescere, di diventare imprenditori di se stessi, prendere in mano il proprio futuro senza affidarsi alla benevolenza di nessuno. Accorciare la filiera del pane ad esempio vuol dire che il produttore di grano continua ad essere partecipante attivo fino alla vendita del prodotto finito, farina,pane, pasta, dolci e per questo riuscira’ a percepire un guadagno giusto per il suo lavoro, mantenendo i prezzi di vendita contenuti. E la stessa cosa e’ possibile farla con tutto l’alimentare (carne, ortofrutta, formaggi), con tutto l’artigianato locale che oggi e’ stato letteralmente annientato e con gran parte delle arti e mestieri oggi in difficolta’, calzolai, falegnami tappezieri, corniciai vetrai ecc..



Dimenticavamo una cosa importante e pertanto la scriviamo in maiuscolo: QUESTE INIZIATIVE DEVONO PARTIRE DAL BASSO non ci possiamo affidare a nessuno tantomento alla classe politica che e’ stata ed e’ complice attivo di questo stato di cose.